Il globo terracqueo e la realtà dei rifugiati e migranti senza protezione
Il 9 marzo il governo di destra-centro italiano ha approvato il decreto “Cutro” che inasprisce le pene per chi favorisce l’immigrazione irregolare e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni pronunziò in quell’occasione l’ormai celebre frase «Noi siamo abituati a un’Italia che si occupa soprattutto di andare a cercare i migranti attraverso tutto il Mediterraneo, quello che vuole fare questo governo è andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo, perché vogliamo rompere questa tratta», concetto t ribadito con altre parole nella caotica visita elettorale in Albania per verificare i (lenti e costosi) lavori di . Il decreto è stato costruzione dei centri dove si vorrebbero deportare i rifugiati e migranti scampati alla tratta, portandoli in un Paese extra-Ue patria di migranti – gli stessi che negli anni ’90 la destra italica e padana chiedeva di ricacciare in mare - che diventa carcere per migranti.
Ma la politica del globo terracqueo che finisce in Albania cozza con la realtà del terzo rapporto “Mapping for Protection Services Report, a routes-based approach to protection services along mixed movement routes” appena pubblicato dall’ United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Una realtà raccontata Vincent Cochetel, inviato speciale dell'UNHCR per la situazione nel Mediterraneo centrale e occidentale, che presentando il rapporto ha evidenziato che «La mancanza di servizi di protezione sulle principali rotte utilizzate da rifugiati e migranti è allarmante ed è diventata più grave rispetto agli ultimi anni. Ogni anno, centinaia di migliaia di rifugiati e migranti rischiano la vita per spostarsi lungo le rotte che si estendono dall'Est, dal Corno d'Africa e dall'Africa occidentale verso la costa atlantica del Nord Africa e attraverso il Mar Mediterraneo centrale fino all'Europa. Oltre agli africani, tra coloro che arrivano in Nord Africa ci sono anche molti rifugiati e migranti provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente, provenienti da Paesi come Bangladesh, Pakistan, Egitto e Siria. Gli orrori affrontati dai rifugiati e dai migranti lungo queste rotte sono inimmaginabili. Tragicamente, molti di loro muoiono mentre attraversano il deserto o vicino ai confini, e la maggior parte di loro subisce gravi violazioni dei diritti umani lungo il percorso, tra cui violenza sessuale e di genere, rapimenti a scopo di riscatto, tortura, abusi fisici, detenzione arbitraria, tratta di persone e espulsioni collettive. Tuttavia, mancano gravemente servizi di protezione che possano aiutare a fornire alternative ai viaggi pericolosi o mitigare la sofferenza dei rifugiati e dei migranti lungo le rotte che percorrono».
Il rapporto, fornisce informazioni personalizzate per rifugiati e migranti sui servizi attualmente disponibili sulle diverse rotte. Serve anche come riferimento per i donatori per indirizzare gli investimenti nelle risorse dove sono più necessari e per le ONG e le comunità locali nella posizione migliore per fornire questi servizi essenziali. La copertura geografica di questa edizione si è ampliata fino a includere 15 paesi (Algeria, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Gibuti, Egitto, Etiopia, Libia, Mali, Mauritania, Marocco, Niger, Somalia e Sudan).
Secondo l’UNHCR, 108,4 milioni di persone nel mondo sono sfollati. Inoltre, l’International Organization for Migration segnala più di 280 milioni di migranti internazionali in movimento, che rappresentano il 3,6% della popolazione mondiale. Ma non è vero che ci stanno invadendo: la maggior parte dei rifugiati – il 76% – sono ospitati da Paesi a basso e medio reddito.
E, tornando alle solenni promesse di Cutro, I risultati del rapporto che mappa la protezione di rifugiati e migranti da chi li sfrutta e li perseguita in tutto il globo terracqueo evidenziano «Una discrepanza significativa nel livello dei servizi forniti sui diversi segmenti delle rotte che sono state mappate. Servizi di protezione come assistenza umanitaria immediata, alloggio, meccanismi di riferimento e accesso alla giustizia spesso non sono disponibili nei centri noti di mixed movements hubs e punti di transito nelle aree difficili da raggiungere, compreso il deserto del Sahara».
E, tanto per capire come (non) si combattono i trafficanti di carne umana e gli aguzzini che prendono in ostaggio i migranti, l’UNHCR sottolinea che «I conflitti in Sudan e in tutta la regione del Sahel hanno compromesso la protezione dei migranti che continuano ad affrontare orrori inimmaginabili sulle principali rotte migratorie verso l’Europa».
Cochetel denuncia che «Sfortunatamente, i partner locali che hanno accesso a questi luoghi spesso non sono presi in considerazione dai donatori o non hanno la priorità per i finanziamentI e i partenariati operativi con le autorità locali sono quasi inesistenti. Molti non vanno nelle capitali dove gli attori umanitari hanno sede e sono ben rappresentati. Si imbarcano su rotte secondarie, raggiungendo città più piccole in aree difficili da raggiungere, compreso il deserto del Sahara. Qui è dove dovrebbero essere localizzati i servizi».
