Processo keu, oggi l’udienza preliminare con Legambiente Toscana tra le parti civili
Dopo la richiesta avanzata a maggio dal Cigno verde regionale a inizio maggio, oggi Legambiente Toscana è stata accettata come parte civile nell’ambito del processo Keu, di cui stamani si è svolta l’udienza preliminare: la procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone e 6 aziende, a causa di reati contestati che spaziano dall’inquinamento ambientale al traffico di rifiuti pericolosi fino all’associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa.
«Si avvia oggi un processo di fondamentale importanza per la nostra regione – dichiara Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana – perché ottenere verità e giustizia su uno dei casi più gravi di inquinamento ambientale della nostra storia recente, è un obiettivo statutario di rango prioritario per la nostra associazione. Ci auguriamo, altresì, che si possa procedere nel modo più celere ed efficace possibile alla rimozione degli agenti inquinanti (e quindi alla bonifica) di tutti i siti interessati dall’illecito smaltimento».
Le indagini ipotizzano un illecito traffico e smaltimento di rifiuti provenienti dal comprensorio del cuoio di Santa Croce sull’Arno: circa 8mila tonnellate (contenenti cromo3) destinate quali inerti nel riempimento di nuove infrastrutture come il V lotto della SR 429 Empolese-Valdelsa, l’aeroporto militare di Pisa (poi bonificato), in un terreno di recupero ambientale a Massarosa, nella zona del Green Park a Pontedera e nella Strada Provinciale 26, nel territorio comunale di Montaione.
Un sistema che, secondo l’accusa, avrebbe visto coinvolti attivamente imprenditori, amministratori locali e politici regionali, insieme a soggetti legati alle cosche Gallace e Grande-Aracri; nella stessa inchiesta è finita anche la gestione del depuratore di Aquarno.
Una vicenda oscura, nella quale però confortano in parte i risultati di due anni di monitoraggi continui condotti da parte dell’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, in base ai quali le acque sotterranee e superficiali analizzate presentano sempre valori inferiori alle soglie di contaminazione; meno omogenea la situazione dei terreni.
È utile ricordare che il keu, prima di diventare il grande protagonista dell’ennesima inchiesta toscana sui rifiuti, aveva un’accezione tutt’altro che negativa.
Il keu rappresenta infatti le ceneri derivanti dai processi di essiccazione dei fanghi dei depurazione del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno che, dopo miscelazione con carbonato di calcio, risulta impiegabile per la produzione di granulati inerti per l’edilizia e conglomerati bituminosi per asfalti; dunque un’operazione pienamente sostenibile, nel rispetto dei principi dell’economia circolare; oggetto dell’inchiesta keu non è dunque il recupero in sé di queste ceneri, ma il presunto inquinamento che deriva dall’effettivo rispetto o meno dei limiti nelle concentrazioni di inquinanti all’interno di questi materiali, soprattutto dopo le operazioni di miscelazione. Tant’è che Arpat e Università di Pisa, dopo l’avvio dell’inchiesta, hanno messo in campo nuovi progetti di ricerca (si veda qui e qui) per re-inserire il keu in processi virtuosi di economia circolare.