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Geotermia, come viene garantito il «basso impatto ambientale» delle centrali toscane? Lo spiega Arpat

Da quasi trent’anni l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana si assicura che la qualità dell'aria e delle acque nelle aree geotermiche sia sotto controllo
 |  Toscana

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha sviluppato un approfondimento sul monitoraggio degli impatti ambientali prodotti dalle centrali geotermoelettriche toscane, ad oggi gestite da Enel green power. Tali impianti, come tutte le realtà industriali, non sono né possono essere a “impatto zero” sull’ambiente: l’obiettivo, piuttosto, è assicurare che la loro attività sia sostenibile nel tempo, e che i benefici superino gli impatti ambientali. Dalle centrali geotermiche toscane, in particolare, arriva oltre il 70% dell’energia prodotta in regione da fonti rinnovabili, un ammontare che equivale a circa il 35% della domanda elettrica toscana.

Per capire meglio come funziona il monitoraggio ambientale di tali centrali, riportiamo di seguito l’intervista dell’Agenzia all’ingegnera Francesca Andreis, responsabile del settore Geotermia di Arpat.

Intervista

Qual è il ruolo di ARPAT nell'ambito del sistema di controllo delle centrali geotermiche?

«La Regione Toscana, a partire dal 1996, ha affidato ad ARPAT le attività ritenute significative per valutare la sostenibilità e la compatibilità ambientale della coltivazione dei fluidi geotermici. A partire dal 2012, con la delibera della Giunta regionale Toscana (DGRT) n. 344 del 2010, è stata creata una specifica struttura: il Settore Geotermia le cui attività sono dettagliate nella Carta dei Servizi di cui si è dotata l’Agenzia».

Chi garantisce il basso impatto ambientale delle centrali geotermiche con particolare riferimento alle emissioni in atmosfera?

«Il basso impatto ambientale delle centrali geotermiche, con particolare riferimento alle emissioni in atmosfera, viene garantito dagli impianti di abbattimento denominati AMIS (Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato). Le centrali geotermoelettriche presenti in Toscana producono energia elettrica grazie ad un ciclo impiantistico a vapore diretto in turbina. Il vapore, a seguito dell'abbattimento di pressione, che avviene dopo il passaggio in turbina, raffreddandosi forma condense e gas incondensabili come l’idrogeno solforato (H2S) e il mercurio (Hg).

A partire dal 2014 in tutte le centrali geotermiche è stato installato l’impianto di abbattimento AMIS che garantisce un’efficienza di abbattimento molto alta (circa del 97-99% per H2S e il 90-96% per Hg) e rende minimo l’impatto ambientale delle centrali geotermiche sull’aria.

La normativa di riferimento fissa il valore limite di emissione (VLE) per idrogeno solforato (H2S), biossido di zolfo (SO2) e mercurio (Hg) che possono essere emessi dalle centrali geotermiche per la corrente dei gas incondensabili in uscita dagli impianti AMIS, che viene convogliata poi nelle torri di raffreddamento, e sull’intera emissione aeriforme in uscita dalle medesime torri.

Sono, inoltre, fissati dei requisiti minimi di funzionamento delle centrali tra cui, relativamente all’impianto AMIS, un limite minimo di ore di corretto funzionamento nell’anno rispetto alle ore totali di funzionamento della centrale (generalmente ≥ 90%, ≥ 95% per le tre centrali presenti in Località Bagnore). Tutto ciò allo scopo di minimizzare gli sfiori in atmosfera non trattati dovuti alle manutenzioni ordinarie e ad eventi accidentali dell’impianto AMIS».

Come l'Agenzia si assicura che la qualità dell'aria delle aree geotermiche sia sotto controllo?

