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Dal piano industriale Enel filtra l’ipotesi di 5 impianti nell’area tradizionale e 3 sull’Amiata

Geotermia in Toscana, l’Ordine degli ingegneri plaude all’ipotesi di 8 nuove centrali

Corsi: «Rispetto alle altre fonti rinnovabili, ha il vantaggio di consentire una produzione continua e di non essere legato a fluttuazioni giornaliere e stagionali»
 |  Toscana

Si avvicina alle battute finali il confronto tra Regione Toscana ed Enel green power, l’attuale gestore delle centrali geotermoelettriche attive sul territorio, per arrivare a una proroga ventennale delle concessioni minerarie che consentono la coltivazione dell’energia rinnovabile custodita nel sottosuolo.

L’ipotesi in campo è un piano industriale da circa 4 miliardi di euro, dove spicca la realizzazione di 8 nuove centrali, di cui 5 nell’area geotermica tradizionale e 3 in quella amiatina. «La notizia della costruzione di nuovi impianti da fonte geotermica in Toscana è sicuramente positiva – commenta Stefano Corsi, coordinatore della commissione Ambiente ed Energia dell’Ordine degli ingegneri di Firenze, insieme al consigliere Roberto Bonciani – Va nella direzione di rendere la produzione energetica più sostenibile nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica. Le nuove centrali porterebbero ad un incremento significativo della potenza e quindi dell'energia prodotta. Bisogna fare attenzione al tema dell'inserimento ambientale, ma oggi le tecnologie e le conoscenze sono differenti rispetto a quando sono state costruite le prime centrali ed è quindi possibile mitigare e compensare gli impatti in modo efficace».

È comunque utile ricordare che le emissioni di origine geotermica sono caratterizzate da alte percentuali di vapor acqueo e percentuali nettamente inferiori di altre sostanze, tra le quali mercurio, ammoniaca, acido borico e idrogeno solforato (H2S), abbattute dai filtri Amis, e CO2 prodotta naturalmente nel sottosuolo. Non a caso l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana certifica, tra le altre istituzioni coinvolte, il «basso impatto ambientale» delle centrali.

«Il geotermico, rispetto alle altre fonti rinnovabili, ha il vantaggio di consentire una produzione continua e di non essere legato a fluttuazioni giornaliere e stagionali – aggiunge Corsi – Infatti, anche se la potenza installata (916 megawatt) è stata superata da quella del fotovoltaico (1226 megawatt), la produzione rimane molto maggiore e l'anno passato sono stati prodotti 5900 gigawattora di energia, contro i 1222 del fotovoltaico. La produzione geotermica copre già il 33% del fabbisogno regionale, contro poco più del 10% di tutte le altre fonti rinnovabili con solo 34 centrali contro gli 86'000 del fotovoltaico. La geotermia è una fonte rinnovabile presente solo in pochi siti, e in Toscana abbiamo la fortuna di averla con elevate quantità e qualità, rendendoci leader in Italia e in Europa».

Certo, neanche la geotermia da sola è sufficiente: la transizione energetica si basa su più pilastri, dall’efficienza energetica all’elettrificazione, passando dallo sviluppo di tutte le fonti rinnovabili disponibili sui territori.

«Bene che la Toscana punti sulla geotermia, ma non basta – sottolineano nel merito Corsi e Bonciani –  L’utilizzo dell’energia geotermica infatti è limitato dalla disponibilità e rinnovabilità della risorsa, quindi bisogna continuare a puntare anche sul fotovoltaico e sull’eolico per coprire il fabbisogno regionale.  Purtroppo su questi fronti continuiamo ad essere indietro rispetto agli obiettivi dell'Unione Europea al 2030: sul fotovoltaico per esempio siamo ancora a meno del 30% della potenza richiesta al 2030 (4'200 MW)».

Redazione Greenreport

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