
A gennaio installati in Italia soli 421 MW di impianti rinnovabili, in calo del 39% rispetto al 2024

Mentre cresce di giorno in giorno l’urgenza di installare rapidamente nuovi impianti rinnovabili per abbassare le bollette – riconosciuta ormai dall’Arera al Rse alla confindustriale Elettricità futura, ben al di là dai confini ambientalisti –, nell’Italia del Governo Meloni frenano le nuove installazioni.
A confermarlo è il nuovo rapporto mensile di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, la quale informa che a gennaio sono entrati in esercizio +421 MW di impianti rinnovabili a fronte dei +266 MW registrati nel gennaio 2024: un crollo del 39%, accusato dal fotovoltaico (419 MW, -36%) e ancor più dall’eolico, praticamente azzerato (2 MW, -95%).
Risultato? A gennaio le fonti rinnovabili «hanno coperto il 31,9% della domanda elettrica (era il 33,8% a gennaio 2024). In aumento la fonte termoelettrica (+11,5%), in flessione tutte le altre, come conseguenza di un minore apporto naturale: eolica -8,7%, idrica -5,1%, geotermica -1,1% e fotovoltaica -0,5%», sintetizzano da Terna. Il tutto dopo un 2024 che ha visto crescere di +7,48 GW la potenza rinnovabili in esercizio, a fronte dei circa +12 GW/anno necessari a traguardare gli obiettivi 2030.
In frenato anche il mercato degli accumuli: a gennaio 2025 la potenza nominale degli accumuli in esercizio è aumentata di 136 MW, mentre nello stesso periodo del 2024 l’incremento era stato di 184 MW, registrando pertanto una riduzione pari a 48 MW (-26%). La capacità utilizzabile massima degli accumuli in esercizio è invece aumentata di 278 MWh, mentre nello stesso periodo del 2024 l’incremento era stato di 450 MWh, registrando pertanto una riduzione pari a 171 MWh (-38%).
Allargando il quadro d’osservazione dalle rinnovabili all’intero comparto elettrico, Terna informa che a gennaio la domanda nazionale è stata pari a 26,9 miliardi di kWh (+1% rispetto allo stesso mese del 2024), a fronte di una temperatura media mensile pressoché invariata (ma superiore alla media degli ultimi dieci anni di circa 1,4°C), mentre la produzione nazionale netta è risultata pari a 22,2 miliardi di kWh.
L’indice Imcei elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali delle imprese cosiddette ‘energivore’, ha fatto registrare una diminuzione del 2,4% rispetto a gennaio 2024. In particolare, positivi i comparti meccanica e alimentari; in diminuzione, invece, metalli non ferrosi, mezzi di trasporto, chimica, cemento calce e gesso, ceramiche e vetrarie e cartaria.
L’indice Imser (Indice mensile dei servizi), che Terna pubblica sulla base dei dati mensili forniti da alcuni gestori di rete di distribuzione (E-Distribuzione, Unareti, A-Reti, Edyna e Deval) e che viene presentato in differita di due mesi rispetto ai dati dei consumi elettrici e industriali, registra per il mese di novembre una variazione leggermente positiva: +0,9% rispetto a novembre 2023.
