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Stamani Legambiente ha presentato i dati regionali insieme all’Arpat

Inquinamento atmosferico, in Toscana calo storico per l’NO2 a Firenze mentre Capannori resta maglia nera per il Pm10

Ferruzza: «Si assiste inoltre a un lieve rimbalzo peggiorativo in quasi tutti i comparti regionali sul particolato fine»
 |  Toscana

Il tour nazionale con cui Legambiente sta illustrando lungo lo Stivale i risultati del nuovo rapporto Mal’aria, incentrato sull’inquinamento atmosferico, ha fatto oggi tappa a Firenze documentando un quadro in chiaroscuro per la performance regionale.

In particolare, il report ha analizzato la presenza delle polveri sottili (PM10- PM 2.5), del biossido di azoto (NO₂) e dell'ozono (O3) grazie ai dati raccolti da 27 centraline localizzate in tutte le province toscane. Per quanto riguarda le polveri sottili, la Toscana e il suo capoluogo Firenze, non hanno dati che evidenziano sforamenti emergenziali, seppur rimane da indagare e approfondire il "rimbalzo" dei valori delle medie mobili triennali del PM10 nelle centraline di FI-Gramsci, FI-Mosse e FI-Bassi, che segnano rispettivamente +20% +28%, +17% rispetto ai valori delle relative medie mobili triennali 2019-2021. Invece, relativamente alla presenza dell'NO₂, pur registrando un miglioramento regionale, Firenze e Siena rimangono alte nella classifica nazionale delle città più inquinate con 26 e 27 microgrammi per microcubo, dati che le posizionano dopo le grandi città del nord del Paese. Infine, per quanto riguarda l'ozono, nonostante il miglioramento generalizzato, rimane da attenzionare l'area di Firenze e di Lucca.

Come spiega Fausto Ferruzza, il presidente del Cigno verde toscano che ha presentato i dati insieme ai vertici – il dg Pietro Rubellini e il dt Marcello Mossa Verre – dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat), quello che si evidenzia quest’anno «è un quadro di lento e progressivo miglioramento dell’inquinamento da biossido d’azoto (l’indicatore più strettamente correlato al traffico automobilistico), col risultato importante ottenuto dalla centralina fiorentina di Viale Gramsci, dove per la prima volta da molti anni si è scesi sotto la soglia psicologica dei 40 μg/m3 (37) nella media mobile annuale. Si assiste inoltre a un lieve rimbalzo peggiorativo in quasi tutti i comparti regionali sul particolato fine (PM10 e PM2,5), segno evidente che c’è una soglia critica endogena per questo inquinante che pare al momento difficilmente superabile. Infine, registriamo un lieve miglioramento sui dati dell’ozono, anche se la situazione in questo caso è più diluita sul territorio regionale, con ombre sui dati della piana pistoiese e lucchese, sulle colline fiorentine e in provincia di Grosseto».

Guardando il bicchiere mezzo pieno spicca il dato sull'inquinamento da biossido di azoto (NO₂) che registra un calo storico nella centralina di Viale Gramsci a Firenze, con un media di 37 μg/m3, per la prima volta dall'inizio delle rilevazioni sotto la soglia critica dei 40 μg/m3. Dall’altro lato, invece, rimane critica la situazione a Capannori – dove i caminetti inquinano più delle cartiere – per le PM10, con 50 superamenti giornalieri della soglia indicata (50 μg/m3). Per quanto riguarda la presenza dell'ozono si registra una generale diminuzione nella regione, seppur con bollino rosso per le centraline di Firenze Signa e Montale (PT).

«Le conseguenze dell'inquinamento atmosferico non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia” – argomenta da Firenze Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Alla luce degli standard dell'Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell'Oms per il Pm10 e il 95% quelli per l'NO2. L'inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 decessi correlati solo in Italia».

Anche in Toscana resta moltissimo da fare, per rispettare almeno la nuova direttiva Ue sulla qualità dell’aria, che pone obiettivi al 2030 che si avvicinano maggiormente agli standard dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): guardando ad esempio al limite stabilito come media annuale da non superare, la direttiva Ue pone come riferimento 20 µg/mc per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5 e 20 µg/mc per l’NO2.

Se i dati odierni fossero confermati al 2030, a livello nazionale sarebbe fuorilegge il 71% delle città per il Pm10 e il 45% per l’NO2. E in Toscana? In base alle rilevazioni Legambiente – basate sulle medie annuali delle singole centraline di monitoraggio ufficiale delle Arpa classificate come urbane (fondo o traffico) – il Cigno verde ha calcolato che le concentrazioni annuali di Pm10 dovranno calare al 2030 ad Arezzo (-9%), Carrara (-5%), Firenze (-18%), Grosseto (-5%), Lucca (-22%), Massa (-5%), Pisa (-11%), Pistoia (-5%) e Prato (-11%). Passando ai dati sul NO2, spiccano Firenze (-27%), Siena (-23%) e Grosseto (-9%). Tra i capoluoghi dunque solo Livorno appare in linea con gli obiettivi al 2030 posti dalla nuova direttiva Ue sui principali inquinanti atmosferici.

Che fare? I settori dove sarebbe più urgente intervenire, per lenire gli impatti sulla salute, sono già chiari. Sappiamo infatti da dove arriva l’inquinamento atmosferico: le principali fonti di provenienza per le polveri sono riscaldamento degli edifici, allevamenti e trasporti stradali; per il biossido d’azoto, il traffico veicolare; per l’ozono, trasporto su strada, riscaldamento e produzione di energia.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.