Monitoraggio suoli, green claims e rifiuti: le altre decisioni del Consiglio sulle direttive Ue
Il Consiglio Ue ha approvato oggi in via definitiva la legge europea sul ripristino della natura – nonostante il voto contrario dell’Italia –, una pietra miliare della transizione ecologica, cui si accompagnano decisioni minori ma non meno importanti.
In primo luogo, il Consiglio ha adottato il proprio approccio per quanto riguarda la direttiva sul monitoraggio del suolo (ad oggi oltre il 60% dei suoli europei è in cattivo stato di salute), puntando a renderlo obbligatorio e fornendo linee guida per farlo, oltre ad affrontare in modo diretto le situazioni in cui la contaminazione del suolo comporta rischi inaccettabili per la salute e l’ambiente.
Nel lungo periodo (2050) l’obiettivo è di azzerare il consumo netto di suolo, passando attraverso step successivi. Entro cinque anni dall’entrata in vigore della direttiva, ad esempio, gli Stati membri sono chiamati a definire le pratiche sulla gestione sostenibile del suolo; innanzitutto dovranno monitorare e poi valutarne lo stato di salute sulla base di una metodologia comune a tutta l’Ue, in modo che le autorità e i proprietari terrieri possano adottare pratiche di gestione sostenibile del suolo.
In secondo luogo, il Consiglio Ue ha adottato la propria posizione negoziale anche sulla direttiva green claims (dichiarazioni ambientali), che stabilisce requisiti minimi per la comprovazione, la comunicazione e la verifica delle asserzioni ambientali esplicite, in modo da affrontare il greenwashing e aiutare i consumatori a prendere decisioni veramente più ecologiche quando acquistano un prodotto o utilizzano un servizio; si tratta di un tema di grande rilevanza, dato che uno studio del 2020 ha documentato che più della metà delle dichiarazioni ambientali offrono informazioni vaghe, fuorvianti o infondate.
Questa nuova proposta si rivolge specificamente alle dichiarazioni ambientali esplicite (testi scritti o orali) e alle etichette ambientali che le aziende utilizzano, introducendo nuovi requisiti per dimostrare le dichiarazioni relative al clima, comprese quelle che coinvolgono i crediti di carbonio.
L'approccio generale mantiene il principio fondamentale della verifica ex ante delle dichiarazioni ambientali esplicite e delle etichette ambientali, come previsto nella proposta della Commissione; ciò significa che qualsiasi affermazione ecologica dovrebbe essere verificata da esperti indipendenti di terze parti prima di essere pubblicata. Il tutto introducendo diverse misure di sostegno per aiutare le Pmi durante l’intera procedura, fornendo linee guida, strumenti per ridurre gli oneri amministrativi, sostegno finanziario e formazione.
In terzo luogo, il Consiglio ha adottato la propria posizione anche sulla revisione mirata della direttiva quadro sui rifiuti, concentrandosi sui rifiuti alimentari e tessili: l’approccio generale mira a prevenire i rifiuti derivanti dal fast fashion e a facilitarne il riutilizzo, e al contempo fissa obiettivi per ridurre significativamente gli sprechi alimentari entro il 2030.
Considerato che i settori alimentare e tessile sono rispettivamente il primo e il quarto più ad alta intensità di risorse, l’accordo odierno rappresenta un passo cruciale verso un’economia europea più sostenibile e circolare.
In particolare, da una parte la proposta di direttiva fissa obiettivi vincolanti sulla riduzione degli sprechi alimentari entro il 2030 (-10% nella trasformazione e produzione, -30% procapite nel commercio al dettaglio, nella ristorazione, nei servizi di ristorazione e nelle famiglie); dall’altra prevede regimi armonizzati di responsabilità estesa del produttore (Epr) che impongano ai marchi di moda e ai produttori tessili di pagare tariffe per contribuire a finanziare i costi di raccolta e trattamento dei rifiuti tessili. Questi programmi saranno istituiti entro 30 mesi dall'entrata in vigore della presente direttiva.
Per tutte e tre le proposte legislative, resta comunque molto da lavorare: le posizioni adottate oggi dal Consiglio Ue rappresentano semplicemente la base di partenza per le trattative che si svolgeranno nel corso della legislatura europea che si sta aprendo.