Caldo record, l’allarme di associazioni e medici: invertire la rotta, danni su salute e ambiente
Secondo i rapporti diffusi da Copernicus, Wmo e altre organizzazioni globali di monitoraggio del clima, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, il primo a superare la soglia di 1,5°C di temperatura media globale rispetto all’era preindustriale. Oltre all’aumento delle temperature, l’anno appena trascorso è stato segnato anche da una drastica riduzione dell’estensione delle calotte di ghiaccio intorno all’Antartide e all’Artico e dall’aumento dei livelli di anidride carbonica e metano in atmosfera. «Ancora una volta la comunità scientifica ha ribadito ciò che la maggior parte di noi sapeva già: è stato un anno letteralmente infernale», dichiara Ian Duff, responsabile della campagna internazionale di Greenpeace "Stop Drilling Start Paying". «Dagli incendi che continuano a devastare la California alle catastrofi che hanno colpito India, Romania, Italia, Brasile e Sudafrica, migliaia di case sono state sommerse, molti terreni coltivati sono stati gravemente compromessi, e miliardi di persone hanno subito gli impatti delle ondate di calore e respirato un’aria sempre più inquinata. Nel frattempo, le grandi compagnie petrolifere e del gas accumulano profitti assurdi, continuando ad alimentare la crisi climatica e ambientale».
Anche in Italia, il 2024 è stato un anno da record, con 351 eventi meteorologici estremi registrati lungo tutta la Penisola tra siccità, alluvioni e temperature record, con un incremento del 485% rispetto a dieci anni fa. Un dato allarmante che conferma come l’Italia sia una delle nazioni europee più vulnerabili alla crisi climatica. Questi fenomeni, sempre più intensi e frequenti, stanno mettendo a dura prova la resilienza di un territorio già fragile dal punto di vista idrogeologico, causando gravi danni a infrastrutture ed ecosistemi, oltre a serie ripercussioni sulla vita delle persone.
Nel rapporto “Quanto costa all’Italia la crisi climatica?” Greenpeace Italia aveva già denunciato le conseguenze economiche, oltreché ambientali e sociali, del cambiamento climatico, evidenziando come, dal 2013 al 2020, le Regioni Italiane abbiano riportato 22,6 miliardi di euro di danni causati da frane e alluvioni, per una media di circa 2,8 miliardi l’anno.
«Nel 2025 continueremo a chiedere ai governi, compreso quello italiano, di ascoltare la voce delle persone e di far pagare i danni alle aziende del petrolio e del gas, le vere responsabili della crisi climatica», dichiara Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia. «È ora che le aziende del settore fossile come ENI siano costrette ad abbandonare i combustibili fossili e a riparare alle perdite e ai danni che stanno causando con il loro business inquinante».
I dati appena diffusi da Copernicus per il Wwf devono spingere a un’inversione di rotta: è indispensabile che il 2025 sia un anno di azione per evitare che le temperature vadano fuori controllo, è il messaggio lanciato dal Panda. Ormai è infatti chiaro che il cambiamento climatico non è più una minaccia lontana: è qui e a subire le conseguenze dell’inazione degli ultimi decenni sono le persone e la natura. Mentre il servizio Copernicus sul cambiamento climatico e Noaa/Nasa confermano ufficialmente che il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato a livello globale, il Wwf chiede ai leader di rispondere con un'azione climatica senza precedenti nel 2025. Per l’associazione ambientalista l'anno più caldo mai registrato non è solo una statistica, è un avvertimento. «L'aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi stanno diventando la nostra nuova normalità. Dobbiamo agire ora. Il 2025 deve essere un anno di azione. E’ vitale limitare le temperature globali per evitare l'aggravarsi delle conseguenze del cambiamento climatico, ma la finestra per farlo si sta rapidamente chiudendo. Se superiamo la soglia di 1,5°C, dovremo affrontare sfide e costi ancora maggiori per riportare le temperature verso il basso. Ogni frazione di grado di riscaldamento è importante per le persone, la natura e il nostro futuro», scrive l’associazione in una nota. Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia, dichiara: «Ormai siamo oltre l’allerta rossa, di tempo ne abbiamo perso anche troppo. Nel 2025 abbiamo bisogno di un aumento record della produzione di energia rinnovabile, di accelerare il ripristino degli ecosistemi e di aumentare seriamente i finanziamenti per il clima e la natura. Solo un cambiamento sistemico nell'economia potrà evitare che le temperature vadano fuori controllo. I Paesi devono rispondere a questa crisi presentando nuovi piani climatici nazionali ambiziosi, con obiettivi di riduzione delle emissioni che battano ogni record di ambizione». Nell'anno in cui ricorrono i dieci anni dallo storico Accordo di Parigi, sottolinea, «è giunto il momento di passare dalle parole alle azioni concrete in tutto il mondo. A tal fine, occorre una collaborazione internazionale senza precedenti. Il cambiamento climatico è un problema globale esistenziale che richiede soluzioni globali. Il multilateralismo rimane la migliore e unica soluzione per coinvolgere tutti i Paesi in questa missione vitale. Per questo deve essere rafforzato».
Anche il Wwf cita i drammatici roghi tuttora in corso a Los Angeles, ma non bisogna guardare troppo lontano per capire i rischi che si corrono. In Italia, tutte le regioni sono state funestate da eventi estremi, dalle alluvioni alle ondate di calore alla siccità. «Per questo è importante, anche come Italia, attivarsi davvero per abbattere le emissioni climalteranti e rendere operativo il Piano di adattamento al cambiamento climatico, piano che giace nei cassetti del Mase dal dicembre 2023 senza che siano nemmeno state attivate le strutture operative previste», denuncia l’associazione.
L’aumento delle temperature, viene tra l’altro sottolineato dalla Società italiana di medicina ambientale, ha effetti diretti sulla salute umana e l’ambiente, incrementa il rischio di malattie trasmesse tramite acqua, cibo, insetti e parassiti, e altera l’ecosistema provocando conseguenze sul piano alimentare attraverso un drastico calo di produzioni e coltivazioni con conseguenze su materie prime e prezzi al dettaglio. Gli esperti della Sima osservano che il surriscaldamento globale altera l’equilibrio di tutti gli ecosistemi minacciando gli elementi essenziali della vita umana come acqua, aria e cibo, e modifica la frequenza e la distribuzione di molte malattie infettive. Spiegano i medici: l’aumento delle temperature medie crea le condizioni ideali per la trasmissione di molteplici agenti patogeni e grazie alla maggiore umidità proliferano ad esempio zecche, zanzare e parassiti che diffondono malattie anche gravi come il virus Zika, la febbre dengue e la malaria.
Ma a crescere, sottolinea Sima, è anche il rischio di malattie idrotrasmesse: piogge intense e alluvioni, eventi direttamente connessi al cambiamento climatico, fanno straripare corsi d’acqua e mandano in tilt le reti fognarie, diffondendo tra la popolazione agenti virali quali virus delle epatiti A ed E, Enterovirus, Adenovirus, Norovirus, Rotavirus, contaminando anche la catena alimentare.
E proprio sul fronte alimentare, le temperature più alte danneggiano le coltivazioni in determinate aree del mondo, provocando un taglio alle produzioni di materie prime indispensabili e un fortissimo aumento dei prezzi al dettaglio, come sta avvenendo a livello globale ad esempio per il caffè e il cacao.
«A tali fenomeni si associa quello psicologico, che non deve essere sottovalutato – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani – È stato di recente coniato il termine “solastalgia” per indicare proprio l’angoscia provocata dal drastico cambiamento del clima: gli eventi climatici estremi provocano uno stato di stress e ansia tra i cittadini più vulnerabili che può sfociare in disturbi post-traumatici e addirittura in suicidi».