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Lievitano i costi del Ponte sullo Stretto, l’Anac: «Rischio superamento vincoli di spesa Ue»

L’aggiornamento dell’opera a 13,5 miliardi di euro annunciato dall’ad dello Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci. E la Lega presenta un emendamento alla manovra per attingere dal Fondo per lo sviluppo e la coesione oltre 6 miliardi
 |  Trasporti e infrastrutture

«Quest’opera porterà più soldi allo Stato di quanti ne abbia investiti», ha detto Matteo Salvini all’evento “Il ponte sullo Stretto e l’impatto sociale, economico ed ambientale” promosso da Unioncamere. «Tecnicamente non ci sono motivi ostativi per il Ponte, ma in Italia si fa ideologia su tutto, anche sulle opere infrastrutturali», ha aggiunto il ministro dei Trasporti e infrastrutture definendo «surreale» il dibattito in corso. Ma la verità è che non si capisce quanto costi effettivamente costruire il Ponte sullo Stretto di Messina, «motivi ostativi» sono stati forniti in abbondanza da più e più parti, non ultimo per il fatto che manca una certificazione di rischio sismico, e più si va avanti con questa operazione più vengono alla luce nodi da sciogliere.

L’ultimo in ordine di tempo è venuto fuori dopo che l’amministratore delegato dello Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci, a margine di quello stesso convegno ha detto candidamente: «La cifra sulla quale abbiamo ragionato finora è 12 miliardi, che non comprendeva però gli aggiornamenti previsti dalla legge». Dunque? «Noi crediamo che 13,5 miliardi sia il valore aggiornato e stiamo definendo gli accordi con tutti i diversi affidatari – ha aggiunto – stiamo valutando le richieste presentate dai vari enti e Conferenze dei servizi». Questa, ha spiegato, è una fase che «si chiuderà prossimamente». Intanto, ha ribadito, le previsioni fatte fino a non molto tempo fa vanno riviste al rialzo. «Quindi crediamo che 13,5 miliardi sia il valore aggiornato da traguardare».

Parole che però non possono essere lasciate cadere come se niente fosse, perché cambiano un quadro già di per sé decisamente confuso, dopo la decisione del governo di procedere approvando l’opera per parti separate cantierabili e senza un preliminare progetto esecutivo complessivo. 

Già quest’estate, quando in Parlamento si sono svolte le audizioni sul ddl per la conversione in legge del decreto Infrastrutture (dl 89/2024) che con un colpo di mano ha cancellato la deadline del 31 luglio per la presentazione del progetto esecutivo del Ponte, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Giuseppe Busia aveva evidenziato che «serve approvare il progetto esecutivo in modo unitario, senza spezzettarlo in fasi esecutive e naturalmente senza avviare i lavori prima di avere un quadro complessivo dell’opera. Altrimenti la parte pubblica finirebbe per prendere su di sé rischi che non le competono ed i costi potrebbero aumentare oltre il limite fissato dalla normativa europea». 

Quelle parole sono state accolte da Palazzo Chigi e soprattutto dal ministro Salvini con un’alzata di spalle. Ma ora quei 13,5 miliardi a cui fa riferimento l’ad della Stretto di Messina Spa, società del gruppo Anas incaricataprogettare, realizzare e gestire il Ponte, non solo mostrano che l’allarme sulla lievitazione dei costi è fondato, ma anche che l’Italia rischia in questo modo di infrangere precisi vincoli europei. Spiega lo stesso Busia: «Il legislatore ha scelto di non avere il progetto esecutivo complessivo dell’opera, per cui oggi non conosciamo se, come e quanto costerà nel dettaglio tutta l’opera». Una cosa però è già certa, sottolinea il presidente dell’Anac: l’aggiornamento del valore del Ponte annunciato da Ciucci «accresce i rischi» di superare i vincoli europei sulle spese infrastrutturali, che non possono superare il 50% di quanto previsto dal progetto d’appalto originario. 

Un’uscita che costringe lo stesso amministratore delegato della società Stretto di Messina a tornare sulla questione, diffondendo nella serata di ieri questa comunicazione: «Confermo la massima attenzione della Società nei confronti del ruolo di Anac, dei suggerimenti e delle raccomandazioni espresse». Ha quindi aggiunto Ciucci per rendere conto delle sue precedenti esternazioni: «L’importo di 13,5 miliardi conferma le stime contenute nel Def 2023, inoltre il Decreto-legge 35 del 2023, che ha riattivato il progetto del ponte sullo Stretto, richiama espressamente la Direttiva Ue in materia di contratti pubblici e vincoli di spesa dei progetti e, come naturale che sia, le disposizioni contenute saranno rispettate. Il progetto definitivo aggiornato, unitamente al recente parere favorevole espresso dalla Commissione di Via del Mase e al Piano economico Finanziario interamente coperto, saranno sottoposti all’esame del Cipess».

Il rischio di ulteriori rialzi delle spese però resta alto, ed è tanto più elevato se si osservano i movimenti che Salvini e diversi esponenti della Lega stanno compiendo per portare soldi all’opera, proprio in vista del pronunciamento che dovrà effettuare il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ovvero il Cipess a cui fa riferimento lo stesso Ciucci. Movimenti come quello messo in campo dal capogruppo del Carroccio in commissione Bilancio della Camera, Riccardo Molinari, che ha presentato un emendamento alla manovra per veicolare altri 6,1 miliardi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Per consentire l’approvazione del progetto entro il 2024 da parte del Cipess, si legge nel testo, «nelle more dell’individuazione di fonti di finanziamento atte a ridurre l’onere a carico del bilancio dello Stato, è autorizzata la spesa complessiva di 6.962 milioni di euro». A questo scopo, si legge ancora, «è autorizzata la spesa di 6.132 milioni di euro, mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027». Viene inoltre specificato dal leghista Molinari che «si tratta di fondi Fsc aggiuntivi ai 1.600 milioni già prelevati dallo stesso Fondo a Sicilia e Calabria per finanziare il Ponte, come si specifica nel secondo comma dell’emendamento della Lega». Inoltre, «per la realizzazione delle opere connesse alla realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, come individuate dal Cipess sulla base delle proposte trasmesse dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti all’esito della Conferenza di servizi è autorizzata la spesa complessiva di 500 milioni di euro, in ragione di 90 milioni di euro per il 2027, 180 milioni di euro per il 2028, 160 milioni di euro per il 2029, 70 milioni di euro per il 2030».

Due anni dopo, nel 2032, dovrebbe essere aperto il traffico sul ponte. Ma tra spese che non finiscono di lievitare, criticità tecniche che continuano a pesare e progetto esecutivo complessivo che continua a mancare, dire che il condizionale è d’obbligo è dire ancora troppo poco.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.