Il 96% della popolazione delle città Ue è esposta a livelli pericolosi di inquinamento atmosferico
Causando malattie cardiovascolari e respiratorie, l’inquinamento atmosferico è ancora il più grande rischio ambientale per la salute in Europa.
Un nuovo briefing elaborato dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) mostra che gli attuali standard Ue non sono ancora soddisfatti in tutta Europa, nonostante i miglioramenti nella qualità dell’aria rispetto ai decenni passati; miglioramenti che, per inciso, in Paesi particolarmente esposti come l’Italia stanno rallentando se non peggiorando.
I nuovi standard Ue sulla qualità dell’aria introdotti nella revisione della direttiva sulla qualità dell’aria ambiente – proposta per entrare in vigore nel 2030 – sono più ambiziosi di quelli attuali, ma già oggi il 96% della popolazione nelle città europee è esposta a concentrazioni pericolose di particolato fine Pm2.5. Peraltro, i nuovi obiettivi restano comunque meno rigorosi per tutti gli inquinanti rispetto a quelli indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Secondo il briefing dell’Agenzia, in questo contesto l’Italia continua a classificarsi tra i Paesi peggiori: «L’Italia e la Polonia nel 2022 hanno segnalato superamenti del valore limite giornaliero di PM10 sulla base di modelli di valutazione, rispettivamente per 7 e 13 zone di qualità dell’aria».
Il risultato? L’aria che respiriamo in Italia è abbastanza inquinata da garantire al nostro Paese il record europeo di morti per inquinamento atmosferico, con quasi 50mila decessi prematuri l’anno legati solo al particolato fine Pm2.5.