Prima i terreni della presentazione Via, nel decreto Ambiente l’ennesimo colpo alle rinnovabili
Le installazioni di impianti rinnovabili continuano a crescere sebbene a ritmo troppo lento per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione, ma il Governo sembra fare di tutto per rallentarne ulteriormente la corsa. Da ultimo col decreto Ambiente, pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale in attesa dell’iter parlamentare.
Secondo il ministero il nuovo decreto «introduce nuove semplificazioni nelle valutazioni ambientali», mentre di fatto gli operatori di filiera lo guardano come a una possibile pietra tombale per lo sviluppo delle rinnovabili.
L’Associazione nazionale energia del vento (Anev) in particolare mette in guardia sull’art. 1 comma 2, in base al quale i proponenti dei progetti rinnovabili dovranno allegare all’istanza di Via (quindi nella fase iniziale della procedura autorizzativa) evidenza della disponibilità dei terreni.
«Il principio è ovviamente chiaro a tutti e già esiste – evidenzia l’Anev – dovendo gli operatori delle fonti rinnovabili tenuti ad avere tali disponibilità prima della conclusione del procedimento, ma anticipare tale disponibilità a questa fase è un controsenso che tra l’altro rischia di essere inutile». Infatti proprio durante la procedura di Via (Valutazione d’impatto ambientale) vengono richiesti spostamenti delle turbine eoliche e dei cavidotti, sulla base delle specifiche richieste dei soggetti preposti a ridurre gli impatti degli impianti.
«Tale previsione tra l’altro – continua l’associazione che rappresenta la filiera eolica nazionale – metterebbe gli imprenditori nella situazione di dover acquisire i terreni prima di iniziare il procedimento, con aumento dei costi una prima volta, poi di doverli riacquisire dopo l’individuazione definitiva delle posizioni con un ulteriore enorme esborso. Inoltre, l’inserimento di questa modifica della procedura bloccherebbe i nuovi progetti che dovrebbero acquisire dal principio tali terreni con un aumento dei costi degli stessi che, dal valore del mercato, vedrebbero salire enormemente il loro costo con conseguente aumento del costo dell’energia prodotta».
Si tratta dell’ennesimo ostacolo frapposto dal Governo Meloni allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che arriva dopo un Pniec inadeguato, il decreto Agricoltura, il decreto Aree idonee, e il Testo unico sulle rinnovabili.
«Oggi questa previsione – conclude nel merito l’Anev – sommata a quella prevista nel Testo unico per le rinnovabili che vuole abrogare la possibilità di attivare le procedure abilitative dell’esproprio solo per queste tipologie di opere di pubblica utilità, rischia di essere mortale per il settore e di rendere definitivamente irraggiungibile l’obiettivo di decarbonizzazione che l’Italia ha assunto in sede comunitaria».