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Terra dei fuochi, Pichetto tra la spinta ad accelerare e la tentazione del ricorso a Strasburgo
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Lo Stato è intervenuto troppo «lentamente» per far fronte a una situazione «così grave nota da anni» e per salvaguardare la popolazione di in un’area in cui vivono quasi tre milioni di persone e che ha visto aumentare i casi di cancro. Per questo, a fine gennaio, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia, riconosciuta colpevole di non aver affrontato come avrebbe dovuto il problema dell'interramento e dello scarico di rifiuti tossici da parte di gruppi criminali organizzati nella Campania meridionale. La Cedu ha infatti stabilito con un verdetto unanime che il nostro Paese ha violato l’articolo 2 - il diritto alla vita - della Convenzione europea dei diritti dell’uomo perché le autorità italiane avrebbero messo in pericolo gli abitanti di una vasta area tra Napoli e Caserta.
Ora il ministro Gilberto Pichetto Fratin è intervenuto in commissione bicamerale Ecomafie e ha fatto il punto sugli interventi dopo la sentenza di Strasburgo sottolineando che «tante azioni sono state condotte» ma anche che «serve più rapidità». Tra l’altro il titolare dell’Ambiente ha fatto sapere che il governo ha «in corso di valutazione con l’Avvocatura dello Stato la proponibilità di un ricorso alla Grande camera» contro la sentenza emessa da Strasburgo che ha condannato l’Italia ad adottare, entro due anni dalla data in cui la sentenza diventerà definitiva, misure generali per affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento.
Il ministro riconosce del resto che «obiettivamente non è sufficiente» quanto finora fatto e che occorre «dare un ulteriore slancio alle azioni di risanamento con maggiore rapidità, come ci ricorda anche la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo». Pichetto Fratin ha sottolineato che «l’area della ‘Terra dei Fuochi’ non è identificata quale Sito di interesse nazionale e pertanto, la competenza per la procedura di bonifica non è attribuita al Ministero, ma alla Regione Campania». Procede invece, ha aggiunto, l’attività di perimetrazione del nuovo Sin dell’Area vasta di Giugliano, stabilito dal decreto 76 del 2020. Anche a fronte della nuova proposta da parte della Regione Campania, «l’impegno del ministero è quello di addivenire rapidamente ad una positiva conclusione della perimetrazione del Sin, al fine di dare un segnale immediato al territorio e anche alle richieste della stessa Corte europea».
Sulla «Terra dei fuochi» comunque non potrà mancare il contributo settoriale del Mase, ha chiarito il titolare dell’Ambiente, che è inquadrato «nell’ambito di una strategia complessiva che comprende, oltre ai temi ambientali, temi sanitari, salubrità dei prodotti agricoli, sicurezza del territorio, prevenzione e repressione degli illeciti». In tale ambito Pichetto Fratin ha citato «la mappatura dei terreni della Regione Campania destinata all’agricoltura, per accertare l’eventuale esistenza di contaminanti» e l’attività del relativo gruppo di lavoro. Per «la realizzazione degli interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica delle aree di Giugliano e dei Laghetti di Castelvolturno sono disponibili 19 milioni di euro», ha aggiunto.
Tra l’altro, la vicenda della condanna dell’Italia sembra segnare un passaggio di fase a Strasburgo. Secondo diversi esperti legali, una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo come quella emessa contro l’Italia il 30 gennaio segna l’inizio di un nuovo approccio alle responsabilità degli Stati europei in materia di inquinamento e rifiuti tossici. «Questo caso segna la prima volta che la Cedu ha stabilito che l’incapacità di uno Stato di affrontare l’inquinamento ambientale viola l’articolo 2 – il diritto alla vita», ha dichiarato a Euractivl’avvocata di ClientEarth Emma Bud, riferendosi alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ora «i governi saranno valutati in modo più rigoroso, con meno spazio per la discrezionalità», ha dichiarato Malgorzata Kwiedacz-Palosz, anch’essa avvocata di ClientEarth. Con la sentenza contro l’Italia, la Cedu ha anche stabilito un nuovo precedente su ciò che gli Stati devono fare per proteggere i propri cittadini, ha dichiarato Sébastien Duyck, avvocato senior del Center for International Environmental Law (Ciel). Ha dichiarato infatti Duyck a Euractiv: «Stabilisce lo standard in termini di obbligo dello Stato di proteggere gli individui dall’impatto negativo dell’inquinamento atmosferico.
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