Rinnovabili, il Governo impugna la legge della Sardegna sulle aree idonee: è incostituzionale
Ieri sera il Consiglio dei ministri si è riunito a Palazzo Chigi sotto la presidenza di Giorgia Meloni, e – su proposta del ministro Calderoli – ha deciso di impugnare la legge sarda sulle aree idonee alle energie rinnovabili, che individua come inidoneo ai nuovi impianti circa il 99% del territorio regionale.
Il provvedimento contestato è il n. 20 del 05/12/2024, recante “Misure urgenti per l'individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all'installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER) e per la semplificazione dei procedimenti autorizzativi”. L’esecutivo ha deciso di impugnarla perché ritiene violi tre articoli della Costituzione.
«Talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea in materia di energia e di beni culturali e paesaggistici, violano – spiega il Cdm – gli articoli 117, primo comma, secondo comma, lettera m) e s), e terzo comma, della Costituzione, nonché i principi di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione, di certezza del diritto e del legittimo affidamento e di libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione».
Per molti versi, non si tratta di una sorpresa. Sul finire dello scorso anno l’intera filiera elettrica nazionale – rappresentata dalle associazioni confindustriali Elettricità futura e Anie – avvertiva già sui «forti profili d’illegittimità costituzionale» e chiedeva al Governo d’impugnare la legge sarda, come del resto aveva già impugnato la precedente moratoria regionale sugli impianti rinnovabili.
«La legge Todde è sbagliata perché, sostanzialmente, impedisce la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili in Sardegna, rendendo praticamente tutto il territorio regionale “non idoneo” – spiegava per l’occasione sulle nostre colonne Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto club – Non credo che questa legge sopravviverà alla mannaia della Corte Costituzionale. Infatti, il paradosso è che la Corte, dando ragione a quelle Regioni (tra cui la stessa Sardegna) che avevano fatto ricorso contro “l’autonomia differenziata” voluta dal Governo nazionale, ha spiegato molto chiaramente nelle motivazioni che l’energia non è una materia delegabile alle Regioni».