
Dei relitti e delle pene, a Marina di Massa

E così, tra una riunione in Prefettura e una in Capitaneria di Porto, siamo arrivati al 1° aprile e non è, purtroppo, un simpatico pesce di aprile scoprire la presenza del relitto della draga Guang Rong, battente bandiera cipriota, naufragata la notte del 28 gennaio scorso, andandosi a insabbiare perpendicolarmente al pontile del porto di Marina di Massa.
Fortunatamente, il primo rischio ambientale, collegato al possibile sversamento in mare degli idrocarburi presenti a bordo – circa 100 tonnellate di gasolio e di più di seimila litri di olio lubrificante presenti a bordo dell’unità – è stato sventato; due imprese livornesi (Fratelli Neri e Labromare) sono riuscite a neutralizzare l’elevato rischio di gravissimo nocumento all’immagine (e al turismo) di Massa quale città balneare.
Il tavolo costituito presso la Prefettura di Massa, al quale hanno preso parte enti, istituzioni, forze dell’ordine e tutti i soggetti a vario titolo coinvolti, sta portando avanti la maxioperazione di messa in sicurezza ambientale dell’area: percorso iniziato lo scorso 11 febbraio, con una prima e delicata fase che ha visto lo svuotamento - ripetiamo con pieno successo - dei serbatoi della Guang Rong. Adesso rimane aperta la questione rimozione del relitto che, in Italia, rappresenta un tema tanto diffuso quanto assai scivoloso e cercheremo di spiegarne il motivo.
La diffusione è data dal fatto che da una recente ricognizione effettuata dal Comando Generale della Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, attualmente i relitti presenti (e abbandonati) presso i porti, rade, sorgitori dello Stato superano le 700 unità; ad oggi non esiste una normativa chiara su come procedere alla rimozione e questo ha comportato e comporta ancora la scivolosità del problema rimozione relitti abbandonati.
Ma ritornando al relitto insabbiato nel porto di Marina di Massa, che è diventato una specie di cornice innaturale che richiama lo sguardo dei frequentatori dei quelle spiagge, occorre sollevare alcune questioni di natura tecnico giuridica che potrebbero consentirci di capire meglio la questione che, ad oggi, appare ancora non del tutto chiara.
La proprietà del relitto a chi è passata? Chiarire questo aspetto, capire se il proprietario e l’armatore dell’unità sinistrata si siano avvalsi dell’istituto dell’abbandono del bene (nave) alle assicurazioni – istituto specifico previsto dal Codice della navigazione e denominato giustappunto dell’abbandono della nave – potrebbe aiutare a capire a chi compete l’intervento e, in tal modo, ovviamente attraverso i canali istituzionali propri, provare a sollecitare l’intervento di rimozione.
Un altro aspetto che riteniamo non trascurabile è quello di stabilire a chi compete la direzione e il controllo delle attività di demolizione vera e propria, e non mi riferisco al privato che interverrà con propria autonomia nella scelta delle maestranze che effettueranno l’attività la demolizione in situ, ma penso ad una figura istituzionale di spessore che sia in grado di svolgere questo importante e concreto coordinamento e controllo.
Ricordiamo tutti, fatte salve le debite proporzioni, che ai tempi del naufragio della Costa Concordia – che ha lasciato un pesantissimo ricordo non solo ai toscani ma al mondo intero –, venne nominato un commissario ad acta, nella figura del Capo della Protezione civile dell’epoca.
In conclusione, se si vuole salvare la stagione balneare di Marina di Massa, a nostro modesto avviso, occorre agire con la massima rapidità e decisione e, per una volta tanto, con piena concordia e reale spirito di collaborazione tra le pluralità di tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti.
