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Sospendere il mercato della CO2 per abbassare le bollette? Greenpeace: «Ennesima decisione del Governo Meloni dannosa e inefficace»

Abbate: «I cittadini spagnoli pagano il 40% in meno rispetto a noi italiani perché il 60% della loro elettricità arriva da fonti rinnovabili, l’Italia invece continua a voler investire in gas e petrolio»
 |  Nuove energie

Dopo cali della produzione industriale per 23 mesi consecutivi e aver registrato la presenza delle bollette più alte d’Europa, il Governo Meloni sembra voler iniziare a prendere di petto il problema del caro energia. Sul come, grande è la confusione sotto al cielo.

La proposta avanzata nelle scorse settimane dal responsabile Energia di Fratelli d’Italia (FdI) alla Camera, Riccardo Zucconi – come emendamento al Dl Emergenze – richiama il meccanismo Maver delineato da Confindustria tre anni fa, per incoraggiare il disaccoppiamento tra prezzo dell’elettricità e gas, facendo leva sulla maggiore economicità delle fonti rinnovabili.

Ieri in Senato, durante le interrogazioni a risposta immediata, il ministro Giorgetti ha aggiunto che «l'andamento dei prezzi dell'energia, in particolare delle bollette, non dipende dal comportamento del Governo ma, al contrario, da fattori totalmente estranei, da dinamiche che talvolta hanno anche caratteristiche speculative e su cui l'attenzione dell'Esecutivo in questo momento è massima. In questo senso, nelle prossime settimane dovrà essere assunto un provvedimento con riferimento a queste dinamiche dei prezzi».

In merito alla natura del «provvedimento» in questione, si ventila l’ipotesi di sospendere la cosiddetta “tassa sulle emissioni di CO2”, ovvero il meccanismo del mercato europeo delle emissioni di gas serra (Eu Ets), che da vent’anni è uno tra i principali strumenti che il Vecchio continente ha messo in campo per lottare contro la crisi climatica, peraltro con risultati incoraggianti avendo raggiunto oggi quota 84 euro a tonnellata emessa.

Da quando è entrato in vigore, l’Ets ha contribuito a ridurre le emissioni CO2 del settore elettrico e delle grandi industrie di circa il 37%, e al contempo ha contribuito a evitare costi sanitari quantificati nell’ordine di oltre 100 miliardi di euro; per questo è l’Ets è diventato un modello da imitare per molti altri Paesi nel mondo, ma anche in Europa è pronto a cambiare pelle di nuovo: da quest’anno anche il comparto marittimo è stato incluso nell’Eu Ets, mentre l’edilizia e il settore dei trasporti entreranno a far parte del cosiddetto Ets2 dal 2027. E da questo fronte arriveranno anche nuovi fondi per alimentare la sostenibilità sociale della transizione ecologica.

Il funzionamento dell’Ets è semplice, e si basa sul principio del “cap and trade”. Annualmente viene fissato un tetto che stabilisce la quantità massima che può essere emessa dagli impianti che rientrano nel sistema, ed entro questo limite le imprese possono acquistare o vendere quote in base alle loro esigenze. Una quota dà al suo titolare il diritto di emettere una tonnellata di CO2: le imprese che non ricevono quote di emissione a titolo gratuito o dove le quote ricevute non sono sufficienti a coprire le emissioni prodotte devono acquistare le quote di emissione all’asta o da altre imprese. Viceversa, chi ha quote di emissioni in eccesso rispetto alle emissioni prodotte, può venderle, stimolando l’innovazione e la competitività. Il gettito dell’Ets viene dunque già oggi messo in disponibilità dei singoli Stati, che sono chiamati a investirne almeno il 50% per azioni legate al clima e alla transizione ecologica.

Non è chiaro come il Governo possa slegarsi da un meccanismo di questo tipo senza un via libera preventivo da parte dell’Ue, ma in ogni caso «se dovessero risultare veritieri i rumors su una eventuale sospensione della cosiddetta “tassa sulle emissioni di CO2, ci troveremmo davanti – spiega Simona Abbate per Greenpeace Italia – all’ennesima decisione del Governo Meloni dannosa per il clima del pianeta, nonché inefficace per calmierare il prezzo delle bollette energetiche che sta tornando a gravare pesantemente su famiglie e imprese. Per affrontare davvero il problema alla radice e alleggerire le bollette di cittadine e cittadini, bisognerebbe invece investire nelle rinnovabili, disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas, incentivare l’efficienza energetica e tassare gli extraprofitti sui combustibili fossili».

Nel merito, l’associazione ambientalista ricorda che anche il report realizzato da Draghi sulla competitività dell’Ue sottolinea come l’Italia sia il Paese europeo che più dipende dal gas per definire il prezzo dell’elettricità – quasi il 90% delle volte – lasciando il costo dell’elettricità in balia della speculazione e delle crisi geopolitiche. Come conseguenza, i cittadini italiani pagano le bollette più care d’Europa, perché il prezzo viene definito in base a quello volatile del gas, spesso legato a mosse speculative e a imprevedibili dinamiche geopolitiche internazionali. 

«I cittadini spagnoli pagano il 40% in meno rispetto a noi italiani perché il 60% della loro elettricità arriva da fonti rinnovabili – continua Abbate – L’Italia invece continua a voler investire in gas e petrolio, per poi affannarsi a trovare soluzioni inefficaci per domare prezzi fuori controllo. Dobbiamo invece puntare su eolico e solare, risorse abbondanti nel nostro Paese, non solo per abbassare le bollette, ma anche per garantirci sicurezza energetica e rispettare gli impegni dell’Accordo sul clima di Parigi».

Sul fronte interno, infine, il ministro Giorgetti ha chiuso il suo intervento in Senato aggiungendo che «un'onesta riflessione su cosa abbia significato il passaggio al libero mercato per gli utenti del mercato domestico dell'elettricità debba essere fatta». Nel merito risponde l’europarlamentare e responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale, Annalisa Corrado, dichiarando «ben svegliato, caro ministro! È un anno e mezzo che ripetiamo senza sosta che il passaggio al libero mercato per l’elettricità avrebbe avuto conseguenze disastrose sulle bollette degli italiani. Ora chi risarcirà consumatori e imprese di questo disastro? Il lavoro di questo Governo non può essere definito altrimenti. Chiediamo a gran voce che venga finalmente presa in considerazione la nostra proposta di riforma sull’Acquirente unico. È prioritario proteggere da subito i clienti vulnerabili: questa proposta permetterebbe finalmente di creare uno scudo dalle speculazioni, facendo penetrare in bolletta i benefici del basso costo delle fonti rinnovabili».

Redazione Greenreport

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