
Legambiente plaude alla sentenza «storica» del Consiglio di Stato sul fotovoltaico a Firenze

Con la sentenza n. 02808/2025, il Consiglio di Stato segna una nuova rotta per l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti che si affacciano (anche) su paesaggi meravigliosi, a partire da quelli che punteggiano la città d’arte per eccellenza: Firenze.
La storia inizia nell’ormai lontano gennaio 2021, quando una famiglia chiede al Comune di Firenze l’autorizzazione paesaggistica per installare un cappotto termico e un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione, n una zona vincolata paesaggisticamente vicino alle Ville Medicee. A marzo la Soprintendenza nega l’autorizzazione, ritenendo il progetto incompatibile col contesto; dopo tocca al Comune, che conferma il diniego sostenendo che l’impatto visivo sul paesaggio non sia accettabile. A settembre dello stesso anno, dunque, la famiglia propone una soluzione modificata, con pannelli in falde non visibili dalla via, di colore rosso mattone e integrati nel tetto. Tuttavia il Comune ribadisce che l’installazione non si può fare, sempre basandosi sul parere della Soprintendenza, e nel 2022 il Tar fiorentino gli dà ragione. Da qui l’appello al Consiglio di Stato avviato nel 2023, e arrivato nei giorni scorsi a sentenza.
«La recente sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso della famiglia fiorentina residente in Via della Querciola, una bellissima viuzza sotto la Villa Medicea della Petraia (nella foto, ndr), è a suo modo storica – spiega oggi a greenreport Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e responsabile Paesaggio per il Cigno verde nazionale – Ha stabilito che la compatibilità dei pannelli fotovoltaici sul tetto deve essere esaminata caso per caso, per ogni singola architettura, a prescindere dall’area urbana in cui sono collocati. La questione sembra tutta qui. È tale l’urgenza della crisi climatica e delle relative politiche di decarbonizzazione che essa dovrebbe indurre nei decisori (il condizionale è d’obbligo), che non basta più come motivo ostativo la “visibilità” dei pannelli da un punto panoramico particolarmente pregiato».
«Occorre, invece – sottolinea Ferruzza –, buona integrazione e una buona esposizione nella copertura individuata per la loro collocazione. Ci sono architetture, pertanto, che non saranno “idonee” alla solarizzazione per una buona serie di ragioni, ma ce ne saranno molte altre (azzardiamo: la maggior parte) che potranno e dovranno accogliere pannelli fotovoltaici e solari termici. Anche in aree di pregio. Risulterebbe infatti incomprensibile rilevare in quelle stesse aree dinieghi assoluti per il fotovoltaico e la compresenza di antenne, parabole satellitari e/o condizionatori facciavista. Questo nuovo paradigma, sancito al massimo livello della giustizia amministrativa del nostro Paese, ci induce a continuare nella nostra azione divulgativa, che sarà incessante, tenace e assertiva».
Del resto gli effetti della crisi climatica, vale la pena ricordare, pesano già moltissimo sul territorio nazionale e locale. In Italia gli eventi meteo estremi, sospinti dalle emissioni di gas serra legate all’impiego dei combustibili fossili – che le fonti rinnovabili possono sostituire – sono cresciuti del 485% negli ultimi dieci anni, e la Toscana in particolare ha subito ben sei grandi alluvioni solo negli ultimi 18 mesi. Un rischio enorme, questo sì, anche per il nostro paesaggio.
«La bellezza si preserva anche e soprattutto con l’innovazione di qualità. E la lezione eterna che a queste latitudini ci hanno impartito Leonardo e Michelangelo ce lo ricorda sempre», conclude nel merito Ferruzza. Una lettura che trova sponda non solo tra gli ambientalisti, ma anche nell’Ordine degli ingegneri di Firenze, col suo coordinatore della commissione Ambiente ed energia – Stefano Corsi – a evidenziare che la sentenza del Consiglio di Stato «sembra ribadire un principio già espresso da altre decisioni recenti: le energie rinnovabili rappresentano un interesse collettivo e in quanto tali non possono essere oggetto di un diniego a prescindere, neanche in aree sottoposte a tutela. Tuttavia, è altrettanto importante valutare caso per caso, per trovare il miglior punto di equilibrio tra la produzione energetica e la salvaguardia del paesaggio».
«La discussione sulla realizzazione di impianti fotovoltaici o eolici non deve limitarsi soltanto al fatto di realizzare o meno l’impianto, ma ci potrebbe anche essere una terza via, ossia – conclude Corsi – come verrà realizzato l’impianto. Chi tutela il paesaggio e chi progetta gli impianti deve collaborare per trovare soluzioni praticabili. Non servono divieti assoluti né vincoli che di fatto impediscano ogni realizzazione, ma neanche interventi privi di considerazione per il contesto. Solo con un dialogo aperto e soluzioni flessibili si possono conciliare entrambe le esigenze».