«ARPAT si assicura che la qualità dell'aria delle aree geotermiche sia sotto controllo attraverso attività inerenti:

Il controllo svolto da ARPAT presso le centrali geotermiche riguarda in particolare le emissioni in atmosfera e ha per finalità la verifica del rispetto dei Valori Limite di Emissione. A tal fine ARPAT, in base ad un programma annuale, realizza un sopralluogo presso la centrale geotermica per attestare il regolare funzionamento attraverso la verifica dei principali parametri di processo in sala controllo e lo stato di manutenzione degli impianti ed effettua un campionamento delle sezioni di impianto denominate: collettore vapore (solo per le centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4), impianto di abbattimento AMIS (correnti in ingresso e in uscita) e torre di raffreddamento. Inoltre, da remoto, ARPAT effettua una serie di verifiche sulla documentazione prodotta dal gestore degli impianti, a cui si aggiunge la verifica in tempo reale dell’andamento dei principali parametri di funzionamento della centrale di Bagnore 4 (funzionamento della centrale e dell’impianto AMIS), come previsto dall’autorizzazione di VIA».

Sono attualmente in corso sperimentazioni o modifiche di rilievo legate alle attività di controllo e monitoraggio svolte da ARPAT?

«Relativamente al controllo delle emissioni in atmosfera delle centrali geotermiche, ARPAT sta avviando una sperimentazione volta a verificare la possibilità di sostituire il metodo di campionamento attualmente in uso per la determinazione della concentrazione di mercurio in uscita dall’impianto AMIS (il cosiddetto “EPA29 modificato”), con il metodo CEN UNI EN 13211/2003. Questo metodo è stato sviluppato inizialmente per la determinazione del mercurio in effluenti provenienti da incenerimento ma risulta applicabile anche ad effluenti gassosi provenienti da altre fonti. Tale sperimentazione è ritenuta necessaria in considerazione del fatto che la direttiva 2024/1785/EU (IED 2.0), nella parte relativa alla determinazione degli inquinanti nelle emissioni industriali, ha ribadito l’obbligo di utilizzo di metodi CEN (Comité Européen de Normalisation), laddove disponibili. La sperimentazione avrà quindi come obiettivo primario la verifica dell’applicabilità, al caso in esame, del metodo CEN UNI EN 13211/2003 e la validazione di eventuali modifiche, se ritenute necessarie».

Quali altre matrici vengono monitorate da ARPAT al fine di tenere sotto controllo gli impatti delle centrali geotermiche?

«Sono oggetto di attenzione da parte di ARPAT le acque superficiali e sotterranee nell’area geotermica del Monte Amiata e le acque di reiniezione delle centrali in tutte le aree geotermiche. ARPAT ha il compito di verificare e validare le attività di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee effettuate da EGPI. I campionamenti sono effettuati presso i seguenti punti di prelievo:

  • 8 stazioni di acque superficiali (PAS) localizzate nei comuni di Piancastagnaio e Santa Fiora;
  • 9 stazioni di acque di falda (PAF) localizzate nei comuni di Castiglione d’Orcia, Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Castel del Piano, Santa Fiora e Arcidosso;
  • 4 piezometri (Pz4, Pz6, Pz7e Pz9), tutti ubicati nel comune di Santa Fiora (GR) eccetto Pz9, che risulta ubicato nel Comune di Abbadia San Salvatore (SI).

Per quanto riguarda, infine, il monitoraggio delle acque di reiniezione, possiamo dire che l’attività di reiniezione, autorizzata dalla Regione Toscana, deve essere svolta in modo che “le caratteristiche di composizione chimico-fisica dei fluidi reiniettati, sia qualitativa che quantitativa (tipologia e concentrazione delle sostanze comunque presenti nei fluidi medesimi), siano simili a quelle dei fluidi geotermici delle formazioni di provenienza”.

ARPAT riceve annualmente gli esiti delle analisi chimico-fisiche eseguite da EGPI sui pozzi di reiniezione e su tutti i pozzi di prelievo del fluido geotermico ed effettua altresì un monitoraggio con cadenza bimestrale presso i pozzi di reiniezione, per tenere sotto controllo eventuali oscillazioni dei “trend” dei parametri significativi, tra cui il mercurio e il boro».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.