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Da Legambiente ecco le cartoline del disastro climatico dopo l’alluvione all’Elba

Portoferraio si sta rendendo conto dei danni inferti dal clima sempre più estremo alle sue spiagge, a partire dalla Padulella fino alla frazione di Nisporto. Ha ceduto anche l’argine della Galea, a rischio il depuratore della Bonalaccia
 |  Toscana

Dopo aver spalato il fango del disastro climatico, Portoferraio si sta rendendo conto dei danni inferti dal clima sempre più estremo alle sue spiagge e coste, da Bagnaia, fino alla Biodola, dalle Viste fino al Viticcio. E in questo disastro emerge con forza che uno degli elementi moltiplicatori degli effetti del cambiamento climatico è la cementificazione delle coste e la pessima “programmazione” degli interventi sulle spiagge, un bene comune che ormai sembra diventato a esclusivamente al servizio di interessi privati.

È il caso della Padulella. La magnifica spiaggia bianca delle cartoline, che è stata completamente sfigurata da un mix di cause meteorologiche e umane, provocate a monte e sulla costa da interventi che da anni – e anche recentemente - Legambiente denuncia senza ottenere risposta.

Le foto inviateci da cittadini e soci di Legambiente (e che non rendono purtroppo l’idea del disastro reale) mostrano un fosso soffocato da rifiuti, manufatti e servizi posizionati dove il fosso dovrebbe sfociare, l’acqua che si è fatta spazio sotto costruzioni sulla costa perché il fosso adiacente era occluso. IL reticolo dei piccoli corsi d’acqua che hanno contribuito a mantenere vitale la spiaggia della Padulella sembra essere stato cancellato, mentre il fosso centrale è ancora attivo me è esploso alla foce come non mai.

Come scrive una abitante della Padulella, «la pioggia di questi giorni ha evidenziato lo stato di vulnerabilità di questa zona, non solo la spiaggia ma tutta la zona è interessata a frane a monte e smottamenti, alcuni fossati non ricevono più per via dello stato di totale incuria nel quale sono lasciati, anche il nuovo parcheggio costruito nella parte più alta per la realizzazione del quale è stata disboscata una vasta area verde che prima sicuramente garantiva una notevole protezione grazie all’ azione drenante della vegetazione, ora la pioggia arriva a valle con molta più forza».

Sono le immagini di una catastrofe diffusa i cui impatti probabilmente si faranno sentire nel tempo, le cartoline del cambiamento climatico che qualcuno si ostina ancora a negare. Siamo in terra incognita, stiamo affrontando qualcosa di mai visto. Ma è innegabile che a tutto questo, come alla Padulella, hanno dato un grosso contributo anche la cementificazione e l’incuria, il considerare l’ambiente merce da far fruttare e non da curare e difendere. Alla Padulella e nelle altre spiagge occorre intervenire presto e bene, rimediando agli errori del passato, smettendo di appesantire a monte con asfalto e cemento e curando la bellezza e l’interesse comune, non quello privato. Altrimenti resterà solo una vecchia cartolina.

Nubifragio: il disastro annunciato di Nisporto

Mentre l’attenzione è concentrata su Portoferraio, dove si lavora ancora per ripulire le ferite del disastro climatico che ha colpito l’Elba, mentre anche il Comune di Marciana è al lavoro per smaltire i rifiuti e fango di Procchio nuovamente finita sott’acqua, c’è il rischio di dimenticarsi di quel che è accaduto nelle piccole frazioni costiere di Bagnaia, Nisporto e Nisportino, tra i Comuni di Portoferraio e Rio, dove i residenti segnalano gravi danni e sporadici interventi pubblici, mentre in alcune località dove gli unici visti finora sono i volontari e gli uomini della protezione civile che stanno svolgendo un eccezionale lavoro, a volte anche in mancanza dei mezzi adeguati che dovrebbero avere a disposizione.

Stanno emergendo sempre più dubbi sulla reale messa in sicurezza del territorio dopo le passate alluvioni – magari per cementificarlo ulteriormente – e uno dei casi più eclatanti che ci è stato segnalato è quello di Nisporto, in particolare della zona del Conventino, nel Comune di Rio, ai confini con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano: una strada è stata completamente sventrata dall’acqua, case allagate, un muro a sassi alto 2 metri che crollato e il terrapieno si è trasformato in una valanga che ha cancellato terreno e sentieri.

Eppure si tratta di un disastro annunciato: nel giugno 2023 un gruppo di residenti aveva inviato una lettera alle autorità competenti ricordando che In seguito all’alluvione del settembre 2002 a Nisporto venne dichiarata zona ad alto rischio idrogeologico.

