Inquinamento atmosferico, da Enea un nuovo algoritmo per tracciare le emissioni
L’aria che respiriamo in Italia è mediamente molto più pulita rispetto ai decenni scorsi, ma abbastanza inquinata da garantire al nostro Paese il record europeo di morti per inquinamento atmosferico, con quasi 50mila decessi prematuri l’anno legati solo al particolato fine Pm2.5.
Per contribuire ad affrontare il problema, l’Enea ha messo a punto il nuovo algoritmo ORSA, che permette di identificare la provenienza per settore e area geografica delle emissioni inquinanti.
«Questo strumento funziona come un vero e proprio sistema di tracciabilità che permette di ‘etichettare’ le emissioni per conoscere il ‘contributo’ specifico di ogni singola fonte alle concentrazioni di inquinanti in atmosfera», spiega il ricercatore Enea Gino Briganti primo autore dello studio pubblicato su Atmosphere insieme ai colleghi Ilaria D’Elia, Mihaela Mircea e Antonio Piersanti.
«È pensato in particolare per le amministrazioni locali – prosegue Briganti – che hanno il compito di preservare la qualità dell’aria e la salute dei cittadini attraverso politiche che vadano a incidere direttamente sulle fonti più inquinanti che comprendono il traffico stradale, il riscaldamento domestico, gli allevamenti, i fertilizzanti e l’industria».
I cosiddetti inventari delle emissioni, compilati per legge dalle agenzie ambientali, non sono infatti ancora sufficiente per capire ‘chi fa cosa e quanto’ in aria.
Una prima applicazione sperimentale su scala nazionale del metodo ORSA ha già confermato che nei mesi invernali, in Italia, le maggiori concentrazioni di PM10 sono attribuibili al riscaldamento residenziale, specialmente nei centri abitati.
Nella Pianura Padana, il traffico e l’agricoltura hanno un impatto rilevante sull’inquinamento dell’aria. Inoltre, ad esempio, in alcune località rurali della Lombardia, le concentrazioni estive di ozono sono prevalentemente originate in altre regioni oppure derivano da alti strati dell’atmosfera confermando che questo inquinante, particolarmente dannoso per la salute e l’ambiente, è originato da contributi non localizzati, ma proviene dal trasporto per centinaia di chilometri e dalla trasformazione chimica di altri inquinanti.
«Il nostro algoritmo – conclude Piersanti – ha dimostrato di essere uno strumento adeguato per orientare la pianificazione delle politiche di qualità dell’aria, perché rileva la composizione ‘attuale’ e non ‘potenziale’ dell’atmosfera (come in altri metodi), mettendo in luce le principali sorgenti sulle quali agire; successivamente, occorrerà uno studio modellistico completo, con maggiori costi di calcolo, che vada a stimare direttamente gli effetti delle specifiche riduzioni delle emissioni considerate dalle politiche di qualità dell’aria in esame».