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Ecco come la geotermia può contribuire in modo fondamentale all’indipendenza energetica dell’Italia

 |  Editoriale

Il convegno Indipendenza energetica dal 2050, il contributo della geotermia organizzato nella giornata di ieri da Forza Italia nella Sala della Regina a Montecitorio ha visto la partecipazione del vicepresidente del Consiglio on. Tajani, del ministro Pichetto Frattin, dell' on. Luca Squeri (responsabile del dipartimento Energia del partito) e dei capogruppo di Camera e Senato.

Gli interventi sono stati di alto livello e hanno toccato i temi più critici e importanti per il rilancio del settore, quale contributo alla sicurezza e indipendenza energetica del Paese al 2050. L' impegno del ministro e dei responsabili presenti per mettere mano a un Piano nazionale di azione per la geotermia ha trasformato una piovosa giornata di ottobre in una bella giornata.

La geotermia non fa miracoli e non può rispondere da sola alla crescente domanda di energia del Paese, ma può sicuramente fornire al 2050 una solida base alla produzione di energia elettrica, con progetti in sviluppo in diverse Regioni italiane, e anche alla domanda di riscaldamento e raffrescamento rinnovabile di gran parte del parco immobiliare pubblico e privato.

I proponenti del Piano nazionale di azione per la geotermia raggruppano le principali associazioni di settore, a livello nazionale ed europeo: Unione geotermica italiana (Ugi-Ets), Associazione italiana riscaldamento urbano (Airu), European geothermal energy council (Egec), Tavolo tecnico geotermia (coordinato da Ugi e Airu), Piattaforma nazionale geotermia (coordinata dal Cng).

Si tratta di una proposta concreta e percorribile per lo sviluppo sostenibile del Paese, che esploriamo di seguito per sommi capi.

Transizione e sicurezza energetica

L’obiettivo da raggiungere al 2050 è l’azzeramento dei consumi di combustibili fossili per usi energetici, che attualmente in Italia è di circa 1340 TWht [1 Mtep = 11.6 TWht] all’anno. Il consumo si può ripartire fra i tre settori energetici:

Generazione energia elettrica: 370 TWht (circa ¼ )

Trasporti: 330 TWht (circa ¼ )

Usi termici: 640 TWht (circa ½ )

La geotermia, come risorsa nazionale strategica e fonte energetica rinnovabile e sicura può concorrere in maniera quantitativamente sostanziale al raggiungimento dell’obiettivo, con contributi specifici per ciascuno dei tre comparti.

Generazione elettrica

Attualmente, la geotermia contribuisce solo per il 2% alla copertura della domanda nazionale di energia elettrica, nonostante l’Italia sia uno dei Paesi a più elevato potenziale geotermico in Europa.

La European House Ambrosetti, nel suo recente studio strategico “per accelerare la decarbonizzazione e creare sviluppo in Italia”, commissionato da Rete geotermica e presentato a Roma il 16 aprile scorso, afferma che “per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica è necessario sfruttare il contributo di tutte le tecnologie pulite disponibili”. In particolare, “se valorizzassimo anche solo il 2% del potenziale presente in tutto il territorio italiano nei primi 5 km di profondità, la geotermia potrebbe soddisfare il 10% della domanda di elettricità in Italia al 2050”.

Purtroppo, dal 2014 ad oggi nessun nuovo impianto geotermoelettrico è stato installato a causa delle difficoltà per le procedure autorizzative e della bassa consapevolezza e accettabilità sociale dei territori.

Attualmente sono in fase di sviluppo numerosi progetti in varie Regioni italiane (Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Lazio) che potrebbero consentire l’installazione di circa 1500 MWe di potenza al 2040 (oltre il 150% dell’attuale capacità geotermoelettrica netta pari a circa 817 MWe) in grado di triplicare la generazione di energia elettrica a circa 18 TWh/anno (6 attuali + 12nuovi).

L’Unione geotermica italiana ha già indicato in più occasioni gli interventi di semplificazione normativa e di incentivazione che occorrerebbe inserire nei Piani di sviluppo (in primis, il Pniec) per rendere concreto questo contributo all’obiettivo generale del Paese.

Trasporti

Il contributo che la geotermia può dare alla decarbonizzazione dei trasporti è di difficile quantizzazione, ma non è irrilevante. Sul fronte della “elettrificazione” del settore bisogna ricordare la possibilità di estrazione di materie critiche strategiche dai fluidi geotermici (in primis il litio), ma anche il potenziale contributo alla sintesi di e-fuels, come già da anni si realizza in Europa (Paese capofila, l’Islanda) con la produzione di metanolo, un combustibile liquido (ottenuto da CO2 dalla geotermia e da idrogeno green), meglio trasportabile e più sicuro dell’idrogeno o dell’ammoniaca per il trasporto navale e aereo. Entrambe queste strade meritano attenzione e investimenti.

Usi termici

Questo è il settore per il quale è più rilevante l’utilizzo di combustibili fossili e la dipendenza dalle fonti di approvvigionamento estere. È il “bersaglio grosso” che al momento non riceve purtroppo tutta l’attenzione che merita.

La geotermia per usi termici (riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria) sta crescendo nel nostro Paese, ma oggi essa contribuisce in maniera assai marginale a questo settore.

Il teleriscaldamento urbano, che attualmente integra diverse fonti e che distribuisce circa 10 TWh di calore all’anno, ha un potenziale di diffusione al 2030 di circa 53 TWh, di cui 1/3 da geotermia (stime del Politecnico di milano per Airu).

