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I principali interventi necessari per mobilità, riscaldamenti e settore agrozootecnico

Mal’aria, il 97% delle città italiane supera i limiti dell'Oms per il Pm10 e il 95% quelli per l'NO2

Minutolo (Legambiente): «L'inquinamento atmosferico è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 decessi solo in Italia»
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Il nuovo rapporto di Legambiente Mal’aria di città 2025 sull’inquinamento atmosferico è stato presentato oggi a Milano, capitale dello smog nazionale, come prima tappa della campagna itinerante Città2030 che attraverserà lo Stivale con varie tappe da qui al 18 marzo.

Il report prende le mosse dalla nuova direttiva Ue sulla qualità dell’aria, approvata in via definitiva lo scorso autunno, che introduce al 2030 nuovi limiti di emissione per vari inquinanti atmosferici, tra cui particolato (PM10 e PM2,5), biossido di azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2), monossido di carbonio (CO), piombo (Pb), benzene (C6H6) e ozono (O3).

La situazione attuale è tutt’altro che brillante: a documentare l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute è la stessa Agenzia europea dell’ambiente (Eea), che mostra come l’Italia svetti ancora in testa tra i Paesi più inquinati dell’Ue con 48.600 morti l’anno per inquinamento da Pm2.5, 13.600 decessi prematuri da O3 e 9.600 da NO2.

«I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell'Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell'Oms per il PM10 e il 95% quelli per l'NO2. L'inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia».

Il report Mal’Aria ha dunque analizzato nei capoluoghi di provincia i dati relativi alle polveri sottili (PM10) e al biossido di azoto (NO2). Nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il PM10 (35 giorni all'anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo). 

In cima alla classifica troviamo Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno di fila con 70 giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano (centralina di via Marche) con 68. Nel capoluogo lombardo, anche le centraline di Senato (53), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44) hanno superato il tetto massimo. Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64. Anche altre centraline vicentine hanno superato i limiti: Ferrovieri con 49 giorni e Quartiere Italia con 45. Segue Padova, dove la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52, mentre a Venezia via Beccaria ha toccato quota 61. Nel capoluogo veneto altre quattro centraline hanno superato i limiti: via Tagliamento con 54 giorni, Parco Bissuola con 42, Rio Novo con 40 e Sacca Fisola con 36. Non si sono salvate neanche le città di Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna.

Se per le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente, lo scenario cambierà con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea sulla qualità dell'aria, a partire dal 1° gennaio 2030: rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, sarebbero fuorilegge il 71% delle città per il PM10 e il 45% per l’NO2.

Per il PM10, sarebbero infatti solo 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 µg/mc, che è il nuovo limite previsto. Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge. Tra le città più indietro, che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, si segnalano Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Il quadro non migliora con il biossido di azoto (NO2): oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/m³. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%.

«Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo – conclude Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città».

MalAria 2025 mappe 01

MalAria 2025 mappe 02

Redazione Greenreport

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