Mancano le risorse per i lavoratori del trasporto pubblico
Oltre 100 mila lavoratori del trasporto pubblico attendono da un anno il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, e questa è una delle cause dei frequenti scioperi, ma la soluzione di quella vertenza non sembra dietro l’angolo. Se i rinnovi contrattuali, che inevitabilmente prevedono un adeguamento salariale, sono sempre difficili qui lo è anche di più. I gestori lamentano infatti scarsità di risorse a causa del mancato aumento delle tariffe del trasporto pubblico. Tra il 2020 e il 2024, segnala l’Osservatorio dei Conti Pubblici, a fronte di un’inflazione cumulata del 18,5%, le tariffe del trasporto pubblico locale sono aumentate solo del 9,7%, mentre quelle ferroviarie regionali del 12,5%. Solo Genova, Padova e Brescia, tra le grandi città, hanno fatto aumenti in linea con l’inflazione ma la grande maggioranza, con Roma, Palermo e Bologna tra queste, hanno tariffe ferme a prima della pandemia.
Situazione simile per il trasporto ferroviario locale con aumenti in linea con l’inflazione per Umbria, Liguria e Marche, le altre o non hanno fatto aumenti (Lazio e Sardegna) o solo piccoli ritocchi.
Le tariffe per il trasporto pubblico sono stabilite da decisori pubblici che variano in base alla regione o al comune.
I sindacati, tra cui CGIL, CISL, UIL e Cub Trasporti, chiedono, tra le altre cose, un aumento della dotazione annua del Fondo Nazionale dei Trasporti di 800 milioni per il 2025 (680 milioni in più rispetto ai 120 milioni previsti dalla manovra finanziaria per il 2025) per il rinnovo dei contratti per consentire un adeguamento delle retribuzioni al tasso di inflazione attuale e previsto.