Una rete di collegamento ecologico funzionale in Versilia
Sabato 22 giugno scorso, presso il Centro Direzionale de “Le Bocchette”, comune di Camaiore, Italia Nostra, con il patrocinio e la collaborazione dell’Amministrazione Comunale e la Fondazione Banca Del Monte di Lucca, ha organizzato una tavola rotonda dal titolo “Il Parco che vorremmo – quale futuro per il Parco Regionale delle Alpi Apuane”.
Tra gli interventi dei vari partecipanti[1] il Circolo di Legambiente della Versilia ha affrontato l’argomento relativo alla realizzazione di una rete di collegamento ecologico funzionale, con l’obbiettivo di incrementare la dotazione complessiva di corridoi verdi della Versilia, come del resto raccomandato dal Piano di Indirizzo Territoriale (Piano paesaggistico) della Regione Toscana, dalla Legge Regionale sul governo del territorio della Toscana (L.R. 65/2014, art. 62, comma 7) e dall’Agenda 2030 della Commissione Europea.
Nata alcuni anni fa su iniziativa dei circoli locali di associazioni come Amici della Terra e WWF, l’idea progettuale venne presentata sotto forma di “SIC discontinuo” e condivisa anche da altre associazioni versiliesi (Tutela Ambientale della Versilia, Italia Nostra e la stessa Legambiente) nel 2018, in occasione del convegno sul Bosco della Versiliana, in comune di Pietrasanta. L’idea fu successivamente (2019) portata all’attenzione dell’Amministrazione comunale di Camaiore, che prese l’impegno di diffonderla in ambito intercomunale[2]. L’iniziativa rimase poi sospesa per una serie di contrattempi, primo tra i quali la ben nota pandemia di quegli anni. Considerato l’iter complesso del SIC discontinuo e forse anche poco idoneo allo scopo preposto, l’idea è stata riproposta nel 2024 come “rete di collegamento ecologico funzionale” alla medesima Amministrazione comunale, con la richiesta di riconsiderare l’impegno già preso a suo tempo.
Le aree di collegamento ecologico funzionale già contemplate dal DPR 357/1997, il Regolamento recante l’attuazione della direttiva 92/43/CEE (meglio nota come Direttiva “Habitat”) venivano definite (paragrafo 2, (p), come «le aree che, per la loro struttura lineare e continua (come i corsi d'acqua, con le relative sponde, o i sistemi tradizionali di delimitazione dei campi) o il loro ruolo di collegamento (come le zone umide e le aree forestali) sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche».
Ma cosa ha indotto Legambiente a trattare un argomento apparentemente estraneo al tema principale della tavola rotonda? Il citato DPR sulla tutela degli habitat «al fine di assicurare la coerenza ecologica della rete Natura 2000» stabilisce che il Ministero ambiente definisca le direttive per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale (art. 3) e ne richiama l’importanza (art. 14) per i settori della ricerca, in quanto ritenute obbiettivi prioritari.
La strategia nazionale per la Biodiversità 2030[3] (D.M. 252/2023), inoltre, per raggiungere l’obbiettivo A che contempla una «rete coerente delle aree protette», prevede l’azione volta a garantire la connessione ecologico funzionale di tali aree a scala locale, nazionale e sovranazionale, mirando all’identificazione di corridoi ecologici ed altri elementi di connessione anche indiretta tra le aree protette.
Questi indirizzi sono oggi rafforzati dalla Legge sul ripristino della Natura, finalmente approvata dal Consiglio europeo, che afferma il fondamentale passaggio dalla protezione e la conservazione degli habitat al loro ripristino prevedendo, con varie scadenze temporali, il restauro di congrue percentuali di territorio.
Quindi risulta chiaro il ruolo delle aree di collegamento per la funzionalità delle aree protette che, nel contesto geografico della Versilia, sono ben rappresentate proprio dal Parco Regionale delle Apuane, a nord, ma anche da quello di Migliarino San Rossore Massaciuccoli a sud. E in questi due parchi non mancano certo aree della rete Natura 2000.
Tra gli indicatori delle azioni previste dall’Agenda 2030 sono contemplati gli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica regionali, provinciali e comunali, che concorrono a dare attuazione agli obiettivi di connessione ecologica-funzionale. Sembra evidente il ruolo primario che in questa partita viene svolto soprattutto dai Comuni e altrettanto maturi appaiono i tempi per non pianificare più sulla rete della mobilità e per meri scopi residenziali, bensì privilegiando i collegamenti verdi. Insomma, quantomeno, pianificare con pari dignità tra le esigenze di tipo antropico e quelle destinate alla tutela della biodiversità.
La pianura costiera versiliese (Toscana nord-occidentale) si configura come una estesa area metropolitana interessata da intensi processi di urbanizzazione, con edilizia residenziale concentrata e diffusa, sviluppo di aree industriali e artigianali (particolarmente concentrate lungo le sponde dei corsi d’acqua) ed elevata densità delle infrastrutture viarie (con rilevante effetto barriera e di frammentazione).
