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A livello globale 367 GW di potenza installata contro 1,9 TW

La capacità da fotovoltaico è oggi cinque volte superiore a quella nucleare. E i piccoli reattori già si rivelano un flop

Dal report 2024 sulla World nuclear industry emerge che l’atomo «rimane irrilevante nel mercato internazionale»
 |  Nuove energie

Primo: nonostante il clamore fomentato attorno ai piccoli reattori modulari, i progetti riguardanti questa nuova tecnologia continuano a essere rinviati o del tutto annullati in ogni parte del mondo. Secondo: a livello globale, gli investimenti per le rinnovabili sono 27 volte quelli riservati alla costruzione di nuove centrali nucleari. Terzo: in Europa, già oggi gli impianti solari ed eolici hanno non solo generato più elettricità di tutti i combustibili fossili messi insieme, ma hanno prodotto 721 TWh, quasi un quarto in più dell’energia nucleare, che si è fermata a 588 TWh. Quest’ultima infatti – quarto – ha fatto segnare un declino netto della capacità di produzione, che rimane al di sotto dei livelli raggiunti nel 2021. Tant’è vero che – quinto – alla fine dello scorso giugno, i 408 reattori operativi rappresentano 367 GW di potenza installata in tutto il mondo, ovvero meno di un quarto dei 1,6 TW di capacità fotovoltaica installata globalmente a fine 2023. Nel corso di quest'anno si stima il dato abbia già toccato 1,9 TW: cinque volte tanto la potenza nucleare installata. 

In conclusione: «Contrariamente alla percezione diffusa, l’energia nucleare rimane irrilevante nel mercato internazionale delle tecnologie di generazione dell’elettricità. Il solare e lo stoccaggio potrebbero rappresentare la svolta per l’adattamento delle decisioni politiche alle attuali realtà industriali».

Tutto ciò si legge nel documento The World nuclear industry -Status Report 2024 appena diffuso. Giunto alla diciannovesima edizione, quest’anno il documento riguardante l’industria nucleare riserva una particolare attenzione agli small modular reactors (Smr), che governo e Confindustria promettono faranno miracoli, con il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin che addirittura assicura in un’intervista alla Stampa che con questa tecnologia «l’Italia potrà risparmiare fino a 34 miliardi di euro l’anno». Peccato che proprio il rapporto sull’industria nucleare smentisca totalmente simili facili entusiasmi. Dalle 513 pagine del testo, anzi, emerge un quadro tutt’altro che favorevole dell’atomo, che anno dopo anno appare sempre più come una tecnologia appartenente al passato, che riceve nel mondo sempre meno investimenti, e che fatica a stare al passo o a non farsi del tutto staccare dalla capacità di produzione di eolico e fotovoltaico. 

Nel report 2024 World nuclear industry si legge infatti che la produzione di energia nucleare nel 2023 è aumentata ma è rimasta comunque sotto i livelli degli anni precedenti. Lo scorso anno sono stati avviati 5 nuovi reattori, ma altrettanti, e più grandi, ne sono stati chiusi, il che ha portato a una differenza negativa di 1 GW di capacità. E ancora: «La quota dell’energia nucleare nella produzione lorda commerciale globale di elettricità è scesa dal 9,2% al 9,1%, poco più della metà del suo picco del 17,5% nel 1996». Nel giugno scorso, «nel mondo erano in funzione 408 reattori da 367 GW, uno in più rispetto all’anno prima, 30 al di sotto del picco del 2002: 34 unità erano in stato di interruzione a lungo termine». Negli ultimi venti anni sono state registrate nel mondo 102 start-up e 104 chiusure. In Cina c’è stato un aumento di 49 centrali, fuori dalla Cina ne hanno chiuse 51. Ma Pechino è tra i paesi al mondo che sta investendo maggiormente sulle rinnovabili e il nucleare, viene sottolineato nel rapporto, rimane marginale. Un dato per tutti: nel 2023, la Cina ha avviato un nuovo reattore nucleare, che ha fornito 1 GW in più in questo settore, ma contemporaneamente ha installato impianti per più di 200 GW di sola energia solare. Si legge nel rapporto. «Il solare ha generato il 40% di energia in più rispetto al nucleare e tutte le energie rinnovabili non idroelettriche, principalmente eoliche, solari e biomasse, hanno generato quattro volte quanto prodotto con il nucleare».

Anche nel resto del mondo le rinnovabili hanno aggiunto centinaia di gigawatt su base annuale. Si legge nel report: «Nel 2023, gli investimenti totali nella capacità di elettricità rinnovabile non idroelettrica hanno raggiunto la cifra record di 623 miliardi di dollari, 27 volte le decisioni di investimento globali riportate per la costruzione di centrali nucleari. Le capacità di energia solare ed eolica sono cresciute rispettivamente del 73% e del 51%, con un risultato di 460 GW di nuova capacità combinata rispetto a un calo di 1 GW della capacità nucleare. Gli impianti eolici e solari globali hanno generato il 50% in più di elettricità rispetto alle centrali nucleari. La Cina ha aggiunto oltre 200 GW di capacità solare e soltanto 1 GW di nucleare; qui l’energia solare ha prodotto complessivamente 578 TWh, superando del 40% l’energia nucleare. Aggiungendo l’energia eolica e altre fonti rinnovabili non idroelettriche come la biomassa, la produzione totale netta è stata quattro volte superiore a quella nucleare».

Il rapporto presenta anche un focus sull’Unione europea che, si legge, «ha raggiunto il più grande incremento di capacità rinnovabile mai realizzato». La quota rinnovabile della produzione totale di elettricità ha infatti raggiunto il 44%, superando per la prima volta la soglia del 40%. Gli impianti solari ed eolici insieme hanno prodotto 721 TWh, quasi un quarto in più dell'energia nucleare con 588 TWh. Inoltre, per la prima volta in assoluto, le energie rinnovabili non idroelettriche hanno generato più elettricità di tutti i combustibili fossili messi insieme, e l’energia eolica da sola ha superato il gas fossile. La produzione di combustibili fossili è diminuita del 19%, raggiungendo il livello più basso mai registrato».

E se la possibile obiezione dei sostenitori del nucleare è che questo sorpasso delle rinnovabili sull’atomo è dovuto al fatto che ancora non sono in produzione a pieno ritmo i piccoli reattori modulari, che possono invece produrre in sicurezza e a poco prezzo un’enorme mole di energia, ecco che il rapporto sull’industria nucleare mette in fila i dati e smentisce anche una simile lettura. «Il divario tra il clamore sugli small modular reactors (Smr) e la realtà industriale continua a crescere. L’industria nucleare e numerosi governi stanno raddoppiando i propri investimenti finanziari e politici nei Smr. Finora, la realtà sul campo non riflette questi sforzi: senza certificazioni di progettazione, senza costruzioni in Occidente, i progetti Smr continuano a essere ritardati o annullati».

Nel resto del mondo è stato capito quali sono le tecnologie del futuro su cui puntare, prima o poi lo capiranno anche governo e vertici degli industriali italiani.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.