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Il report dell’European environment agency

Nell’Ue in un anno oltre 130 Kg di rifiuti alimentari a testa, perdite complessive per 132 miliardi

L’Eea: «Necessarie misure più efficaci contro gli sprechi, che sono responsabili per il 16% delle emissioni totali di gas serra del sistema alimentare comunitario»
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Tra il 2010 e il 2022, la quantità di rifiuti prodotti nell’Ue è costantemente aumentata, sebbene in misura notevolmente inferiore rispetto all'aumento dei livelli dell’economia. Più precisamente, la quantità di rifiuti prodotti divisa per la produzione economica dell’Ue è diminuita del 13%, con la maggior parte della riduzione tra il 2020 e il 2022. Tuttavia, c'è ancora molto da fare per migliorare la situazione.

Secondo il rapporto appena pubblicato dell’Agenzia europea dell’ambiente (European environmental agency – Eea) con il titolo “Preventing waste in Europe - Progress and challenges, with a focus on food waste” (Prevenire i rifiuti in Europa - Progressi e sfide, con particolare attenzione ai rifiuti alimentari), nel 2022 nell’Unione europea sono stati generati circa 132 chilogrammi di rifiuti alimentari per persona, pari a poco più di 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, con un elevato impatto ambientale ed economico.

Dal report, in particolare, emerge che le politiche di prevenzione dei rifiuti sono interconnesse con altre aree politiche, evidenziando così la necessità di un approccio sistemico. Ad esempio, le misure politiche legate al clima, piuttosto che alla prevenzione dei rifiuti, hanno contribuito in modo significativo alla riduzione dei rifiuti da combustione. D'altra parte, la prevenzione dei rifiuti ha un potenziale significativo per mitigare gli impatti sul clima, in quanto porta a una riduzione delle emissioni di gas serra lungo l'intera catena del valore dei prodotti. Inoltre, la prevenzione dei rifiuti solidi urbani non riciclabili può contribuire a raggiungere gli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti urbani.

L’Eea sottolinea però il fatto che le misure dei programmi nazionali di prevenzione nell’eccesso di produzione di rifiuti in Europa si basano ancora prevalentemente su strumenti politici non vincolanti, come iniziative volontarie, accordi e campagne informative. Nonostante il legame tra la produzione di rifiuti e la crescita economica, gli strumenti basati sul mercato rimangono sottoutilizzati, rappresentando solo il 6% del totale degli strumenti politici, insieme alla responsabilità estesa del produttore, pari al 2%.

Per accelerare i progressi, l'Ue è prossima all'adozione di due obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti alimentari che gli Stati membri dovranno raggiungere nel 2030. Si tratta di una riduzione del 10% dei rifiuti alimentari nelle fasi di lavorazione e produzione e di una riduzione del 30% pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumo. 

Il rapporto sottolinea inoltre che le strategie di prevenzione dei rifiuti dovrebbero essere meglio integrate nelle politiche e nelle misure per il clima e la biodiversità, sostenendo che la riduzione dei rifiuti alimentari può ridurre le emissioni di gas serra, nonché la terra, l'acqua e i materiali utilizzati nella produzione di alimenti.  Gli Stati membri dovrebbero inoltre seguire le indicazioni della cosiddetta “gerarchia dell'uso degli alimenti”, che pone l'accento sull'uso e sul riutilizzo più efficiente dei prodotti alimentari. Ad esempio, le eccedenze alimentari dovrebbero essere donate o trasformate in mangimi per animali. 

Lo spreco alimentare, si legge nel focus dedicato a questo settore, rimane decisamente alto ed è stato difficile ridurlo o prevenirlo lungo l'intera catena del sistema alimentare, ovvero dalla produzione, alla lavorazione e alla produzione fino alla vendita al dettaglio, ai servizi alimentari e alle famiglie, il che suggerisce che le misure di prevenzione devono essere intensificate.

Lo spreco alimentare è infatti responsabile di circa il 16% delle emissioni totali di gas serra del sistema alimentare dell'Ue. Secondo la Commissione europea, le perdite economiche sono stimate in 132 miliardi di euro all'anno a causa del cibo buttato via. Sprecare cibo significa sprecare anche tutte le risorse necessarie per la sua produzione, come il suolo, l'acqua e l'energia.

Inoltre, l'onere ambientale della produzione alimentare - come l'elevato apporto di pesticidi chimici necessari per garantire una produzione alimentare stabile ed efficiente - è ancora più problematico, poiché questi impatti nocivi sul suolo, sull'acqua e sull'aria si verificano senza che il cibo venga mai utilizzato. Il cibo non consumato minaccia dunque inutilmente anche la biodiversità. L'agricoltura, guidata da pratiche di produzione alimentare non sostenibili, rimane la principale causa di perdita di biodiversità, mettendo in pericolo migliaia di specie.

Tra l’altro, gli Stati membri dell'Ue sono tenuti a valutare i loro programmi di prevenzione dei rifiuti ogni sei anni, ma questo processo è spesso incoerente o manca di trasparenza. Ciò, sottolinea l’Agenzia europea dell’ambiente, rende difficile valutare l'efficacia di queste politiche. Inoltre, le informazioni sull'impatto previsto di misure specifiche, sull'efficacia degli strumenti politici e sulle risorse stanziate a livello nazionale sono limitate.

Nel report appena pubblicato si riconosce però che gli Stati membri dell'Ue stanno attuando misure per prevenire lo spreco alimentare. Il 62% delle iniziative di prevenzione alla fonte si concentra sulla sensibilizzazione e sulle iniziative educative. Le misure basate sul mercato (4%) e gli interventi normativi (1%) sono meno utilizzati per promuovere la prevenzione alla fonte. Sebbene sia possibile migliorare la raccolta dei dati, la rendicontazione obbligatoria della produzione di rifiuti alimentari nell'Ue sta migliorando, su questo fronte. Dati affidabili, sottolinea l’Eea, sono fondamentali per consentire agli Stati membri di raggiungere gli obiettivi di riduzione dei rifiuti alimentari proposti dall'Ue.

Redazione Greenreport

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