In Medio Oriente è scoppiata una nuova guerra del petrolio?
Secondo l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (IRGC – i Pasdaran) ha confiscato una petroliera che trasportava carburante di contrabbando nelle acque del Golfo Persico.
Il comandante della seconda zona navale della Marina delle IRGC. il generale Heidar Honarian Mojarrad. ha dichiarato che «Le forze militari hanno sequestrato una petroliera che trasportava di contrabbando 1,5 milioni di litri di gasolio. Il carico di carburante di contrabbando veniva trasportato da una petroliera battente bandiera del Togo. La petroliera è stata confiscata in base a un mandato giudiziario. A bordo della nave, che è stata trasferita al terminal della Bushehr Oil Products Co. per le operazioni di scarico, si trovavano 12 membri dell'equipaggio stranieri».
Il sequestro avviene mentre a il generale di brigata Yahya Saree, portavoce delle forze armate houthi yemenite, ha annunciato a Sana’a che numerosi missili balistici sono stati lanciati verso Eilat, in Isreale e che «Un'operazione navale, aerea e missilistica congiunta ha colpito la nave container staunitense Pumba nel Mar Rosso. Entrambi gli attacchi hanno avuto successo. L'esercito yemenita continuerà ad attaccare Israele finché continuerà l'aggressione al popolo palestinese».
Mentre il governo yemenita di Sana’a pianifica nuovi pesanti attacchi contro il regime israeliano, mentre israele continua ad bombardare in Yemen, Libano e a Gaza e crescono le manifestazioni contro Netanyahu nei territori occupati e la condanna tra l’opinione pubblica dei Paesi arabi per l'attacco con molte vittime e gravi s distruzioni al porto yemenita di Al Hodeida, i media nord-yemeniti accusano Regno Unito e Usa di aver lanciato due attacchi aerei contro il porto di Ras Isa, ituato nella regione di Al-Salif ,nel governatorato di Hajjah, nel nord-ovest dello Yemen, e il vero capo politico dello Yemen a guida Houthi, il segretario generale del movimento sciita Ansarullah (Ansar Allah), Abdul Malik Badr al-Din al-Houthi, ha minacciato il Israele promettendo di estendere la portata delle operazioni yemenite contro obiettivi israeliani dall'Oceano Indiano al Mar Mediterraneo.
L’Escalation che potrebbe portare all’estensione di una guerra che è già regionale è avvenuta dopo che gli Houthi avevano colpito una petroliera e che il 20 luglio gli israeliani avevano bombardato impianti di stoccaggio del petrolio e una centrale elettrica del porto yemenita di Al Hodeida, scatenando un vasto incendio.
Intanto, Hezbollah dice di aver colpito il 21 luglio la città israeliana di Dafna con i razzi Katyusha e in particolare »Le basi militari di Samaqah e Al-Ramtha sulle colline occupate di Kafr Shuba». Il segretario generale degli Hezbollah libanesi, Sayyed Hassan Nasrallah, ha minacciato apertamente Israele: «Se i vostri carri entrano in Libano e nelle sue regioni meridionali, non dovrete preoccuparvi della carenza di carri armati: non ne rimarranno più».
Intervenendo a un incontro convocato da Francia, Regno Unito e Stati Uniti subito dopo l’attacco di droni Houthi contro Tel Aviv, Israele, il 19 luglio, che ha causato un morto e 10 feriti e il contrattacco del 20 luglio di Isreale che ha ucciso almeno 6 persone, ferendone altre 80 e causando danni estesi alle infrastrutture civili, la sottosegretaria generale Onu per gli affari politici e di costruzione della pace, Rosemary DiCarlo, non ha nascosto la sua preoccupazione «Una mossa avventata, un errore di calcolo potrebbero innescare una catastrofe che va ben oltre i confini e, francamente, oltre ogni immaginazione. Questi attacchi e altri recenti attacchi rischiano di provocare un’ulteriore conflagrazione regionale. Questi ultimi sviluppi mostrano il pericolo reale di una devastante escalation a livello regionale. Nello Yemen, i fragili progressi derivanti dalla tregua mediata dall'Onu del 2022 stanno venendo eclissati dalla violenta escalation nella regione. Lunedì l’International Maritime Organization (IMO) ha verificato 42 attacchi Houthi».
