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Irpet, ecco come l’inverno demografico cambierà economia e territorio in Toscana

Nel corso dei prossimi 10 anni il 23% dei Comuni avrà un numero di anziani doppio rispetto al numero di giovani, un trend che rischia di ampliare gli squilibri nel mercato del lavoro
 |  Toscana

Il declino demografico in atto in Italia e in Toscana e il contestuale sbilanciamento della struttura della popolazione verso le fasce di età più mature possono avere importanti implicazioni per il mercato del lavoro e, nello specifico, per l’incontro tra domanda e offerta, con impatti differenziati nelle diverse aree territoriali.

I dati sulle previsioni di assunzione delle imprese segnalano già da alcuni anni un aumento delle difficoltà di reperimento del personale, legato più alla mancanza di candidati che di competenze adeguate. Partendo da un inquadramento dei trend demografici di lungo periodo, questo paragrafo analizza le implicazioni per il mercato del lavoro dal punto di vista del mismatch tra domanda e offerta, sia nel presente che nei prossimi 10 anni. L’analisi è svolta a livello di Sistema locale del lavoro e oltre all’aspetto quantitativo del mismatch indaga anche quello qualitativo, dal punto di vista dei livelli di istruzione e degli indirizzi di diploma.

Per l’effetto congiunto di un’alta speranza di vita e di un regime di bassa fecondità, l’Italia è il Paese più anziano dell’Unione Europea, con un’età mediana della popolazione pari a 48,4 anni (contro la media europea di 44,5) e un ritmo di invecchiamento della popolazione sostenuto (l’età media è aumentata di oltre 8 anni nell’ultimo decennio contro i 4,7 nell’Ue). Anche la struttura per età della popolazione toscana sta cambiando rapidamente e nel giro di 10 anni le coorti più popolose si troveranno nella fase di uscita dal mercato del lavoro; contemporaneamente si svuoterà la fascia centrale della forza lavoro e i volumi dei nuovi nati si collocheranno stabilmente ben al di sotto di quelli del passato.

Rapportando la popolazione di 60-69 anni, considerata in uscita dal mercato del lavoro, alla popolazione in età 20-29 anni, che dovrebbe idealmente sostituirla nella forza lavoro, emerge un forte cambiamento tra generazioni. Se nel 1993 il rapporto denotava un vantaggio quantitativo della componente giovane, con 88 anziani per 100 giovani, oggi si osserva invece uno squilibrio a vantaggio della componente anziana, con 143 anziani ogni 100 giovani. Tra 10 anni il rapporto è previsto in peggioramento, con 170 residenti di 60-69 anni ogni 100 ventenni.

Le dinamiche demografiche verificatesi in Toscana negli ultimi decenni hanno avuto un impatto non uniforme sul territorio, con alcune differenze marcate tra aree periferiche e centrali. Le previsioni segnalano un inasprimento dei differenziali territoriali nei prossimi 10 anni. Nel 1993 esistevano già dei comuni con uno squilibro tra giovani e anziani, collocati perlopiù nelle zone meno sviluppate della regione: nelle aree interne appenniniche (105 anziani ogni 100 giovani) e nel sud della Toscana (101). Oggi, tutti i comuni toscani presentano un’eccedenza di sessantenni sui ventenni, ma le criticità sono maggiori in alcune aree, dove il numero di anziani è più del doppio di quello dei giovani; in generale, ci sono 167 over65 ogni 100 giovani nelle aree interne e 135 nelle aree centrali. Secondo le previsioni demografiche dell’Irpet, nel corso dei prossimi 10 anni raddoppierà il numero di comuni con un rapporto molto squilibrato tra sessantenni e ventenni, e il 23% dei comuni avrà un numero di anziani doppio rispetto al numero di giovani. Le aree centrali manterranno un rapporto tra anziani e giovani relativamente meno problematico (165), mentre i territori delle aree interne, della costa e del sud avranno oltre 180 over65 ogni 100 giovani.

La difficoltà di reperimento del personale è ormai un tratto distintivo del nostro mercato del lavoro: sono infatti molte le aziende che faticano a trovare le figure professionali richieste. Il problema si è acuito negli ultimi anni. Una indagine Irpet del 2023 ha evidenziato come le difficoltà di reperimento siano cresciute dopo il Covid, con il 63% delle imprese che lamentano maggiori difficoltà rispetto al periodo precedente la pandemia: la percentuale sale inoltre al 76% nel caso delle imprese del turismo.

Le criticità delle imprese nel reclutare personale sono legate in ben oltre la metà dei casi alla mancanza di candidati e solo secondariamente riguardano motivazioni imputabili alla qualità della domanda e dell’offerta di lavoro. Alla luce dei cambiamenti demografici che stanno rapidamente interessando la nostra regione, appare utile quindi interrogarsi sull’impatto che essi possono avere nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. A tal fine si utilizzano i dati del sistema informativo Excelsior per approssimare la domanda di lavoro regionale. Nello specifico, si utilizzano due valori estremi di domanda: uno rappresentato dalle assunzioni previste nel settore privato non agricolo con contratto a tempo indeterminato e determinato, somministrato e di apprendistato (Scenario A) e uno rappresentato dalle stesse assunzioni previste, in cui però quelle a tempo determinato e somministrato sono pesate per tenere conto del minore contenuto di lavoro ad esse associato (Scenario B).

