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Bruno Della Vedova (Ugi): «Finalmente si può guardare al futuro con una più forte convinzione, in tutto il Paese»

Dalla Toscana una svolta per la transizione ecologica italiana: sì alla geotermia per i prossimi 20 anni

La Giunta regionale approva il rinnovo delle concessioni a Enel green power, a fronte di investimenti per 3 miliardi di euro e ricadute territoriali per oltre 400 milioni di euro. Giani: «Quest’accordo è storico»
 |  Nuove energie

Neanche un anno fa la geotermia veniva celebrata in Regione come un tratto identitario della Toscana, che per prima al mondo ha dato i natali alle tecnologie geotermiche – ormai oltre due secoli fa – e oggi quell’identità si proietta nel futuro, dando nuovo slancio alla transizione ecologica del territorio grazie al rinnovo ventennale delle concessioni minerarie che sottendono la coltivazione dell’energia rinnovabile naturalmente custodita sotto ai nostri piedi.

«Quest’accordo è storico, fa della Toscana un modello nazionale», esulta il presidente Eugenio Giani presentando i contenuti della delibera di giunta che accoglie il Piano degli investimenti presentato da Enel green power, l’attuale o ormai anche futuro gestore di tutte le centrali geotermoelettriche attive in Toscana (e dunque in Italia, allo stato dell’arte), dalle quali arriva calore per il teleriscaldamento – per 13mila utenti, 27 ettari di serre e numerose aziende, con risparmi del 50% per le famiglie e fino all’80% per le imprese che ne usufruiscono – e tanta elettricità da equiparare oltre il 30% del fabbisogno regionale.

«Con questo accordo – spiega Giani – si pongono le basi per la sostenibilità futura: oggi il fabbisogno elettrico regionale garantito dalla geotermia è del 34%, con questi investimenti puntiamo al 40% che, sommato alle altre rinnovabili, porterà al 60% il livello dell’elettricità pulita prodotta in Toscana».

Si tratta dunque di mettere a frutto un’energia rinnovabile, a zero emissioni di CO2 (quelle provenienti dalle centrali sostituiscono infatti il degassamento naturale dei suoli) e dal basso impatto ambientale, dopo le rassicurazioni già ottenute anche sotto il profilo sanitario a valle di 3 lustri di studi sul territorio confluiti nell’indagine epidemiologica InVetta. Una fonte rinnovabile con una marcia in più rispetto ai pur fortemente necessari impianti eolici e fotovoltaici: la continuità produttiva, tanto decantata per il ben più insostenibile nucleare. Un'energia che nel corso degli ultimi anni ha saputo mettere insieme anche un'importante mobilitazione popolare (plasticamente rappresentata dal movimento GeotermiaSì), che ha portato migliaia di persone a manifestare in suo sostegno prima a Larderello e poi a Santa Fiora, dimostrando che oltre alle sindromi Nimby il popolo toscano è in grado di esprimere anche virtuosismi Pimby: Please in my back yard, ospitando infrastruttrure sostenibili e utili alla collettività, come nel caso degli impianti rinnovabili.

«L’intesa di oggi rappresenta un lavoro collettivo, che ha visto il coinvolgimento delle principali direzioni ed enti regionali e il dialogo sempre costruttivo in tutte le fasi con i Comuni interessati», continua Giani ricordando che ad oggi si tratta di 16 Comuni, ma potrebbero crescere: «Rimangono tuttavia alcuni margini di rimodulazione degli interventi, come per esempio per le compensazioni da calibrare sui singoli Comuni. È un’intesa generale, nei prossimi 4 mesi diventerà un’intesa particolare, perché andremo a definire il resto dei dettagli».

Il quadro generale è però già molto solido: Giani parla di «2,988 miliardi di euro di investimenti tecnologici e minerari in 20 anni, che comprendono anche tre nuove centrali geotermoelettriche, a Bagnore, Piancastagnaio e Monterotondo Marittimo. Di questi 3 miliardi 400 milioni sono per il territorio, frutto delle richieste degli amministratori, per ricadute di sostenibilità e sviluppo economico. Circa 30 milioni di euro all’anno per contributi sulla produzione energetica per legge ai 16 Comuni. Inoltre potenzieremo la viabilità con investimenti infrastrutturali ad hoc nelle zone interessate».

Il Piano dispone ad esempio di destinare 60 milioni sulla viabilità regionale e nello specifico per il "Miglioramento del collegamento stradale tra il raccordo autostradale Firenze Siena in corrispondenza di Colle Val d'Elsa e l'area geotermica della Val di Cecina", individuando la Regione Toscana come soggetto attuatore.

Da non sottovalutare, infine, i futuribili sviluppi: la Regione ha infatti deliberato di avviare, successivamente alla rimodulazione delle concessioni, un confronto con il concessionario, gli enti locali e i principali stakeholder territoriali, nella prospettiva di un ulteriore sviluppo della geotermia che porti alla realizzazione di ulteriori centrali fino a 140MW.

«Oggi è una bella giornata per la geotermia – commenta a caldo Bruno Della Vedova, presidente dell’Unione geotermica italiana (Ugi) – Finalmente dopo un lungo confronto che ha coinvolto il territorio, le istituzioni e gli operatori si può guardare al futuro con una più forte convinzione che la geotermia, risorsa pulita e rinnovabile, diventerà sempre di più cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione della nostra economia con obiettivi al 2030 e 2050. Soprattutto se guardiamo agli usi termici della risorsa. Ora speriamo che questa ripartenza in Toscana diventi parte di un Piano nazionale di azione per la geotermia, per tutto il settore: produzione elettrica, usi termici per riscaldamento e raffrescamento, calore per l'agricoltura, l'industria e la balneoterapia, senza dimenticare le materie prime critiche che si possono estrarre dai fluidi geotermici. Tutto questo, in tutto il Paese».

Del resto la stessa Agenzia internazionale per l’energia (Iea) e ancor prima il Consiglio Ue hanno chiesto di investire maggiormente su questa fonte rinnovabile, che in Italia in particolare ha potenzialità incredibili: ipotizzando che il Paese riesca a valorizzare anche solo il 2% del potenziale presente in tutto il territorio nei primi 5 km di profondità (pari a 2.900 TWh, ovvero il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico nazionale), la geotermia potrebbe contribuire al 10% della produzione elettrica prevista al 2050.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.