La sottosegretaria generale ha ricordato che «L’Israel Defense Forces (IDF) ha dichiarato che gli attacchi in Yemen erano una risposta ai precedenti “attacchi terroristici" degli Houthi contro Israele negli ultimi 9 mesi, che hanno contato più di 200 attacchi aerei contro civili e infrastrutture israeliane», ma ha sottolineato che «Il porto di Hudaydah è un'ancora di salvezza per milioni di persone nello Yemen, che dipende fortemente dalle importazioni di beni essenziali come cibo, medicine e carburante, con la maggior parte di questi beni che arrivano attraverso il porto. E’ essenziale che il porto sia aperto e operativo. Qualsiasi campagna militare nelle sue vicinanze rischia di avere conseguenze devastanti per i civili».
In videoconferenza da Hudaydah, Il maggiore generale Michael Beary, presidente del Redeployment Coordination Committee e a capo dell’UN Mission to Support the Hudaydah Agreement, (UNMHA) ha confermato che «Gli attacchi aerei israeliani avevano preso di mira depositi di carburante, gru, infrastrutture, uffici della polizia militare e una centrale elettrica. Gli incendi continuano a bruciare. Voglio rbadire l' espressione di profonda preoccupazione del Segretario generale circa il rischio di un'ulteriore escalation nella regione. Esorto tutte le parti a dare prova della massima moderazione. La Missione delle Nazioni Unite continuerà a impegnarsi per assolvere al suo mandato, anche tramite l'invio di pattugliamenti regolari del porto e il sostegno alle iniziative di de-escalation».
L'ambasciatore Usa Robert A. Wood ha accusato alcuni membri del Consiglio di sicurezza Onu di dire il falso quando sostengono «Gli Houthi stanno attaccando le navi nel Mar Rosso a sostegno della popolazione di Gaza, ma la verità è che gli Houthi sono terroristi. L'unica risposta appropriata è condannare questi attacchi. Sosteniamo il diritto di Israele a difendersi. Allo stesso tempo, il popolo yemenita sta soffrendo. Data la situazione attuale, il Consiglio deve rispondere, chiedendo conto agli Houthi e all'Iran e deve parlare con una sola voce».
Vassily Nebenzia, rappresentante permanente della Russia, che detiene la presidenza del Consiglio per il mese di luglio, ha ribattuto che quasi ogni giorno chi si oppone alle azioni di Israele a Gaza lancia droni, missili e altri tipi di armi verso Israele, «Tuttavia, la sanguinosa operazione di Israele nella Striscia di Gaza è in corso da quasi 10 mesi e ha già causato la morte di 39.000 innocenti abitanti di Gaza, nonostante la posizione inequivocabile dell’intera comunità internazionale e le decisioni degli organismi internazionali, tra cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'IDF continua la sua brutale pulizia dell'enclave, una delle aree più densamente popolate del mondo. Ora, rischiamo un altro grande conflitto. La via d'uscita dall'attuale crisi è molto chiara a tutti noi. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato e incondizionato a Gaza, nonché del rilascio di tutti gli ostaggi tenuti nell'enclave e dei palestinesi detenuti arbitrariamente».
Il vice rappresentante permanente israeliano Brett Jonathan Miller si è lamentato del fatto che «Dall'inizio dell'attuale guerra a Gaza, Israele ha dovuto difendersi su sette fronti, con l'Iran che sostiene gruppi come Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen. Israele ha deciso di reagire in base al suo diritto all'autodifesa di fronte agli attacchi del 7 ottobre contro di noi. Questo include il porto di Hudaydah in Yemen, che viene utilizzato per scopi terroristici e quindi è un obiettivo legittimo. L'Iran è la testa del serpente; arma, addestra e finanzia gli Houthi e deve essere fermato. Invito il Consiglio a imporre sanzioni, condannare duramente gli Houthi e sostenere il diritto di Israele a difendersi».
Oggi è prevista la riunione mensile del Consigliodi sicurezza Onu dedicata allo Yemen. Alla fine di giugno, il Consigli aveva chiesto ai ribelli Houthi dello Yemen di cessare immediatamente tutti gli attacchi contro le navi mercantili e commerciali nel Mar Rosso. Adottando la risoluzione 2739 , con 12 voti a favore e 3 astensioni (Algeria, Cina e Russia), il Consiglio di sicurezza ha inoltre richiesto al Segretario generale relazioni mensili sulla crisi nel Mar Rosso fino a gennaio dell'anno prossimo. Ma iraniani, yemeniti diversi Pasesi arabi e i loro alleati ribattono ricordando al Consiglio di sicurezza di non essere mai stato in grado di applicare le innumerevoli decisioni dell’Onu che condannano Israele.