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Gli esperti evidenziano il ruolo del clima nel favorire simili disastri

Aria secca e forti venti provocano un devastante incendio nell’area di Los Angeles

Ordine di evacuazione per 30 mila persone, allarme rosso esteso a milioni di residenti della California meridionale
 |  Prevenzione rischi naturali

Un devastante incendio sta colpendo l’area di Los Angeles, costringendo oltre 30 mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni e allontanarsi il più in fretta possibile. Da ieri sera alle 19.30 ora italiana sono bruciati una dozzina di kilometri quadrati, ma l’emergenza è tutt’altro che alle spalle, tant’è vero che ora l’allarme rosso è stato esteso anche a milioni di persone residenti nella California meridionale. 

Il Paese non è nuovo a simili catastrofi, che anzi un recente studio delle università californiane ha collegato ai blackout e agli aumenti dei costi dell’elettricità di questo Stato, e far aumentare i danni questa volta c’è stata una combinazione determinata da aria asciutta e forti venti, che ha alimentato le fiamme in modo devastante. 

I centri più colpiti sono stati finora Pacific Palisades, Eaton Canyon, a nord-est di Pasadena, ma si teme per quel che potrà ancora succedere nelle prossime ore a causa delle forti raffiche di vento. Il numero di case e aziende nell'area di Los Angeles che sono rimaste senza energia elettrica ha superato quota 220 mila. Qui risiedono molte celebrità del cinema e della musica statunitensi e anche l’abitazione di Kamala Harris si trova qui. «Prego per i nostri concittadini californiani che hanno abbandonato le loro case», ha detto la sfidante di Trump in una dichiarazione. «Siamo profondamente grati agli eroici primi soccorritori che stanno rischiando la propria sicurezza per combattere le fiamme e aiutare a mantenere le comunità al sicuro».

Si cerca di capire cosa abbia determinato la prima scintilla che ha innescato il devastante incendio, ma è fin d’ora chiaro che il clima secco e la tempesta di vento sono alla base del disastro. Non a caso più di un’indagine scientifica segnala il ruolo giocato in simili drammatici eventi dalla crisi climatica. Che il riscaldamento globale abbia reso più estrema la stagione degli incendi 2023-24 è stato ben evidenziato dallo State of Wildfires report diffuso la scorsa estate. I mega incendi boschivi che senza precedenti hanno colpito il Canada e in alcune parti dell’Amazzonia, si legge in quel rapporto, che però prende in considerazione quanto avvenuto in Cile, Hawaii, Grecia, «sono stati almeno tre volte più probabili a causa del cambiamento climatico e hanno contribuito a livelli elevati di emissioni di COderivanti dagli incendi a livello globale».

E anche il nostro Cnr ha segnalato come le variazioni climatiche influenzino gli incendi. «Sebbene spesso siano le attività umane, intenzionali o accidentali, a innescare gli incendi, è il clima a determinarne la portata», è il dato alla base di uno studio internazionale a cui ha partecipato l’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Igg). «Una volta divampate, le fiamme bruciano un’area che dipende dalle condizioni meteorologiche durante l’incendio, come la presenza di forte vento, ma anche da altri due fattori cruciali: la disponibilità di combustibile, come legna e vegetazione secca, e l’efficacia delle misure di prevenzione e controllo. Lo studio, condotto su scala globale, mette infatti in evidenza che lo stato e la quantità di combustibile sono strettamente legati alle condizioni climatiche dell’area interessata dagli incendi».

Redazione Greenreport

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