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Elettricità, l’Italia può puntare al 100% da rinnovabili nel 2050 e pagare 52 euro al MWh
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L’Italia non solo può soddisfare entro il 2050 il 100% del suo fabbisogno energetico grazie alle rinnovabili, ma il raggiungimento di questo obiettivo ci consentirebbe di pagare l’energia elettrica 52 euro al MWh, facendo registrare un ingente risparmio rispetto ai 108 euro al MWh del 2024, i 127 del 2023 e i 304 del 2022, quando l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina ha fatto schizzare i prezzi di gas e petrolio.
A dimostrare la fattibilità di una totale decarbonizzazione del settore produttivo energetico è un’analisi condotta da ricercatori della Sapienza appena pubblicata dalla rivista scientifica Energy. Il titolo del lavoro è “100% renewable energy Italy: A vision to achieve full energy system decarbonisation by 2050” (“Italia al 100% di energia rinnovabile: una visione per raggiungere la completa decarbonizzazione del sistema energetico entro il 2050”) e a firmarla sono Lorenzo Mario Pastore e Livio de Santoli.
Nel testo si sottolinea che il 90% della produzione di energia elettrica può provenire da fonti rinnovabili variabili e si sottolineano le soluzioni per intervenire anche in settori in cui le missioni sono più difficili da abbattere, compreso quello dei trasporti, per il quale si indicano come ipotesi da perseguire l’applicazione di tecnologie legate all’idrogeno, biocarburanti ed elettrificazione. Come spiega Pastore sul sito pv magazine Italia, «abbiamo preso in considerazione la possibilità di spostare alcuni carichi elettrici, principalmente per le strategie di ricarica dei veicoli elettrici. Tale strategia risulta estremamente efficace sia in termini tecnici che economici». Più in generale, il ricercatore della Sapienza dice che secondo il modello sviluppato nell’indagine, «il costo complessivo della generazione risulta uguale a 44 €/MWh. Considerando anche il costo dello storage elettrico, si arriva a 52 €/MWh complessivi. Valore paragonabile ai dati storici del Pun e inferiore ai prezzi degli ultimi anni in cui la crisi energetica ha aumentato il prezzo dell’energia elettrica. Su questo argomento, è in pubblicazione un ulteriore articolo che si concentra sugli aspetti socio-economici della transizione energetica».
La previsione che citano i ricercatori sulla base dei loro calcoli è di 200 GW di fotovoltaico installato al 2050, quasi 300 TWh all’anno di generazione da fotovoltaico. «Nello scenario preferibile, abbiamo circa 210 GW di fotovoltaico, 115 GW di eolico onshore e 55 GW di eolico offshore – spiega sempre Pastore al sito specializzato sul fotovoltaico – È necessario avere una buona diversificazione tra le 3 fonti non programmabili e non avere una sola fonte, in quanto si avrebbe una concentrazione della generazione nelle stesse ore del giorno e negli stessi mesi dell’anno. Quindi un mix ottimale tra eolico e fotovoltaico è necessario per minimizzare gli eccessi critici e garantire la stabilità del sistema». Altrettanto importante sarà però dedicare la necessaria attenzione allo stoccaggio e dunque alla produzione di batterie sempre più efficienti. «È cruciale non limitare l’analisi ad una singola forma di storage. In un sistema decarbonizzato è necessario sfruttare la conversione di elettricità in vettore termico per bilanciare parte della generazione. Inoltre le batterie elettriche non stazionarie che troveremo sui veicoli elettrici ci forniranno una grande possibilità per accumulare l’energia elettrica nei momenti di picco e per bilanciare la rete nei momenti di necessità. La conversione di elettricità in idrogeno, infine, ci fornirà una forma di accumulo di lungo periodo per lo stoccaggio stagionale, estremamente necessario vista la grande capacità installata di fotovoltaico».
Per quanto riguarda il settore riscaldamento ambienti, che insieme a quello trasporti è in Italia tra i principali emettitori di gas serra, il ricercatore della Sapienza indica come strategia migliore quella centrata nell’elettrificazione attraverso pompe di calore e nel teleriscaldamento, che nell’analisi è stato considerato alimentato anche da calore di scarto industriale. Aggiunge Pastore. «Trasformare radicalmente il sistema energetico in 25 anni significa mobilitare una enorme quantità di investimenti con un potenziale impatto socio-economico. La decarbonizzazione è un’opportunità per creare posti di lavoro e ridurre i costi dell’energia, ma affinché la transizione rappresenti per noi cittadini dei benefici e non dei costi è necessario pianificare gli investimenti, la politica industriale, la formazione e lo sviluppo di nuove competenze».
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