Lo Scenario A ipotizza quindi che ogni lavoratore possa soddisfare una sola previsione di assunzione, nell’ipotesi che non vi sia una perfetta sostituibilità fra i lavoratori rispetto alla disponibilità dei posti vacanti15. Lo Scenario B ipotizza invece che sia possibile per uno stesso lavoratore ricoprire più posizioni richieste a tempo determinato nel corso di un anno, in modo sequenziale (assenza di frizioni nell’incrocio fra chi offre e chi domanda lavoro). La domanda così rappresentata è confrontata con l’offerta di lavoro disponibile, rappresentata per i giovani (15-29 anni) da disoccupati e inattivi per motivi diversi dallo studio e per gli adulti (30-64 anni) dai disoccupati. La differenza tra la domanda e l’offerta di lavoro a livello di Sistema locale del lavoro (Sll), espressa in termini percentuali sulla domanda, è quindi definita gap demografico.

Nello Scenario A, lo squilibrio demografico emerge chiaramente in tutte le aree della regione ed ha un’intensità maggiore nelle aree più urbanizzate e nei territori costieri, dove si registrano grandi volumi di domanda stagionale. Al contrario, nello Scenario B, a livello regionale prevale complessivamente l’offerta sulla domanda di lavoro e il mismatch emerge solo in alcuni Sll, perlopiù collocati nelle aree centrali della regione o a maggiore caratterizzazione turistica, e si può quindi attenuare grazie ai flussi di movimenti pendolari. Naturalmente gli scenari A (elevate frizioni) e B (assenza di frizioni) rappresentano i due limiti estremi in cui si colloca effettivamente nella pratica quotidiana il disaccoppiamento fra domanda ed offerta di lavoro.

Per un approfondimento qualitativo per la sola componente giovanile dell’offerta di lavoro, si considera il solo Scenario A, il solo in cui emerge un mismatch anche per gli under30. A livello di titolo di studio emerge una carenza di diplomati (-33% della domanda totale) rispetto alle richieste delle imprese, mentre i potenziali lavoratori con laurea e, soprattutto, con solo obbligo scolastico risultano in eccesso rispetto alla domanda, del 36% e 49% rispettivamente. Il gap di diplomati ha una certa variabilità sul territorio e si presenta in misura maggiore a Prato, Firenze, Arezzo e Siena e minore a Grosseto, Pistoia e Massa.

Guardando, infine, agli indirizzi di diploma, emerge un mismatch soprattutto in due ambiti, molto richiesti da parte delle imprese toscane ma poco presenti nell’offerta formativa territoriale: Amministrazione, finanza e marketing e Turismo, enogastronomia e ospitalità. In particolare, la carenza di diplomati in Amministrazione, finanza e marketing è concentrata per il 45% nella provincia di Firenze, mentre quella in Turismo, enogastronomia e ospitalità è divisa tra le province di Firenze, Lucca, Livorno, Grosseto e Siena. Si evidenzia un gap di diplomati anche nell’ambito Trasporti e Logistica, soprattutto a Firenze e Prato e nell’ambito Meccanica, meccatronica e energia, concentrato a Firenze e Lucca.

Nell’arco dei prossimi dieci anni, i trend demografici in corso rischiano di ampliare ulteriormente gli squilibri all’interno del mercato del lavoro, a causa del pensionamento di coorti molto popolose di lavoratori nati tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta (cd. Baby boomers). Concentriamo l’attenzione sulla sola domanda di tipo sostitutivo, ponendoci la seguente domanda: avremo nei prossimi anni una offerta di lavoro in grado di rimpiazzare almeno le uscite da pensionamento?

Per rispondere al quesito, calcoliamo in una ottica previsiva la differenza tra il flusso complessivo di pensionati dal 2023 al 2033 e il flusso complessivo dei nuovi ingressi nella forza lavoro nello stesso periodo, in Toscana e nei diversi Sll. Il confronto tra i volumi a livello regionale non sembra fare emergere uno squilibrio demografico, sotto l’ipotesi, tuttavia, di assenza di inattività e senza considerare la recente accelerazione dell’emigrazione giovanile. Scendendo a livello territoriale, invece, emergono per il prossimo decennio non pochi Sll con situazioni di disallineamento quantitativo tra domanda e offerta, dove cioè una parte della domanda sostitutiva, rappresentata dai flussi di pensionati, non potrà essere numericamente rimpiazzata dai nuovi entranti nella forza lavoro. Le maggiori criticità si osservano in territori marginali o costieri, ma anche numerosi Sll capoluoghi di provincia, tra cui Firenze, potrebbero riscontrare problemi nella sostituzione di lavoratori in uscita dal mercato del lavoro.

Scendendo a livello qualitativo, si conferma anche nel prossimo decennio una carenza di diplomati (soprattutto nelle province di Grosseto, Arezzo, Lucca e Siena) e si rafforza il surplus di forza lavoro con solo l’obbligo scolastico; la domanda di laureati tenderà invece ad allinearsi con l’offerta a livello regionale, mentre in alcuni territori (Lucca, Firenze, Massa Carrara e Pistoia) emergerà un gap rispetto alle richieste del sistema produttivo.

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di Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana (Irpet)

Redazione Greenreport

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