Dal quadro fatto dal rapporto emergono le sabbiose basi sulle quali è costruita la promessa del governo Meloni di dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo, anche se gli scafisti in realtà viaggiano su fuoristrada e camion lungo le rotte del deserto e delle montagne, prima di imbarcare i superstiti che sono scampati alla sete, alla fame, al caldo e ai predoni sui barchini che li annegano nel Mediterraneo.
E il rapporto dimostra quanto sia poco realistica la strategia del globo terracqueo, visto che dove passano i migranti ormai il governo italiano non ha nemmeno più accesso. Infatti, documenta anche l’impatto negativo di nuove crisi, come i conflitti in Sudan e nel Sahel e i colpi di stato militari anti.occidentali in Burkina Faso, Mali, Niger e Ciad, sulla disponibilità di risorse da dedicare alla fornitura di servizi di protezione. Cochetel fa notare che «La mancanza di finanziamenti costanti sta ulteriormente minacciando i servizi limitati attualmente disponibili. L’assenza di servizi essenziali sta esponendo i rifugiati e i migranti a un grande rischio di danni e di morte, e sta anche innescando pericolosi movimenti secondari. Alcuni rifugiati e migranti sottovalutano i rischi, mentre molti sono vittime delle narrazioni di trafficanti e trafficanti».
Il rapporto dell’UNHCR ha rilevato che «I servizi specificatamente pensati per le vittime della tratta rimangono scarsi, nonostante gli sforzi volti a rafforzare la loro protezione lungo le rotte migratorie in Etiopia, Niger, Egitto e Marocco, dove esistono strategie nazionali per combattere questa pratica, compresi meccanismi nazionali di riferimento per le vittime della tratta. Esistono chiari collegamenti tra la tratta di persone e la violenza contro le donne e il rapporto evidenzia la mancanza di servizi specializzati e misure di assistenza per le donne vittime della tratta (VoT). Solo in Marocco ed Etiopia sono disponibili servizi per le donne a rischio o vittime di tratta. Tuttavia, anche questi servizi limitati rischiano di essere interrotti l’anno prossimo».
Prendendo l'esempio di Agadez nel Niger centrale nel deserto del Sahara - un importante hub migratorio verso la Libia e dove la situazione della sicurezza rimane estremamente pericolosa per i migranti - Cochetel ha sottolineato che le autorità locali sono presenti: «Lavoriamo con queste autorità. Queste autorità vedono il problema e vorrebbero fare qualcosa. Ricerca e salvataggio nel deserto, è qualcosa che vorremmo sviluppare. E’ necessario inoltre potenziare il coinvolgimento della comunità e i meccanismi di comunicazione a livello nazionale e tra le comunità della diaspora per diffondere informazioni sui pericoli dei viaggi, dissipare la falsa narrativa fornita da contrabbandieri e trafficanti e aiutare a trasmettere informazioni sulla disponibilità di alternative sicure e legali. percorsi quali il ricongiungimento familiare e i servizi di protezione e assistenza».
Di fronte a questo il governo del globo terracqueo e del Piano Mattei, dell’asserito sviluppo win win Africa -Italia, invece di dare davvero la caccia a trafficanti e di tagliare loro l’erba sotto i piedi assistendo i profughi, costruisce costosi lager in Albania
Invece l’UNHCR invita i donatori e tutti gli stakeholders a «Sostenere gli interventi umanitari e a rinnovare la localizzazione degli sforzi in cui tutti gli attori e i donatori umanitari e dello sviluppo lavorino insieme per aumentare la disponibilità e le capacità dei servizi nelle località target. Questo include un migliore accesso ai percorsi legali verso la sicurezza e il miglioramento dei servizi di protezione per le vittime, così come per coloro che rischiano di diventarlo lungo le rotte».
Le misure promosse dall’UNHCR per proteggere i migranti dalla tratta includono:
Rafforzare l’identificazione precoce dei rifugiati e dei migranti a rischio o delle vittime della tratta sia sulle rotte terrestri che al momento dello sbarco;
Facilitare l’accesso a soluzioni per le vittime di tratta, compresi percorsi regolari, come il ricongiungimento familiare e l’evacuazione umanitaria;
Migliorare la regolarizzazione dei migranti e il sostegno a lungo termine nei Paesi ospitanti – offrire il ritorno volontario nei Paesi di origine non dovrebbe essere l’unica soluzione presa in considerazione, poiché potrebbe comportare rischi di nuova tratta al ritorno;
Facilitare l’accesso al supporto legale, compreso l’accesso alla giustizia e ai rimedi. Migliorare l’accesso al sostegno per gli uomini vittime della tratta, poiché gli uomini spesso non hanno diritto al limitato sostegno disponibile.