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Continua a crescere il costo dell’elettricità, in Italia le bollette più alte d’Europa
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Nell’ultimo anno il prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità in Italia, ovvero il Prezzo unico nazionale (Pun) calcolato sul Mercato del giorno prima (Mgp) della Borsa elettrica, è arrivato a quota a 108,52 €/MWh e continua a crescere: a gennaio è salito a 143 €/MWh, nella prima decina di giorni di febbraio a 154 €/MWh.
A trainare la risalita è ancora una volta il prezzo del gas. Non che sia una sorpresa: «Nel 2022, all'apice della crisi energetica, il gas naturale ha fissato il prezzo per il 63% del tempo, pur rappresentando solo il 20% del mix elettrico dell'Ue», spiega nel merito il rapporto Draghi sulla competitività. E in Italia il legame è ancora più marcato, dato che quei dati sono rispettivamente attorno a 90% e 40%.
Il Pun si forma infatti secondo il criterio del prezzo marginale. Ovvero, individuate le necessità della domanda elettrica per un determinato orario del giorno, ogni produttore indica quanta elettricità può offrire, ed entrano nel pacchetto le offerte più economiche necessarie per arrivare a coprire tutta la domanda. Il nodo del problema sta nel fatto che tutti gli impianti vengono però remunerati al prezzo dell’impianto più costoso tra quello selezionati nel Mgp. E nel caso italiano, l’impianto più costoso è quasi sempre alimentato a gas. Un meccanismo che aggrava di molto le bollette nazionali,
Come riporta oggi il Sole 24 Ore, il prezzo all’ingrosso dell’elettricità italiana è cresciuto del 44% a gennaio 2025 rispetto all’inizio dell’anno scorso, con una media dell’intero 2024 a 108 €/MWh, quando nei dieci anni pre-Covid (e pre-invasione dell’Ucraina da parte di Putin, col conseguente progressivo abbandono dell’economico gas russo) oscillava tra 42 e 75 euro €/MWh.
Risultato? «Comparando le medie di gennaio 2025 – argomenta il giornale di Confindustria – il nostro Paese registra valori all’ingrosso superiori del 25% rispetto a quelli tedeschi, del 40% rispetto a quelli francesi, del 48% rispetto a quelli spagnoli e addirittura del 226% rispetto a quelli della Scandinavia».
Che fare? «Disaccoppiare i prezzi delle rinnovabili da quello del gas richiede che l’energia prodotta da queste fonti venga “catturata” da contratti a termine (Cfd o Ppa) prima di esser collocata nel mercato giornaliero», come già spiegato dal presidente dell’Arera, Stefano Besseghini.
Anche con un mercato elettrico imperfetto, la progressione delle rinnovabili può garantire enormi risparmi: negli ultimi 4 anni l’extra-costo in bolletta per le famiglie italiane rispetto a Spagna e Portogallo, dove invece le rinnovabili corrono, si stima arrivi a 74 miliardi di euro.
Dall’inizio di quest’anno, inoltre, il Pun è stato sostituito da sette prezzi zonali, delimitate dalle capacità d’interconnessione – nord, centro-nord, centro-sud, sud, Calabria, Sicilia, Sardegna – con la media nazionale rappresentata dal Pun Index Gme. Questo nuovo assetto, finito il periodo transitorio che dovrebbe concludersi al termine del 2025, permetterà alle zone che godono di maggiori impianti rinnovabili sul territorio bollette più basse, facendo emergere così almeno un po’ della loro economicità.
Ma perché i risparmi arrivino, servono abbastanza impianti da spiazzare il contributo del gas; su questo fronte l’Italia continua ad avanzare lentamente, con +7,48 GW entrati in esercizio nel 2024 contro i circa +12 GW necessari a traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.
«L'Italia è ufficialmente il Paese europeo con le bollette più alte – commenta nel merito Annalisa Corrado, europarlamentare e responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale – Ma il Governo continua a non muovere un dito: +48% sulla Spagna, +40% sulla Francia, un aumento mostruoso del 44% in un anno. Intanto, il gas ai massimi storici, su un mercato tutto speculativo che scambia una minima parte del totale, e il prezzo dell'energia alle stelle strangolano imprese e famiglie, che vedono le bollette schizzare a prezzi mai visti prima. Ma cosa fa Giorgia Meloni? Anziché affrontare la crisi con misure concrete che potrebbe attivare subito, ancora si diletta a vendere sogni nucleari. A questo punto tanto vale attrezzarsi con le candele, altro che approccio pragmatico. Il problema non è solo la dipendenza dal gas, che il Governo non ha minimamente contrastato con un serio piano di rilancio delle rinnovabili, ma anche l'assenza totale di una strategia per calmierare i prezzi dell'energia (nel merito, il Pd ha elaborato un ddl per ampliare il ruolo dell’Acquirente unico, ndr). Mentre i cittadini vengono lasciati in balia dei mercati, le compagnie energetiche sono libere di arricchirsi con extraprofitti da capogiro. Ma il Paese sta affondando nelle bollette».
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