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In oltre 100 giorni soddisfatto il fabbisogno nazionale con energia pulita

La California è andata avanti con il 100% di rinnovabili senza subire blackout

Uno studio di ricercatori delle università Stanford e Berkeley ha dimostrato che l’aumento delle bollette nel Paese è stato causato da incendi ed elevato prezzo del gas e che, in generale, in nazioni con alta percentuale di eolico e solare l’elettricità costa meno
 |  Nuove energie

California dreamin’ cantavano negli anni Sessanta The Mamas & the Mapas. E oggi sono in molti a guardare alla California come a una realtà da sogno, per quel che riguarda le rinnovabili: ci sono quelli che ne esaltano la capacità di soddisfare già il 100% della domanda di elettricità in decine e decine di giorni grazie agli impianti eolici e soprattutto fotovoltaici installati e ci sono quelli che, all’opposto, obiettano che questa spinta sulle energie pulite è in realtà un incubo, perché causa l’aumento dei costi delle bollette e anche fastidiosi blackout. Ora, a smentire questo secondo gruppo, arriva un accurato studio pubblicato sulla rivista Renewable Energy dal quale emerge che la variabilità di sole e vento non ha causato problemi di sorta alla rete di questo Stato, anzi. «Questo articolo utilizza i dati della quinta economia mondiale – viene spiegato nell’abstract – per dimostrare che non si sono verificati blackout quando l’offerta di energia elettrica da vento-acqua-solare ha superato il 100% della domanda sulla rete principale della California per un periodo record di 98 giorni su 116, dalla fine dell’inverno all’inizio dell’estate 2024, per una media (massima) di 4,84 (10,1) ore al giorno». 

Il record di 100% del fabbisogno in 100 giorni è stato raggiunto alla fine dello scorso luglio, ma interesse degli autori dell’articolo, tutti ricercatori delle università di Stanford e di Berkeley, non è tanto la cifra tonda, il dato in sé, che tra l’altro appariva scontato già in primavera, quando per la prima volta la California ha soddisfatto in alcuni momenti della giornata per periodi più o meno estesi (da una quindicina di minuti fino a 6 ore) il 100% del fabbisogno per 30 giorni su 38, ma dimostrare che nonostante questo gli utenti finali non hanno risentito del cambio di paradigma fossile né dal punto di vista economico né da quello della disponibilità di elettricità. E c’è stato un gran guadagno, invece, in termini di tutela ambientale e di contrasto alla crisi climatica. «Rispetto allo stesso periodo del 2023 – segnalano infatti gli autori dello studio – la produzione di energia solare, eolica e di batterie nel 2024 è aumentata rispettivamente del 31%, dell’8% e del 105%, riducendo il consumo di gas fossile di circa il 40%». Fondamentali sono stati infatti proprio i sistemi di accumulo, oltre che i nuovi impianti eolici e fotovoltaici installati. «Le batterie, che hanno spostato l’eccesso di energia solare verso la notte, hanno fornito fino a circa il 12% della domanda notturna». Una risposta alla classica obiezione di chi guarda con sfavore alle rinnovabili: e di notte? La conclusione dei ricercatori: «Il solare e l’eolico non sono la causa degli alti prezzi dell’elettricità in California. Al contrario, la maggior parte degli Stati con quote più elevate di domanda soddisfatte dal solare, eolico e idrico registrano prezzi dell’elettricità più bassi. Pertanto, i dati supportano i modelli: una grande rete affidabile dominata dal vento-acqua-solare appare fattibile».

Quanto ai prezzi alti delle bollette, lo studio uscito dalle università californiane dimostra che ciò non ha a che vedere con le rinnovabili, bensì con due fattori ben precisi: il primo comune a molti Paesi e uno riguardante in modo specifico la California. Ovvero, il costo elevato del gas (prima causa) e il verificarsi (seconda causa delle bollette salate dell’elettricità) di devastanti incendi avvenuti in questo Stato. «Le utility hanno scaricato sui clienti i costi degli incendi causati da scintille lungo le linee di trasmissione, i costi di interramento delle linee di trasmissione per ridurre tali incendi e altri costi di mitigazione legati agli incendi. Le utility hanno inoltre trasferito ai clienti i costi dei disastri del gas di San Bruno e Aliso Canyon, i costi di adeguamento delle tubature del gas dopo San Bruno e i costi per mantenere aperta una centrale nucleare obsoleta, Diablo Canyon. Infine, i costi di trasmissione e distribuzione stanno aumentando più rapidamente dell’inflazione».

Mark Jacobson, professore di ingegneria civile e ambientale alla Stanford University e autore principale della ricerca, ha spiegato alla rivista Pv magazine che chi individua nella transizione energetica la causa dell’aumento delle bollette è totalmente fuori strada e che «senza le energie rinnovabili, i prezzi sarebbero stati più alti»: «In effetti, 10 degli 11 stati degli Stati Uniti con frazioni più elevate della loro domanda alimentata da energie rinnovabili hanno i prezzi dell’elettricità statunitensi tra i più bassi. Invece, in California, il prezzo spot dell’elettricità è sceso di oltre il 50% durante il periodo di interesse tra il 2023 e il 2024, indicando che era più facile abbinare la domanda con l’offerta mediante l’aumento delle energie rinnovabili e delle batterie nel 2024».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.