Clima e infrastrutture green. Consigli per gli amministratori locali
Conclusa la tornata elettorale amministrativa, con l’incertezza del ballottaggio in 13 comuni capoluogo e un augurio grosso come una casa ai nuovi sindaci con le loro squadre di assessori e ai nuovi consiglieri comunali e di quartiere, al centro delle preoccupazioni ci sono la vita quotidiana di noi cittadini e la gestione delle città negli aspetti ambientali e sociali, la sostenibilità delle scelte soprattutto urbanistiche. Ma la politica locale, regionale e nazionale ha un asset che resta ancora in cerca d’autore: l’adattamento agli effetti del nuovo clima.
Il quadro generale delle governance amministrative mostra, in qualche settore normative che aiutano, in qualche caso risorse tecniche e risorse finanziarie più o meno adeguate, ma in moltissimi casi invece mancanza o carenza di uffici tecnici comunali adeguati e depauperati - che spiegano anche i ritardi nell’attuazione del Pnrr - e anche di risorse per gli investimenti ordinari che servirebbero. Ciò rende molto complicato fare il sindaco o fare l’assessore.
Ecco perché, passata l’inevitabile battaglia politica con scontri locali su valori, ideologie e proposte concrete, sarebbe bene applicare una prima buona regola trasversale all’intero schieramento politico: nei consigli comunali occorre maggior volontà di cooperare per la soluzione dei problemi dei cittadini, e nelle giunte comunali servono visione, forti competenze tecniche e capacità di saper programmare, di far progettare per investire e per aprire cantieri utili anche per i cittadini di domani. E oggi serve soprattutto uno sguardo lungo sulle dinamiche urbane, e una attenzione tecnicamente fondata ai megatrend economici, sociali e ambientali.
Uno dei megatrend che oggi ha un elevatissimo impatto sulle città e, per alcuni versi, lo avrà in maniera imprevedibile nelle città di domani per tempistica, modalità e intensità, è il cambiamento climatico. Il fenomeno è in atto e colpisce. La temperatura media globale dell'aria superficiale è aumentata di quasi 1,3°C rispetto all'era preindustriale, e le medie degli ultimi 5 anni sono le più alte, o tra le più alte, mai registrate, soprattutto in aree urbane. L'aumento della temperatura è maggiore sulla terraferma rispetto alla superficie marina, e in Europa l'aumento è stato di circa 1°C superiore alla media del globo. La NASA ci dice oggi che livello oceanico e marino in tutto il mondo sta crescendo e, nel complesso, è aumentato di circa 10 centimetri dal 1993 al 2023! Inutile aggiungere altro.
Un sindaco che ha nel cuore la sua città, i suoi cittadini, gli ecosistemi urbani, la qualità della vita, la salute, il futuro e le economie del futuro, deve inserire nelle priorità di governo e mettere in atto fin da subito e il più possibile le due misure prospettate nell’accordo della Cop21 di Parigi del 12 dicembre del 2015 e ribadite da allora in ogni Conferenza mondiale dalla comunità scientifica. Sono le due direttrici fondamentali per le difese climatiche: la mitigazione delle emissioni di gas serra e l’adattamento alle nuove condizioni climatiche.
Devono diventare due strategiche azioni programmatiche anche locali, ma con una differenza fondamentale. Nel caso della mitigazione, occorre agire sul piano globale e il ruolo dell’Europa e dell’Italia è significativo ma quantitativamente limitato rispettivamente a circa l’8% e lo 0,8% di emissioni complessive. Invece, nel caso dell’adattamento, è fortissimo l’agire localmente e a livello regionale e nazionale. È questo il “compito” più vicino alle competenze e al ruolo politico e istituzionale dei sindaci.
Allora, cari sindaci, quanto sarebbe bello e utile se tutti voi, e tutti insieme aldilà delle appartenenze politiche, riusciste a chiedere con forza e a imporre lo sblocco immediato del “Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici” redatto nel 2015 e ripreso e aggiornato dall’attuale Governo e adottato dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Contiene analisi e traccia molte linee di intervento. Ma di fatto non è un Piano, in quanto manca una governance integrata. E basta l’elenco dei settori coinvolti dal cambiamento climatico per capire che occorre una gestione corale che parta dal Governo e attraversi i singoli Ministeri per affrontare il complesso delle azioni e le loro interrelazioni. Manca l’indispensabile e previsto Piano finanziario, con l’appostamento di risorse dedicate.
Questo Piano, cari amministratori locali, è il vero vostro punto di riferimento per avviare l’adattamento, ed è perfettamente integrabile con altri piani e fondi comunali, regionali, nazionali a partire dal PNRR, e con il Green Deal europeo. Ma se resta nel cassetto del Ministero, si resta appesi ai tanti discorsi sull’adattamento necessario a scala locale. Per questo, occorre da subito il vostro forte e unitario pressing per farlo sbloccare.
Sarebbe poi interessante se, in ognuno dei 7904 comuni italiani, ci fosse un “Piano comunale per l’adattamento ai cambiamento climatico”, per linee di indirizzo e con le ricadute operative più urgenti e più fattibili realizzabili anche utilizzando bene le risorse comunali e regionali o anche di privati. E sarebbe bello se ogni comune italiano o un insieme di comuni di area vasta avessero un ufficio in grado di poter coordinare questo nuovo Piano con tutti i settori e i soggetti coinvolti e da coinvolgere - scientifici, istituzionali, tecnici, privati -, di relazionarsi con Regioni e Ministeri e anche con la Commissione e il Parlamento europeo per intercettare e utilizzare fondi.
Ecco, questo è un primo passo. Indispensabile. Proseguiremo con analisi e indicazioni utili per aumentare la prevenzione dai grandi rischi naturali, problemi legati all’acqua - “troppa” o “troppo poca“ - all’aumento del calore in città, all’innalzamento del livello del mare e della frequenza, intensità e estensione di eventi meteo estremi o di incendi, alle opportunità delle nuove energie rinnovabili o geotermiche a bassa entalpia e di comunità resilienti ai rischi idrogeologici, ben organizzate nella gestione dei servizi pubblici locali come delle emergenze attraverso l’uso di tecnologie innovative utili anche nella formazione e nella comunicazione ai cittadini.