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Nuovo terremoto di magnitudo 3.6 nel Gargano, ma la prevenzione resta indietro
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Nella prima mattinata di sabato l’area garganica è stata interessata da un evento sismico di magnitudo ML 3.6. L’evento, seppur sentito in modo distinto, non ha creato danni ad immobili o persone ma ha posto, in molti, le solite domande circa la sicurezza delle proprie abitazioni e, stante la vicinanza al mare, la possibilità di avere maremoti.
L’evento sismico rientra nella “normale” attività di questa parte del territorio italiano, collegato al sistema di faglie a direzione E-W, trascorrenti destre, che interessano le isole Tremiti e sono associate al sistema tettonico del Promontorio garganico che è in sollevamento. La Puglia settentrionale e il Gargano, in particolare, sono caratterizzate da una sismicità che si può definire relativamente “moderata”, con eventi abbastanza frequenti ma per lo più di energia medio-bassa.
Il Gargano, però, nel passato è stato interessato da eventi sismici di forte intensità come il terremoto del 30 luglio 1627 di magnitudo Mw 6.7 che ha provocato fenomeni di liquefazione nella zona tra il fiume Fortore ed il Lago di Lesina, lo svuotamento per alcune ore dello stesso lago di Lesina e uno tsunami che ha inondato la costa per circa 3 chilometri all’interno, generando la massima ingressione marina mai registrata su un litorale italiano, provocando in totale oltre 5000 vittime.
Questo significa che la costa garganica potrebbe, eventualmente anche essere interessata da maremoti, seppur già dal 2017 in Italia è stato istituito il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma, nel quale collaborano tre istituzioni: l’Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che opera attraverso il Cat – Centro Allerta Tsunami, l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Dipartimento della Protezione Civile proprio informare in tempo la popolazione.
Relativamente alle nostre abitazioni occorre ricordare che il rischio sismico complessivo va valutato tenendo conto sia degli aspetti della vulnerabilità della struttura, sia della pericolosità dei luoghi legata alla sismicità di base (classificazione sismica nazionale) e sia alla valutazione della risposta sismica locale (effetti di sito) che dipendono dalla geolitologia di base.
Purtroppo molto spesso anche nelle progettazioni tali elementi vengono sottovalutati o addirittura trascurati tutto a discapito della sicurezza.
La cosa migliore da fare? Essere consapevoli che si vive in una zona sismica, che le nostre abitazioni specie quelle dei centri storici, hanno bisogno di interventi di messa in sicurezza, che eventuali opere abusive possono danneggiare la staticità degli immobili. E quando si fanno delle ristrutturazioni non preoccuparsi solo delle piastrelle o della rubinetteria ma anche della natura del terreno e delle fondazioni. Perché in una zona sismica nuove scosse ci saranno… e nel dire questo non sono una veggente ma un semplice geologo che, come tanti colleghi, si confronta ogni giorno con tali problematiche.
di Giovanna Amedei, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia
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