Los Angeles: sale il bilancio delle vittime, mentre ancora non si riesce a domare le fiamme
Per il quarto giorno consecutivo Los Angeles è avvolta dalle fiamme, i 1.400 vigili del fuoco accorsi non riescono ad avere la meglio sul fuoco, i racconti che arrivano da oltreoceano parlano di idranti non adatti a contrastare un simile inferno, di acquedotto cittadino agli sgoccioli, di un mix spaventoso alimentato da aria calda, vegetazione arida, forti venti. Le persone evacuate sono arrivate a duecentomila, gli ettari in fumo a 11 mila, i danni stimati a 50 miliardi di dollari. I roghi non hanno risparmiato l’iconico Sunset boulevard, le colline che circondano la famosa scritta Hollywood, le ville delle tante celebrità che vivono nella zona. Le vittime registrate sono almeno 10 ma le autorità locali ammettono che si tratta di un bilancio del tutto provvisorio perché in queste condizioni si fa fatica anche ad avere il controllo di questa triste contabilità. E intanto, mentre quello che viene definito l’incendio più devastante mai scoppiato in questa zona non si riesce a domare, centri di ricerca statunitensi e non solo mostrano il legame tra quanto sta avvenendo, le cause che l’hanno reso tanto distruttivo e il cambiamento climatico in corso.
Quello che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato l’anno più caldo mai registrato. Lo ha certificato la World meteorological organizatio (Wmo), come pure Copernicus e altri enti di monitoraggio e ricerca. Ma ormai è chiaro che si tratta di un trend che, a meno di una drastica inversione di tendenza sull’utilizzo dei combustibili fossili e un più incisivo taglio delle emissioni di CO2, non farà che peggiorare. Provocando altre tragedie come quella che stanno vivendo in California, dove il riscaldamento globale ha portato a condizioni estremamente asciutte, con Los Angeles che ha ricevuto solo 0,4 centimetri di pioggia dal 6 maggio 2024.
Già in passato la National oceanic and atmospheric administration (Noaa) ha messo sotto i riflettori una serie di studi da cui è emerso il ruolo giocato dal riscaldamento globale rispetto agli incendi da record divampati in California. «Le osservazioni ambientali indicano che le aree bruciate estive nella California settentrionale e centrale sono aumentate di cinque volte dal 1996 al 2021 rispetto al 1971 al 1995 – è la sottolineatura dell’agenzia governativa statunitense – inoltre, 10 dei più grandi incendi della California si sono verificati negli ultimi 20 anni, cinque dei quali si sono verificati solo nel 2020». Un bilancio da rivedere e aggiornare, purtroppo, alla luce di quel che sta avvenendo in questi giorni. E non c’è invece niente da rettificare su un punto: «Mentre si ritiene che le temperature più elevate e l’aumento della siccità siano le principali cause dell’aumento delle aree bruciate, la misura in cui i cambiamenti nelle zone incendiate siano dovuti alla variabilità naturale o al cambiamento climatico causato dall’uomo è rimasta in gran parte irrisolta. In un nuovo studio finanziato dal Nidis in Earth, Atmospheric, and Planetary Sciences, un gruppo internazionale di ricercatori ha creato un modello climatico dell’evoluzione delle aree bruciate in estate in California e lo ha combinato con simulazioni climatiche naturali e storiche per valutare l’importanza dei cambiamenti climatici causati dall'uomo sull'aumento delle aree bruciate». Ed ecco la conclusione: «È emerso che quasi tutto l’aumento delle aree bruciate osservato nell’ultimo mezzo secolo è dovuto ai cambiamenti climatici causati dall’uomo. Si stima che dal 1971 al 2021, i cambiamenti climatici causati dall’uomo abbiano contribuito a un aumento del +172% delle aree bruciate, con un aumento del +320% dal 1996 al 2021. Nei prossimi decenni, si prevede un ulteriore aumento delle aree forestali bruciate annualmente, compreso tra il 3% e il 52%».
Previsione, alla luce di quanto sta avvenendo a Los Angeles, purtroppo azzeccata.