Nell’ottobre del 2003 venne stilato un programma di interventi e un elenco di opere da progettare e poi redatto il progetto definitivo della messa in sicurezza del bacino di Nisporto. Nonostante la grande urgenza i lavori a fine 2007 non erano ancora completati e una delle due “vasche di decantazione” non sarebbe stata realizzata.  Nel 2023 i residenti denunciarono che «Dopo ulteriori 16 anni oltre 14 abitazioni risultano ancora ad alto rischio».

Intanto a Nisporto il cambiamento climatico aveva provocato altri tre fenomeni alluvionali, smottamenti e frane che hanno interrotto l’accesso alla zona “Vecchio Convento”, proprio a valle dell’area dove doveva essere costruita la vasca. Nell’agosto  del 2022, la ex sindaca di Rio Marina Paola Mancuso ed ex Commissario Straordinario per la messa in sicurezza delle zone minerarie di Rio Marina, scriveva in una lettera al Sindaco di Rio: «Si tratta della situazione conseguente alla mancata attuazione del progetto a suo tempo previsto per la messa in sicurezza del fosso di Nisporto per la quale – a prescindere dai profili di carattere erariale inerenti il mancato impiego delle risorse pubbliche destinate all’intervento – emergono profili di rischio più volte segnalati dai tecnici comunali competenti e dalle amministrazioni preposte alla valutazione del rischio idraulico ed idrogeologico e soprattutto denunciati sette anni fa dall’allora amministrazione di Rio nell’Elba guidata dal Sindaco Claudio De Santi (la documentazione è facilmente rinvenibile agli atti del Comune di Rio e comprende alcuni studi per l’individuazione di soluzioni progettuali risolutive redatti dal Dott. D’Oriano)».

Una situazione di gravissimo pericolo per persone e cose che è esplosa drammaticamente il 13 febbraio, anche se già nella loro lettera del 2023 i residenti evidenziavano che «I cambiamenti climatici innescano sempre più frequentemente eventi atmosferici di grandissima violenza come testimoniano i disastri avvenuti recentemente in Romagna e l’inerzia delle autorità e degli enti competenti li rende responsabili di quanto potrebbe accadere». Ora occorre ripristinare tutto, aiutare chi ne ha bisogno, ma dopo bisognerà capire come, dopo 23 anni di “messa in sicurezza”, sia stato possibile questo disastro annunciato.   

Ha ceduto l’argine della Galea: a rischio il depuratore della Bonalaccia

Uno dei fossi più pericolosi dell’Elba, quello della Galea, che scorre in un’area ad altissimo rischio idrogeologico accanto all’Aeroporto che si vorrebbe allungare, ha nuovamente subito i pesanti colpi del disastro climatico del 13 febbraio. Infatti, come dimostrano le foto inviateci da un socio di Legambiente, l’argine del fosso – dal quale sono partiti gli ultimi due grandi eventi alluvionali che hanno colpito Marina di Campo – ha ceduto  in vicinanza del depuratore della Bonalaccia e se non verrà ripristinato al più presto il rischio di un disastro ambientale in caso di nuove forti piogge è evidente. Inoltre, le foto mostrano altri segni di cedimento dell’argine in altri punti. Forse tagliare le canne sugli argini non è il rimedio per evitare che si verifichino situazioni simili. Bisogna intervenire subito a tamponare l’emergenza ma anche ripensare la gestione del rischio idrogeologico in tutta l’area.

Uno dei fossi più pericolosi dell’Elba, quello della Galea, che scorre in un’area ad altissimo rischio idrogeologico accanto all’Aeroporto che si vorrebbe allungare, ha nuovamente subito i pesanti colpi del disastro climatico del 13 febbraio. Infatti, come dimostrano le foto inviateci da un socio di Legambiente, l’argine del fosso – dal quale sono partiti gli ultimi due grandi eventi alluvionali che hanno colpito Marina di Campo – ha ceduto  in vicinanza del depuratore della Bonalaccia e se non verrà ripristinato al più presto il rischio di un disastro ambientale in caso di nuove forti piogge è evidente. Inoltre, le foto mostrano altri segni di cedimento dell’argine in altri punti. Forse tagliare le canne sugli argini non è il rimedio per evitare che si verifichino situazioni simili. Bisogna intervenire subito a tamponare l’emergenza ma anche ripensare la gestione del rischio idrogeologico in tutta l’area. 

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Legambiente Arcipelago Toscano

È la più importante e diffusa associazione ambientalista delle isole toscane e - fondata nel 1983 - uno dei circoli più vecchi e conosciuti del Cigno Verde in Italia. E’ stata protagonista – anche nel durissimo confronto con gli antiparco- dell’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed è l’Associazione che più vigila sulla politica urbanistica e amministrativa delle Isole. Legambiente Arcipelago Toscano organizza trekking e feste che hanno al centro la biodiversità e la difesa del territorio, gestisce l’Aula VerdeBlu della Zona umida di Mola e il Santuario delle farfalle Ornella Casnati e con i suoi volontari che cerca per tutta l’estate cercano le tracce di nidificazione delle tartarughe marine.