Il miraggio del Piano nazionale dei dragaggi portuali
È iniziato un nuovo anno senza un’indispensabile tassello utile allo sviluppo sostenibile della portualità italiana, dato che manca la piena attuazione a quanto già previsto nel quadro normativo nazionale: la piena e compiuta attuazione del Piano nazionale dei dragaggi che, ricordiamo, dal 2021 (Dl n. 77/2021) resta ancora incompiuto.
La sola attività posta in essere, di recente, nel settore dragaggi portuali ha, come noto, riguardato l’emanazione di una norma “ad hoc” per il riempimento dei cassoni della costruenda diga del porto di Genova, mentre occorre fornire semplificazioni e uniformità per tutto il settore dei dragaggi: questa attività manutentiva si rivela infatti in moltissimi casi indispensabile ed urgente per l’operatività dei porti italiani.
Non è un mistero che tutti gli operatori portuali chiedono, a gran voce, l’approvazione di un Piano che possa rendere i dragaggi nei porti rapidi e sostenibili, che potrebbe diventare uno strumento efficace per poter rendere veramente semplice le procedure per ottenere l’autorizzazione a dragare e, allo stesso tempo, anche capace di trasformare la gestione dei sedimenti portuali, ove ne ricorrano i presupposti ambientali, da rifiuti a materiale “end of waste” e, pertanto, reintrodurli nel ciclo produttivo quale materiale in grado di essere riutilizzato, in linea con i principi dell’economia circolare.
Appare davvero incomprensibile come non sia ancora rispettato il dettato normativo di cui all’art. 6 bis del soprarichiamato decreto-legge, entrato in vigore il 1° giugno 2021, che prevede – entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione – l’emanazione del decreto interministeriale per l’approvazione del Piano nazionale dei dragaggi sostenibili, da redigere anche sulla base della programmazione delle Autorità di sistema portuale e delle Regioni.
Chi scrive è in grado di comprendere (e anche giustificare) le lungaggini procedurali e gli inevitabili rinvii richiesti per poter giungere all’emanazione di un provvedimento normativo assai complesso e che richiede valutazioni puntuali e mirate, sia su di un piano tecnico che giuridico; tuttavia, questi tempi, devono poter essere misurati in mesi e non in anni!
In conclusione, non possiamo che reiterare l’appello a coloro che, dalle sedi romane, reggono le sorti e il futuro della portualità italiana, ad iniziare il nuovo anno, che si preannuncia come ricco e denso di novità per la portualità italiana, emanando magari entro Pasqua – quest’anno cade alta –, il tanto atteso Piano nazionale dei dragaggi portuali.