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Il piano nucleare del governo: si parte ma il deposito delle scorie avrà l’autorizzazione nel 2029 e sarà operativo nel 2039

Il ministro Pichetto Fratin in audizione alla Camera: «Disegno di legge in Parlamento all’inizio del 2025»
 |  Nuove energie

Il disegno di legge sul ritorno del nucleare in Italia arriverà in Parlamento all’inizio del 2025. Parola del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Il quale però, in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera è tutt’altro che chiaro su una questione che andrebbe risolta preliminarmente, prima di voli pindarici su tante altre questioni riguardanti «il nuovo nucleare sostenibile» e gli anni dal 2030 in poi: dove collocare l’indispensabile Deposito dei rifiuti radioattivi.

Dice Pichetto Fratin di fronte ai deputati di maggioranza e opposizione che «l’idea che si sta valutando è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, anche nell’ottica del rientro dall’estero dei rifiuti ad alta attività». Tutto qui, per una questione che va avanti irrisolta da anni? No, ecco un’aggiunta: «In base alle stime attuali, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il Deposito nazionale delle scorie nucleari nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039». Insomma, una questione di cui si occuperanno i futuri governi.

La tecnica dei grandi annunci mentre si lancia la palla sempre più avanti non si esaurisce qui, né riguarda solo il deposito per i rifiuti radioattivi. Il ministro infarcisce la presentazione del piano nucleare di aggettivi come «nuovo» e «sostenibile», parla anche dell’ipotesi di utilizzare gli Amr di IV generazione per «bruciare le scorie» perché, dice, su questo «l’Italia è in posizione privilegiata a livello mondiale poiché lavora da decenni su una particolare tecnologia di IV generazione che si basa sul raffreddamento a piombo liquido. Questi reattori, che arriveranno sul mercato a cavallo degli anni ’40, saranno in grado di bruciare le scorie ad alta attività e lunga vita, nel senso di riutilizzarle come nuovo combustibile all’interno dei reattori, in un’ottica di vera economia circolare, riducendo fortemente il tempo di decadimento di queste scorie e conseguentemente riducendo o annullando la necessità di costruzione di un deposito geologico». 

Impostazione, previsioni e ragionamento contestati dalle forze di opposizione, che però non riescono a esprimere tutte le critiche di fronte al ministro, che deve lasciare Montecitorio. Se ne riparlerà in Parlamento all’inizio dell’anno prossimo, se è vero quel che annuncia Pichetto: «Per abilitare la produzione di energia tramite il nuovo nucleare sostenibile è necessario un quadro legislativo e normativo chiaramente definito. Sono state già definite proposte di revisione e aspetti autorizzativi, ma serve un riordino complessivo della normativa di settore, integrandola in un quadro unificato». A questo scopo, il ministro ha dato mandato al professor Giovanni Guzzetta, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma, di coordinare un gruppo di lavoro «con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere per consentire la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile in Italia».

E il primo passo, ha aggiunto Pichetto prima di abbandonare i lavori delle commissioni Ambiente e Attività produttive, è «quello di presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli Smr, Amr e microreattori. Tale disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025».

In attesa del confronto in Parlamento, la capogruppo M5S in commissione Ambiente, Ilaria Fontana, un po’ ironizza e un po’ commenta con serietà e preoccupazione l’audizione del ministro. «Dobbiamo fare un po’ di ordine altrimenti dall’ideologia alla fantascienza è un attimo», dice. La deputata cinquestelle sottolinea la necessità di andare avanti con le operazione per il deposito delle scorie e ricorda tutte le giravolte di Pichetto Fratin: «A inizio settembre diceva che avrebbe valutato l’ipotesi di andare avanti con il deposito unico o fare accordi con Francia e Regno Unito; a fine settembre il ministro ha parlato di 3 depositi al posto di uno, al Nord, al Centro e al Sud, non facendo altro che alimentare incertezza. Andiamo a vedere però chi è che non vuole il deposito, perché i primi a non volerlo sono proprio i rappresentanti della maggioranza. Fratin oggi ha dato anche dei tempi: 2029 per la messa a punto della tecnologia e 2039 la messa in funzione. Ma anche questa è una lavata di mani, perché dalla sindrome Nimby a quella Nimto è un attimo: se ne parlerà nella prossima legislatura. È bene anche ricordare che questa audizione si inserisce nel contesto dell’indagine conoscitiva che abbiamo avviato in Commissione e che prevede una legge delega; Fratin però oggi è venuto qui a dirci che farà una legge delega. Ma il Parlamento serve ancora a qualcosa o no, se il ministro ha già in mano il pacchetto?»

Caustico anche il commento di Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e parlamentare dell’Alleanza Verdi e Sinistra, che sottolinea la mancanza, nell’audizione del ministro, di dettagli sugli impatti economici che graveranno sulla finanza pubblica. «Alle mie domande sui costi del ritorno al nucleare e su chi dovrà sostenerli, il ministro non ha risposto. Inoltre, ha omesso di sottolineare che i reattori Smr, su cui punta il ministro, sono ancora solo prototipi e che gli Stati Uniti hanno abbandonato il progetto Nuscale a causa dei costi eccessivi. Attualmente, il costo dell’energia nucleare in Europa supera i 120 €/MWh, il che significa che il governo intende aumentare i costi energetici a carico di famiglie e imprese». Tra l’altro, sottolinea il parlamentare Avs, «l’assurdità di questo governo emerge quando lo stesso ministro ammette che il piano proposto dal Mase per l’individuazione dei depositi di scorie radioattive è provvisorio e che l’autorizzazione definitiva potrebbe arrivare solo nel 2029, con l’avvio delle operazioni nel 2039. Nel frattempo, esponenti della destra protestano nei territori contro il deposito di scorie, dimostrando una palese incoerenza: da un lato, si oppongono ai depositi di scorie radioattive, dall’altro, sostengono le centrali nucleari. E qual è la soluzione proposta dal ministro per la gestione delle scorie? Utilizzare i numerosi depositi di scorie nucleari di materiale sanitario già esistenti, anche per quelle ad alta attività radioattiva, e sviluppare reattori Amr per “bruciare” le scorie. Questo significa che, oltre alle centrali nucleari, avremo anche inceneritori di scorie radioattive. Nel frattempo, il governo sta bloccando lo sviluppo delle energie rinnovabili con il piano delle zone idonee e con le normative del ministro Lollobrigida, sostenendo che sole e vento non sono fonti energetiche realmente gratuite, a differenza di gas e uranio».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.