
Altro che Nimby, a Montespertoli il biodigestore Alia è l’orgoglio della comunità
Da discarica a Ecocentro a polo più innovativo dell’Italia centrale per la valorizzazione dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata. È questa la parabola di Casa Sartori, il polo per i rifiuti in carico a Alia Multiutility – il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nella Toscana centrale – nel Comune di Montespertoli, che per la prima volta lo scorso sabato ha aperto le porte ai cittadini mostrandosi nella sua nuova veste.
Sono circa 60 i residenti nel Comune che hanno risposto con entusiasmo alla chiamata di Alia e dell’Amministrazione, per toccare con mano cosa succede dopo aver differenziato l’umido nelle proprie case. La visita guidata all’impianto ha permesso di scoprire le varie fasi del processo: il biodigestore anaerobico ha una capacità di trattamento di 160.000 tonnellate annue di rifiuti organici e verdi, che verrà raggiunta entro il 2027, con una produzione di circa 12 milioni di metri cubi di biometano e 35.000 tonnellate di compost.
Già in questa fase di marcia industriale – l’impianto è stato inaugurato la scorsa primavera, a valle di un investimento da circa 75 mln di euro da parte di Alia – l’impianto tratta circa 130.000 tonnellate di materiale, contribuendo alla produzione di biometano e di compost di qualità per l'agricoltura. Con benefici diretti per i cittadini, perché la vendita dell’energia rinnovabile contribuisce a calmierare i costi della Tari, oltre a portare avanti la transizione ecologica del territorio.
La discarica, che negli anni ha svolto un ruolo essenziale di presidio ambientale, è un lontano ricordo: esauriti i conferimenti, oggi è tornata una collina verde che fa cornice al biodigestore, inserito nel sontuoso paesaggio delle colline chiantigiane grazie a un progetto curato da Pietro Giorgeri, già professore al dipartimento di Architettura all’Università di Firenze. Il biodigestore più grande dell’Italia centrale è diventato così parte integrante di un territorio di pregio, garantendo (grazie anche al supporto fornito in prospettiva dal biodigestore Albe di Peccioli e dall’impianto di compostaggio di Faltona) l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti organici alla Toscana centrale.
Un risultato per niente scontato, come documenta la cronaca delle sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato elettorale), che in tutta Italia frenano la realizzazione degli impianti necessari alla transizione ecologica. Com’è stato possibile costruire il consenso sociale necessario a realizzare l’impianto?
La chiave è la trasparenza, come spiega a greenreport il sindaco Alessio Mugnaini durante l’open day: «Non l’abbiamo mai nascosto a nessuno, l’idea nasce da una previsione urbanistica del Comune di Montespertoli del 2015, che inseriva la realizzazione di una sezione impiantistica anaerobica nell’area, cui è seguito un lavoro di partecipazione coi cittadini. Bisogna affrontare queste cose in modo aperto, difendendo le scelte che facciamo, spiegandole e raccontando i vantaggi che ne derivano».
Il risultato è palpabile, e parla di una comunità orgogliosa di essere alla frontiera dello sviluppo sostenibile, anziché spaventata dal cambiamento. Oggi pubblichiamo in pagina l’intervista al sindaco Mugnaini e al responsabile Alia dell’impianto, Federico Piccini, mentre nei prossimi giorni torneremo a dare voce ai cittadini. Anche perché a Montespertoli la fase dell’apertura è solo all’inizio: l’esperienza dell’open day sarà ripetuta il 19 aprile, sempre riservata ai residenti nel Comune, mentre si sta già lavorando per fare in modo che, dal prossimo autunno, il polo di Casa Sartori diventi un punto di riferimento per l’educazione ambientale, accogliendo visite di scuole e gruppi dalla Toscana e da fuori regione.