Un grande contributo alla soluzione all’intero problema sarebbe lo sviluppo e la diffusione dei sistemi di accumulo stagionale (o “zero entalpia”), basati sul geoscambio con pompe di calore (pdc). Essi sono in grado di azzerare il consumo di gas metano per riscaldamento invernale e di ridurre drasticamente i consumi di energia elettrica per raffrescamento estivo. Il principio delle pdc a “circuito chiuso” è semplice: il calore solare estivo estratto durante il raffrescamento degli ambienti viene accumulato nel sottosuolo e riutilizzato in inverno per riscaldamento degli stessi, con un minimo consumo di energia elettrica (coefficiente di prestazione da 4 a 6).

Sullo stesso principio delle pdc si basano le “reti di teleriscaldamento di 5a generazione”, in grado di estendere questi risultati a tutti gli edifici su scala cittadina, condividendo anche i cascami di calore da siti industriali o commerciali (ad esempio, dai sistemi di refrigerazione per la “catena del freddo” degli alimenti). Queste reti vanno diffondendosi velocemente in tutta Europa, quasi esclusivamente per servizio di riscaldamento invernale; in Italia e soprattutto nel Meridione (dove al momento sono del tutto assenti sistemi “a rete”) sarebbero maggiormente utili perché in grado di assolvere alla domanda di raffrescamento estivo, contrastando la diffusione dei rumorosi, antiestetici ed energivori climatizzatori aerotermici, che hanno anche l’effetto di aggravare il fenomeno delle “isole di calore”.

Occorre che il Governo sostenga Piani di transizione del calore per la pubblica amministrazione con studi di fattibilità che coinvolgano geologi, ingegneri e urbanisti, con lo scopo di estendere questa tecnologia a tutti i maggiori centri urbani, dove al momento si concentrano quasi l’80% delle emissioni di gas climalteranti da usi energetici termici; i sistemi di geoscambio a “circuito chiuso” possono utilmente integrarsi con quelli a “circuito aperto”, che estraggono e cedono calore ad acque superficiali, di falda o marine: una soluzione quest’ultima applicabile in tutte le nostre città costiere.

Capofila degli investimenti dovrebbe essere il patrimonio edilizio pubblico, a partire da quello scolastico, per l’evidente ricaduta non solo economica ma culturale e formativa.

Contributo allo sviluppo

Competitività del sistema energetico: il contributo della geotermia e delle altre Fer (nei settori elettrico, termico ed anche dei trasporti) è fondamentale per supportare il raggiungimento dell'obiettivo di una maggiore competitività energetica a livello europeo e nazionale. Adottando soluzioni tecnologiche basate sulle Fer si passerebbe ad un mix energetico con una struttura di costi più spostata verso i costi fissi e meno su quelli variabili. Ne trarrebbero vantaggio i prezzi energetici in termini di riduzione e soprattutto di stabilizzazione con un effetto scudo dalla volatilità e dai rischi di aumenti per shock esogeni.

Net zero industry act (Nzia)

La possibilità di produrre energia elettrica e calore in modo versatile ed il suo ruolo strategico quale fonte di Critical raw materials (es. litio geotermico), ha consacrato la geotermia sotto l’egida di “Strategic net zero technology”, tra le 19 tecnologie chiave all’interno del Nzia europeo. Esso è stato proposto dalla Commissione europea a marzo 2023 e adottato nel 2024, quale misura necessaria per aumentare la produzione di tecnologie pulite nell'Ue, per:

Promuovere investimenti nei settori chiave per il conseguimento degli obiettivi di neutralità al 2050;

Creare un quadro normativo semplice per le industrie a zero emissioni nette con sede nell’Ue;

Coprire, entro il 2030, il 40% del fabbisogno interno dell’Ue con tecnologie pulite made in Ue e target per raggiungere il 15% dello share mondiale.

Questo rappresenta una straordinaria opportunità di valorizzare l’eccellenza italiana nel mondo della manifattura e del know-how in ambito geotermico.

La geotermia può contribuire in maniera quantitativamente sostanziale al raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione al 2050, se opportunamente sostenuta, ma anche allo sviluppo complessivo del Paese. Il già ricordato studio strategico Ambrosetti rileva che “1 euro investito in geotermia genera 2 euro nel resto dell’economia”.

Proposte per un Piano di azione nazionale per la geotermia 

Investire sulla conoscenza e consapevolezza della risorsa (Progetti R&D e Atlante delle risorse);

Definire di un Piano d’azione per la geotermia in Italia (in accordo con quanto proposto a livello europeo) con particolare riferimento alla definizione di strumenti: per la generazione elettrica con visione al 2030 e oltre, per la produzione termica, per la mitigazione del rischio esplorativo, per la semplificazione e armonizzazione degli iter autorizzativi di tutti i progetti geotermici (elettrici, termici e estrattivi).

Attuare le disposizioni relative al Net zero industry act con particolare riferimento all’inserimento della geotermia all’interno dei “Contratti di sviluppo” gestiti dal Mimit. Ad oggi, pur essendo la geotermia una tecnologia strategica Net zero non risulta ancora ricompresa.

Formazione professionale, comunicazione e informazione.

Bruno Della Vedova

Bruno Della Vedova è presidente dell’Unione geotermica italiana (Ugi-Ets), l’Associazione indipendente, apartitica, apolitica e senza fini di lucro, dedicata alla promozione della geotermia in Italia in tutte le sue forme di applicazione. Già vicepresidente della Fondazione internazionale Trieste per il progresso e la libertà delle scienze (Fit), professore di Geofisica applicata al dipartimento di Ingegneria all’Università degli Studi di Trieste e membro del board of directors all’International geothermal association (Iga)