Applicare la Nature restoration law nelle Alpi Apuane
Dopo l’entrata in vigore della Nature Restoration Law, l’associazione Apuane Libere ha mandato due lettere al Ministero dell’ambiente ed all’assessorato all’ambiente della Regione Toscana, per chiedere il conseguimento degli obiettivi previsti dalla nuova normativa europea.
Apuane Libere sottolinea che «Questo importante Regolamento, non solo rappresenta una vittoria legislativa per chi ha a cuore il presente e il futuro del pianeta, ma anche, finalmente, un imperativo categorico ad agire per la tutela degli ecosistemi presenti sulla catena montuosa delle Alpi Apuane. Con carattere immediato e giuridicamente vincolante, queste norme costituiscono una svolta storica, imponendo l’unica modalità e tempistica d’intervento possibile per il ripristino degli ambienti degradati nei circa 180 siti estrattivi ancora attivi fuori e dentro il Parco delle Alpi Apuane: necessariamente e subito. Le Alpi Apuane sono uno scrigno di biodiversità perché contengono habitat unici nel loro genere che comprendono aree umide, praterie montane ricche di impollinatori, foreste di latifoglie, ambienti rocciosi montani e cavità carsiche. Questa biodiversità ecosistemica (e preziosa geodiversità, la roccia sostiene e rende possibile la vita) accoglie circa il 50% della biodiversità della Regione Toscana e circa un terzo della biodiversità floristica italiana, inclusi endemismi floreali ed animali. La ricchezza di habitat e specie delle Alpi Apuane dovrebbe essere una ragione sufficiente per dimezzare il numero di cave attive: al contrario, negli ultimi anni, le scellerate politiche della Regione Toscana, hanno autorizzato la riapertura di quasi 40 ferite ormai rimarginate e l’ampliamento delle cave esistenti, nonostante le evidenze di un calo del numero di impiegati nel settore estrattivo, di irregolarità nelle attività di cava, di infiltrazioni criminali, di profitti concentrati nelle mani di pochi al prezzo di danni collettivi. Noi che come volontarie e volontari di Apuane Libere siano uniti dal riconoscimento del valore intrinseco e dall'amore per queste montagne e per la loro biodiversità, non possiamo ignorare che un investimento nella protezione della biodiversità e nella riduzione dell’attività estrattiva (il maggiore fattore di disturbo per le specie e gli ecosistemi apuani) genererebbe ricchezza equamente distribuita all’interno delle comunità locali, perché questa ricchezza proviene dai servizi ecosistemici, infiniti e quasi sempre insostituibili, che la natura e la biodiversità offrono all’uomo, come la regolazione delle temperature, la depurazione delle acque, l’impollinazione, valori artistici e culturali, benessere psico-fisico e spiritualità. La Commissione Europea, a corollario di queste ragioni, stima che ogni euro investito in Europa per la protezione della biodiversità genererebbe un profitto di almeno 8 euro. I benefici di questo investimento si rifletterebbero in diversi settori economici e raggiungerebbero ogni persona, attualmente privata (più o meno consapevolmente) di un bene pubblico (la montagna) e caricata di danni collettivi (inquinamento degli acquiferi, distruzione del paesaggio, esposizione ad alluvioni e frane)».
Il presidente di Apuane Libere, Gianluca Briccolani, spiega che «La Legge sul Ripristino della Natura - traduce in obiettivi e protocolli concreti la Strategia dell’UE per la Biodiversità 2030, una componente chiave del Green Deal Europeo, candidandosi ad essere il miglior piano internazionale per la tutela ambientale e delle generazioni future, e nel caso apuano, rappresenterebbe la possibilità di invertire il tasso di scomparsa della biodiversità, un fenomeno che negli ultimi nove anni ha portato all’aumento di circa il 30% delle cave dentro il Parco. Ad oggi, nonostante gli sforzi legislativi, oltre l’80% degli habitat europei versa in cattive condizioni. Per porre rimedio a questa catastrofe ambientale, la Legge sul Ripristino della Natura fissa come obiettivo vincolante il ripristino di almeno il 20% degli ecosistemi terrestri e marini degradati entro il 2030 e di tutti gli ecosistemi europei entro il 2050: e tra gli ambienti più degradati dall’attività umana, le Alpi Apuane sono tristemente note a livello internazionale come vittime di uno dei peggiori disastri ambientali del pianeta».
Briccolani conclude: «E’ grazie a questa nuova e concreta possibilità che abbiamo messo con le spalle al muro sia il Governo Italiano nella persona del Ministro Gilberto Pichetto Fratin che il Governo Regionale scrivendo all’assessora all’ ambiente Monia Monni, affinchè inseriscano “il caso Apuano” nella preparazione di quel piano nazionale di ripristino che debbono obbligatoriamente presentare in Europa da qui a due anni. E’ palese che il danno inferto dall’attività estrattiva sulle Alpi Apuane è irrecuperabile, per la banale ragione che una montagna non può ricrescere, ma ciò che è possibile osservare con meraviglia su queste montagne è la ricolonizzazione da parte delle specie locali, che proprio in virtù della loro incredibile diversità e dei propri peculiari adattamenti, ripopola le cave dismesse, dimostrando, pur non potendo far tornare le cose come prima, che esistono delle alternative. Con queste premesse, la parziale ripresa degli ambienti apuani e della biodiversità non può che richiedere un importante e immediato impegno politico e collettivo, che la elevi a priorità nazionale. Questo territorio unico ospita quasi 30 Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) già teoricamente tutelate sotto le Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE) , le quali disegnano quella rete Natura 2000 che rappresenta il principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità, e da adesso, grazie alla 2024/1991, rappresenteranno quelle scialuppe di salvataggio che porteranno a quella improcrastinabile chiusura delle cave attive alfine di garantire la salvaguardia di questo prezioso ambiente».