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Geotermia, giù il pennacchio: Valle Secolo riparte con torri refrigeranti ibridizzate

Alla centrale più grande d’Europa, a Larderello, sono terminati i lavori di restyling e manutenzione specialistica condotti dal gestore Enel green power
 |  Toscana

In attesa che la Regione Toscana decida se rinnovare (o meno) fino a vent’anni le concessioni minerarie che oggi sottendono la coltivazione della geotermia in favore del gestore Enel green power (Egp), un pezzo di futuro si è già affacciato sulla centrale geotermoelettrica più grande d’Europa: quella di Valle Secolo (120 MW), a Larderello.

Sono infatti conclusi i lavori di restyling e manutenzione specialistica messi in campo da Egp, che hanno permesso di cambiare volto alla centrale grazie all’introduzione della tecnologia “wet dry”, che ha portato a un innovativo progetto di ibridizzazione delle torri di raffreddamento.

Come spiega Egp l’ibridazione «ha consentito di ridurre il “pennacchio” di vapore acqueo – che al termine del processo di produzione vede le torri condensare il vapore per ritrasformarlo in acqua e reiniettarlo nel sottosuolo, in modo da completare il percorso geotermico di economia circolare e rinnovabile –, annullando quindi quasi totalmente l’impatto visivo, e di rendere più efficiente il ciclo produttivo per effetto del maggior fluido restituito al serbatoio geotermico sotto la superficie terrestre».

È infatti utile ricordare che le emissioni di origine geotermica sono caratterizzate da alte percentuali di vapor acqueo e percentuali nettamente inferiori di altre sostanze, tra le quali mercurio, ammoniaca, acido borico e idrogeno solforato (H2S); nel caso di Larderello, ad esempio, il fluido geotermico è di per sé composto per l’85-98% da vapore acqueo, e per il 2-15% rimanente gas incondensabili (al 95% CO2 prodotta naturalmente nel sottosuolo).

L’attività della centrale di Valle secolo, come tutte le altre presenti in Toscana, era già impostata secondo i migliori standard ambientali con due gruppi Amis per l’abbattimento di mercurio e idrogeno solforato; adesso con le torri refrigeranti ibridizzate anche il pennacchio composto essenzialmente di vapore acqueo è ridotto, abbattendo anche l’impatto visivo. E quella di Larderello è solo un’anteprima, dato che la tecnologia wet dry «sta trovando applicazione anche nelle altre centrali geotermiche».

Nel dettaglio, la progettualità a Valle Secolo è consistita in interventi sui collettori acqua delle torri, nella sostituzione delle coperture prefabbricate con scambiatori di calore a secco, nell’attivazione di miscelatori d'aria interni alle torri e nell'installazione di gruppi cosiddetti a vuoto, funzionali ad ottimizzare il processo.

 Successivamente, il team delle Officine Larderello di Egp, composto da tecnici altamente specializzati, ha lavorato per  garantire la manutenzione di “livello costruttore” – ovvero il più complesso in termini tecnologici – come su tutte le altre centrali geotermiche in Toscana.

In particolare, la centrale di Valle secolo è stata sottoposta ad operazioni altamente specialistiche su turbina e cassa turbina, alternatore, pompe e su tutti gli altri organi principali; le revisioni contribuiscono a garantire che gli impianti geotermici producano energia durante tutto l’anno con percentuali di disponibilità ai vertici della tecnologia mondiale, garantendo rinnovabili e sostenibilità ambientale. 

Complessivamente, queste attività hanno coinvolto oltre 100 persone e professionalità delle strutture operative e manutentive della Geotermia di Egp.

Redazione Greenreport

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