Perché il 2025 inizia con bollette al rialzo? Arera: «Correlato alle quotazioni del gas»
Con l’arrivo del 2025 il prezzo di riferimento dell’energia elettrica per il cliente tipo sarà di 31,28 centesimi di euro per kilowattora (tasse incluse), per oltre la metà (16,64 cent, il 53,2%) dovuti ai costi d’approvvigionamento dell’energia, in aumento del 36,2% rispetto al quarto trimestre 2024.
A fare i conti è l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), che presenta il dettaglio relativo al primo trimestre di quest’anno, quando la bolletta elettrica per il ‘cliente tipo’ vulnerabile servito in maggior tutela aumenterà del 18,2%.
Nel servizio di maggior tutela rientrano ad oggi 3,4 milioni di italiani, e nuovi ingressi sono legittimati solo per i clienti vulnerabili – ovvero gli ultrasettantacinquenni, percettori di bonus sociale, persone con disabilità, residenti in isole minori non interconnesse o in moduli abitativi d’emergenza, chi usa apparecchi salva-vita –, dato che dal luglio scorso per tutti gli altri resta solo il libero mercato (dove le cose non stanno andando meglio).
Perché dunque le bollette salgono? A spiegarlo è proprio l’Arera, sottolineando che l’aumento previsto nel trimestre in corso «è riconducibile a diversi fattori: il perdurare delle tensioni geopolitiche in alcune aree strategiche e il rialzo stagionale dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica, correlato alle quotazioni del gas naturale in vista della stagione invernale». In altre parole, la causa resta la dipendenza dell’Italia dal gas fossile, come già messo in evidenza dal think tank climatico Ecco.
Solo nel 2024 l’Italia ha speso 20,6 miliardi di euro per l’import di metano fossile (cui se ne aggiungono altri 21,2 per il petrolio), un elemento che incide in modo indiretto anche sulle bollette elettriche, in quanto nella stragrande maggioranza delle ore il prezzo lo fa ancora il gas, data la scarsità d’impianti rinnovabili (negli ultimi 4 anni l’extra-costo in bolletta per le famiglie italiane rispetto a Spagna e Portogallo, dove invece le rinnovabili corrono, arriva a 74 miliardi di euro).
Eppure l’installazione di nuovi impianti rinnovabili lungo lo Stivale è ancora molto lenta rispetto al ritmo necessario a traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 (circa +12 GW l’anno), anche a causa dei provvedimenti normativi messi in campo dal Governo Meloni che di fatto frenano lo sviluppo del settore.