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Artificiale [in]naturale. Il design della comunicazione per raccontare l’emergenza globale

La Zona aromatica protetta di Firenze ha accolto la mostra dei progetti degli studenti del Laboratorio di Communication design dell’Ateneo cittadino
 |  Toscana

A Firenze, presso lo spazio espositivo di Zona aromatica protetta (Zap), si è svolta la mostra dei progetti degli studenti del Laboratorio di Communication design del corso triennale in Product, interior, communication and eco-social del dipartimento di Architettura dell'Ateneo fiorentino. L'evento è stato curato dai docenti Ami Licaj, Tommaso Bovo e Davide Giorgetta, con il supporto dei tutor Elisa Matteucci e Manfredi Sottani.

La mostra dal titolo “Artificiale [IN] Naturale” offre un'analisi delle implicazioni sociologiche, filosofiche, culturali ed ecologiche insite nel dualismo natura/artificio, attraverso le proposte progettuali elaborate dagli studenti del Laboratorio di Communication design del corso triennale.

Questo evento espositivo si inserisce all’interno di un dibattito storico particolarmente vivace. Il pensiero occidentale, in particolare, ha progressivamente delineato confini chiari tra questi due concetti, esaltando ciò che è naturale come intrinsecamente positivo e percependo ciò che è prodotto dalla tecnologia e dall'uomo come una minaccia per la natura, e quindi intrinsecamente negativo. Nel corso dell'ultimo secolo, la comprensione e l'interpretazione dei concetti di naturale e artificiale sono profondamente mutate e i confini tra questi due ambiti si sono progressivamente assottigliati. In questo contesto, l'innovazione tecnologica e l'intervento umano sull'ambiente hanno avuto un impatto cruciale, contribuendo a rendere sempre più evanescente la distinzione tradizionale tra artificio e natura.

I progetti esposti sono il risultato di un approccio sia grafico che speculativo che si pone come obiettivo principale quello di raccontare la complessità delle problematiche legate alla crisi globale e della relazione tra uomo e ambiente circostante. Gli ambiti presi in considerazione come spunto di progetto spaziano dall’agricoltura alla medicina, dalla bioingegneria alla moda, dalla cucina fino all'architettura e al design. Alcuni progetti esplorano le potenzialità dei materiali biofabbricati, altri indagano il futuro di una dieta basata sul consumo di insetti, evidenziando la connessione con culture che da sempre li utilizzano. Altri ancora hanno analizzato gli impatti dell’industria del fast fashion o l'inquinamento marino causato dagli agenti chimici presenti nei prodotti cosmetici.

Gli elaborati presentati dagli studenti rappresentano un esempio tangibile dell'evoluzione della pratica progettuale, che esplora confini fluidi attraverso l'ibridazione e la trasformazione di numerosi elementi. Questo fenomeno crea un fertile terreno di esplorazione per investigare la relazione sempre più complessa tra ciò che è ideato e costruito dall'uomo e l'ambiente naturale circostante.

I progetti esposti dimostrano chiaramente come le tradizionali categorie di naturale e artificiale siano sempre più interconnesse, richiedendo di osservare la realtà contemporanea da diversi punti di vista e di adottare nuovi paradigmi interpretativi. Non possiamo più considerare artificio e natura come entità distinte e opposte, ma dobbiamo riconoscere la loro coesistenza e reciproca influenza, come forza generatrice di nuove forme di interazione e ibridazione.

Tale visione impone un approccio sistemico, capace di cogliere la complessità delle dinamiche in gioco, e di ripensare le modalità con cui ci relazioniamo e interagiamo con ciò che ci circonda.

La giornata inaugurale della mostra si è conclusa con gli interventi di Lorenzo Cecchi, responsabile della mobilità sostenibile di Legambiente Toscana, ed Erasmo D’Angelis, direttore editoriale di greenreport.it e presidente della Fondazione Earth and water agenda. Entrambi hanno messo in evidenza l'urgenza di intensificare la comunicazione sulle problematiche dell'emergenza climatica e di ristabilire una nuova relazione con l'ambiente naturale. Hanno enfatizzato l'importanza di valorizzare le caratteristiche uniche del nostro territorio, abbinandole a soluzioni creative per stimolare innovazione e progresso sostenibile.

In conclusione, la mostra ha offerto una straordinaria opportunità per dimostrare come nuovi orizzonti di progettualità possano essere esplorati, permettendo l'immaginazione di soluzioni innovative che si situano all'intersezione tra natura e artificio. Questo approccio non solo evidenzia l'abilità del progettista come innovatore, ma mette anche in luce il suo ruolo fondamentale come promotore di buone pratiche e artefice di nuove traiettorie di sostenibilità. Attraverso la combinazione di creatività, tecnologia e una profonda comprensione delle dinamiche ambientali, i progettisti sono chiamati a sviluppare progetti che non solo rispondano alle esigenze estetiche e funzionali, ma che contribuiscano anche a delineare un futuro più equo e in equilibrio con l'ambiente naturale. La mostra ha, dunque, sottolineato l'importanza di un design responsabile e consapevole, capace di coniugare l'innovazione con l'ecologia, e ha invitato i visitatori a riflettere sul ruolo cruciale del design nel plasmare un futuro più sostenibile e resiliente.

a cura di Elisa Matteucci

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Design for Sustainability Lab

Il Laboratorio di Design per la sostenibilità del Dipartimento di Architettura – DIDA dell’Università di Firenze è composto da professori, ricercatori, dottorandi e stagisti che operano nel settore del design – strategico, di prodotto, comunicazione e servizio – con una spiccata attenzione verso le tematiche della sostenibilità – ambientale, sociale /culturale, economica. Il laboratorio sviluppa le proprie attività in stretta collaborazione con il gli altri laboratori del sistema DIDALABS.