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Rifiuti, Csai emerge dalle indagini sull’inquinamento in Valdarno come parte lesa

Dopo anni di indagini, le accuse per le criticità nella falda acquifera e quelle legate al keu lungo la Sp7 svaniscono come bolle di sapone nella Conferenza dei servizi regionale
 |  Toscana

Il Centro servizi ambiente impianti (Csai) del Valdarno, partecipata pubblica che ha in carico la gestione dell’ex discarica per rifiuti non pericolosi di Casa Rota, è stato appena «esonerato da ogni responsabilità» per l’inquinamento della falda sottostante al sito; al contempo, è stato chiarito che «non esiste alcuna correlazione» tra l’impianto di gestione rifiuti e l’inquinamento rilevato lungo la Strada Provinciale 7 di Piantravigne, che peraltro era stata la stessa Csai a denunciare.

Sono questi gli esiti emersi dalla Conferenza dei servizi attivata dalla Regione Toscana, che dopo quasi due anni d’indagine ha ribaltato completamente le accuse di partenza: Csai, anziché responsabile dell’inquinamento, emerge adesso come parte lesa.

Oggi questa fetta di Valdarno si presenta come un modello di economia circolare: la discarica di Casa Rota è in fase di gestione post-mortem, la prima in Italia che sta avviando la produzione di una fonte rinnovabile come il biometano (a partire dalla naturale degradazione dei rifiuti organici smaltiti nel corso degli anni) con l’innovativa tecnologia Waga energy; Csai è inoltre entrata da tempo all’interno del gruppo Iren, dando vita alla nuova società Valdarno Ambiente che ha inaugurato a fine 2024 il primo impianto italiano in grado di riciclare i Raee con processo idrometallurgico, e dunque ricavare lingotti d’oro e argento dai rifiuti elettrici ed elettronici.

Eppure un lustro fa le accuse d’inquinamento ebbero un ruolo determinante nello stop al Procedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) che avrebbe dovuto portare all’ampliamento della discarica, lasciando in bilico il destino della società.

Sono due i nodi affrontati in Conferenza dei servizi. Il primo riguardava l’inquinamento della falda, che da subito Csai attribuiva a condizioni naturali del sottosuolo o all’impiego di fertilizzanti in agricoltura, e non all’attività di discarica; a valle delle indagini, effettivamente sono state rilevate tracce di sostanze, come i solfati, che tuttavia sono risultate conformi ai limiti di legge previsti per il Valdarno, un’area caratterizzata da una naturale presenza di solfati superiore rispetto ad altre zone. Il secondo era incentrato sull’inquinamento da miscelato contente “keu” sulla Sp7 del Valdarno, di cui la stessa Csai aveva denunciato la presenza.

«La Conferenza dei servizi attivata dalla Regione Toscana, dopo quasi 2 anni di indagini ambientali e numerose udienze, infatti, ha confermato – sintetizzano da Csai – che il quadro ambientale della discarica di Casa Rota non presenta alcuna anomalia. Nel corso di queste analisi, sono state rilevate tracce di sostanze, come i solfati, che tuttavia sono risultate conformi ai limiti di legge previsti per il Valdarno, un’area caratterizzata da una naturale presenza di solfati superiore rispetto ad altre zone. Nell’altro procedimento tutt’ora in corso, invece, i superamenti dei limiti di legge per cromo e cromo VI rilevati lungo la Strada Provinciale 7 di Piantravigne sono stati imputati alla contaminazione delle terre di riporto utilizzate per la realizzazione della variante della nuova strada di Piantravigne ed è stato chiarito che non esiste alcuna correlazione con la gestione dell’impianto di Podere Rota. Anzi, i superamenti dei limiti per alcune sostanze inquinanti presenti lungo la variante sono stati accertati proprio grazie alla collaborazione che Csai ha prestato, sin da subito, alle indagini ambientali facendosi carico unilateralmente dell’intero Piano di caratterizzazione di tutta l’area, anche per parti non di sua proprietà».

Al termine di un lungo periodo di campionamenti, analisi, confronti e studi condotti da Arpat col supporto dell’Università di Firenze, è stato chiarito che «nessuna relazione sussiste tra le contaminazioni rilevate e l’attività di discarica».

Csai risulta anzi essere parte offesa, e ha quindi immediatamente depositato e ottenuto la costituzione di parte civile nella ultima udienza tenutasi presso il Tribunale di Firenze in ordine all’inquinamento da keu. La Regione Toscana (autorità competente sul sito) dovrà ora proseguire gli accertamenti necessari ad identificare i reali responsabili delle contaminazioni della Sp7 e, al termine di tale procedimento, Csai potrà anche esercitare azioni risarcitorie verso i «soggetti responsabili delle contaminazioni e delle incaute dichiarazioni rilasciate da soggetti pubblici e privati lungo questa paradossale vicenda».

Redazione Greenreport

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