Ciononostante il tessuto urbano ha lasciato spazio ad alcuni importanti residui di territorio potenzialmente idonei a costituire nuclei di connessione che si interpongono tra gli elementi più importati della rete ecologica, rappresentati dalle aree di grande estensione ed elevata naturalità (aree centrali), già salvaguardate da importanti misure di protezione come i già citati parchi regionali (Apuane e MSRM): sono le aree naturali e seminaturali puntiformi che per comodità chiamiamo Corridoi ecologici discontinui, come residui del bosco mesofilo, zone umide, formazioni boschive, prati incolti, dune costiere, ecc. oltre a queste, sebbene in parte molto compromesse, spiccano le strutture lineari e continue del paesaggio (Corridoi ecologici continui) come corsi d’acqua, siepi, fasce boscate, aree agricole di interesse ecologico.
Tali “infrastrutture verdi”, oltre a conservare e incrementare la biodiversità locale, sono e saranno in futuro indispensabili per mitigare gli effetti dell’incremento di temperatura a livello locale, provocato anche dai cambiamenti climatici, proprio grazie alla presenza di vegetazione.
La loro funzione potrebbe contrastare anche gli effetti della siccità, di cui tanto si è parlato e si parla tuttora, potendo accogliere le acque piovane per umidificare i suoli e ricaricare la falda freatica, costituendo di fatto una riserva d’acqua utilizzabile nei periodi di siccità e una barriera all’intrusione del cuneo salino, sempre in agguato nei litorali sabbiosi come la Versilia. Volendo poi uscire da un contesto prettamente ecologico, è interessante sottolineare che tutelare, conservare o ripristinare porzioni di territorio che richiamano gli aspetti storico-ambientali di questa sub-regione, sono azioni che consentono anche di rievocarne concretamente l’identità del paesaggio e di aumentare l’offerta di itinerari turistico-naturalistici.
La frammentazione del territorio rappresenta ormai un processo molto diffuso nelle aree di pianura ed è annoverato fra i maggiori responsabili della riduzione della biodiversità. La frammentazione comporta la disgregazione dell’ecomosaico del paesaggio, e con questo gli ambienti naturali e seminaturali, causando una riduzione di specie selvatiche e un aumento del rischio di estinzione.
La continuità dell’habitat costituisce, quindi, una condizione fondamentale per assicurare una consistente permanenza di specie animali e vegetali su di un certo territorio, contribuendo a mantenere elevati i livelli di biodiversità.
L’idea di consolidare l’assetto di un territorio solo tenendo conto delle aree già protette (parchi regionali) e trascurando l’indispensabile ruolo che la connessione esercita sulla funzionalità di esse, cioè sacrificando tutta la parte restante del territorio a una pianificazione urbanistica che perde di vista le funzioni delle infrastrutture verdi, sarebbe un atteggiamento del tutto miope.
Un fondamentale contributo, peraltro, è dato dall’applicazione della legge sul governo del territorio. Con essa è possibile conservare integri importanti elementi costituivi del patrimonio comunale come la struttura ecosistemica, che comprende le risorse naturali aria, acqua, suolo ed ecosistemi della fauna e della flora e quella agro-forestale, che comprende boschi, pascoli, ecc., è inoltre possibile valorizzare i paesaggi naturali riqualificandoli o creandone di nuovi, garantendo la dotazione e la continuità del verde urbano e del verde di connessione ecologica, ecc.
In questa operazione assumono quindi un ruolo strategico i Comuni, compresi quelli che, pur non ricadendo in area parco, si giovano dei suoi benefici, e quindi dovrebbero contribuire salvaguardando aree idonee a implementare la rete discontinua di connessione ecologico funzionale.
L’idea di realizzare una rete di collegamento ecologico funzionale, non può infatti essere affidata a una pianificazione ristretta all’ambito comunale. Essa dovrà concretizzarsi nell’individuazione di zone del comprensorio che potenzialmente possono essere ancora ripristinabili o che sono di fatto ambiti già interessati da una idonea predisposizione per la funzione di connessione delle aree protette.
Anche nella migliore delle ipotesi, tuttavia, non è consigliabile affidarsi solo agli indirizzi programmatici di un piano operativo che, con una successiva revisione o variante urbanistica, potrebbero perdere le connotazioni ottenute.
È quindi necessario che si individuino nuove forme di tutela, a garanzia delle finalità auspicate, avviando un processo di attuazione sotto l’egida degli enti preposti (Regione e Ministero) ma soprattutto a seguito di precise istanze avanzate dall’unione dei comuni.
A chiusura dell’intervento, il Circolo di Legambiente della Versilia, anche a nome delle altre associazioni ambientaliste, ha pertanto invitato i comuni costieri ad una stretta sinergia per intraprendere il percorso, seppur impegnativo, per la realizzazione del corridoio ecologico discontinuo versiliese.
di Gilberto N. Baldaccini
[1] https://www.facebook.com/share/p/uFeAFizEBFkLNjv2/
[2] https://www.comune.camaiore.lu.it/fr/news/4342-incontro-con-le-associazioni-ambientaliste-per-la-costituzione-di-un-sic-per-la-tutela-della-biodiversita-in-versilia
[3] https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/2_SNB_2030_03-23.pdf