È ancora emergenza alluvione in Val di Cecina, continua la ricerca della donna e della neonata disperse
Le alluvioni sono rese sempre più intense e frequenti a causa della crisi climatica in corso, che in Toscana continua a picchiare duro: l’ultimo nubifragio si è concentrato nella parte meridionale della provincia livornese e lungo la Val di Cecina, dove a Montecatini (PI) continuano le ricerche della donna e della neonata disperse dopo l’esondazione del torrente Sterza, grazie agli sforzi della Protezione civile regionale e dei Vigili del fuoco.
Nella serata di ieri l’assessora regionale all’Ambiente e Protezione civile, Monia Monni, ha partecipato alla riunione dell’Unità di crisi, che si è tenuta al Coc di Castagneto Carducci – altro comune duramente colpito dalla bomba d’acqua – insieme alla sindaca e presidente della Provincia di Livorno Sandra Scarpellini, rappresentanti della Prefettura, del Consorzio di bonifica, dei Comuni dell'area e di tutti gli enti coinvolti: si sono discusse sia la gestione della criticità appena passata che il modo in cui affrontare le possibili emergenze future.
Riguardo all’emergenza climatica ed alla possibilità di interventi da parte della Regione per scongiurare ulteriori situazioni di pericolo, Monni spiega che «dobbiamo aspettarci un autunno molto complicato, un autunno che tra l’altro è iniziato in anticipo rispetto a quanto accadeva qualche anno fa. Purtroppo i fenomeni meteoclimatici sono sempre più intensi e sempre più frequenti, e purtroppo questi fenomeni temporaleschi, molto potenti e molto localizzati, sono in grado di fare grossi danni. Sono fenomeni difficili anche da prevedere: l’allerta gialla segnala che possono esserci temporali di forte intensità, ma i limiti scientifici e tecnologici, che esistono, comunque non ci permettono una precisione tale da poter dire dove e con quale intensità si verificherà l’evento».
«La Regione Toscana – argomenta nel merito l’assessora – ha chiesto al Governo di intervenire sia con risorse che con adeguamenti normativi, ma al momento non siamo a niente. Stiamo lavorando autonomamente con tutte le risorse a nostra disposizione: quelle regionali, quelle nazionali, quelle del Dipartimento di Protezione Civile, quelle europee, ma non basta. Prima dell’alluvione del 2 novembre 2023 erano in corso cantieri per 700 milioni e, come ogni anno avevamo investito 200 milioni in prevenzione e manutenzione, ma dopo il 2 novembre abbiamo bisogno di interventi per oltre un miliardo e 100 milioni per ricostruire. Di questi soldi non sappiamo niente».
E ieri il presidente Eugenio Giani ha firmato una nuova richiesta al Governo, perché dichiari ancora lo stato di emergenza nazionale: «È chiaro che servono risorse ingenti ma non solo, servono anche interventi legislativi urgenti, perché non è possibile che per realizzare un’opera urgente di mitigazione del rischio fuori dalle somme urgenze si debba sottostare alle stesse regole amministrative di una normale lottizzazione. Quindi per mettere al sicuro i nostri cittadini abbiamo bisogno di soldi ma non solo, anche di regole più semplici per permettere interventi più rapidi».