Skip to main content

L’allarme lanciato dall’Eeb: «Alcuni rischi evidenziati nella relazione potrebbero diventare cronici»

Transizione: progressi nell’Ue, ma in Italia i combustibili fossili sono ancora l’80% del mix energetico

Diffuso dalla Commissione Ue il Rapporto sullo stato dell’Unione dell’energia 2024. Da noi petrolio e gas ancora al 63,3% del mix elettrico, di contro al 38,6% della media europea
 |  Nuove energie

Bene, ma non benissimo. Si potrebbe sintetizzare così il giudizio finale che deriva dalla lettura del “Rapporto sullo stato dell’Unione dell’Energia 2024”. Nella relazione che annualmente la Commissione europea invia al Parlamento Ue viene infatti riconosciuto che i paesi comunitari hanno adottato importanti misure per ridurre la dipendenza dal gas russo e per rafforzare la sicurezza dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, ma allo stesso tempo viene anche sottolineato che ancora permangono all’interno dell’Unione sostanziali differenze, tra paese e paese, quanto a impegno per centrare gli obiettivi inerenti alla crisi climatica, ovvero decarbonizzazione e aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Le rinnovabili fanno segnare sempre nuovi record e la produzione di energia da eolico ha superato quella del gas, certo, ma la strada da fare per arrivare a meta è ancora tanta. 

E questo quadro, in cui sono presenti molte luci ma anche diverse ombre, si ripete anche analizzando la situazione specifica dell’Italia. Il nostro paese, si legge nelle pagine di focus che ci riguardano, «rimane uno dei principali mercati delle tecnologie pulite, ospitando un numero considerevole di impianti di produzione di energia fotovoltaica ed eolica» ma sconta ancora pesanti ritardi in materia di abbandono di gas e carbone. «I combustibili fossili rappresentano l'80% del mix energetico italiano (rispetto al 69% della media europea) con le rinnovabili che coprono il restante 20%», si legge infatti nella sezione dedicata all’Italia. Inoltre, da noi «il mix elettrico è dominato dai combustibili fossili, che rappresentano il 63,3% (rispetto al 38,6 della media Ue). L’energia rinnovabile rappresenta il 36,5% (di contro al 39,4 della media europea)». Non siamo però i soli a dover mettere maggior impegno sul fronte della decarbonizzazione e della transizione energetica.

Non a caso, un soggetto attento a queste tematiche come l’European environmental bureau (Eeb), commentando il rapporto sullo Stato dell’Unione energetica, sostiene che alcuni rischi evidenziati nel testo «potrebbero diventare cronici» e che l’esecutivo dell’Ue «deve chiedere maggiore ambizione sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica nei Piani nazionali per il clima e l’energia». Non solo. Secondo l’Ufficio europeo per l’ambiente, una rete di 180 associazioni ambientaliste sparse in una quarantina di paesi, è anche «allarmante che l’Ue continui a importare combustibili fossili dalla Russia per un valore di centinaia di milioni di euro ogni settimana, anche dopo due anni e mezzo di guerra che ha deliberatamente preso di mira i civili ucraini». Un tema, quest’ultimo, richiamato nel documento della Commissione Ue.

Nel rapporto appena diffuso da Bruxelles si evidenzia innanzitutto che la politica energetica è fondamentale per la competitività, la sicurezza e la decarbonizzazione. Viene ricordato che nell’ambito del Green deal europeo, l’Ue «ha messo in atto un piano stabile e un quadro ambizioso di politica energetica», che il ritmo con cui sono stati installati impianti di energia rinnovabile «ha raggiunto livelli record», che si è notevolmente ridotta «la dipendenza dal gas fossile russo» e che, in conclusione, «la transizione verso l’energia pulita è fondamentale per garantire un’energia sicura, sostenibile, competitiva e conveniente».

Gli Stati, si legge nel documento, stanno lavorando per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici del 2030 «con risultati visibilmente positivi» e che nel suo complesso l’Ue «ha agito con successo in un contesto senza precedenti».

Passando al dettaglio delle tematiche, si legge anche che «le emissioni di gas serra dell’Ue sono già diminuite del 32,55% rispetto al 1990, mentre nello stesso periodo l’economia è cresciuta di circa il 67%». Viene sottolineato che le misure adottate a livello nazionale e dell’Ue «hanno dato i loro frutti e i prezzi dell’elettricità e del gas sono scesi drasticamente in confronto ai picchi nel 2022, sia nei mercati all’ingrosso che al dettaglio», ma «sono comunque rimasti elevati». L’Ue ha ottenuto una riduzione della domanda di gas pari al 18% tra agosto 2022 e maggio 2024 e «ciò ha comportato risparmiati circa 138 miliardi di metri cubi di gas. Nel documento viene anche ricordato che il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act, entrati in vigore nel 2024, aiuteranno a rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento attraverso l’approvvigionamento diversificato. E ancora: «L’energia eolica ha superato quella derivante dal gas, diventando la seconda fonte di elettricità dell’Ue dopo il nucleare. Con 56 GW di nuova capacità di energia solare installata nel 2023, l’Ue ha stabilito un altro record rispetto agli ulteriori 40 GW installati nel 2022. L’energia eolica onshore e offshore nell’UE ha avuto un totale cumulativo una capacità installata di 221 GW (201 GW onshore; 19 GW offshore), di cui 16 GW installati nel 2023». E, a proposito di nucleare, nel rapporto si ricorda che «all’inizio di febbraio la Commissione ha lanciato l’Alleanza industriale europea sugli small modular reactors (Smr) che accelereranno lo sviluppo, la dimostrazione e l'implementazione del primo progetto Smr nell’UE entro l’inizio del 2030».

Il corposo documento messo a punto dalla Commissione europea, come accennato all’inizio, secondo l’Ufficio europeo dell’ambiente, contiene molte luci ma anche diverse ombre. Proprio sui riferimenti all’atomo, si fa notare che «particolare attenzione dovrebbe essere prestata ai piani che fanno molto affidamento su nuovi impianti nucleari, poiché saranno necessari percorsi alternativi se non si rispettano i tempi di costruzione. Un esempio di ciò è la Francia, l’unico stato dell’UE che non ha raggiunto gli obiettivi delle energie rinnovabili del 2020». La rete di associazioni ambientaliste chiede alla Commissione europea miglioramenti immediati nel monitoraggio e nell’attuazione dei principali obiettivi climatici: «Proponiamo l’istituzione di task force a livello nazionale e comunitario per valutare e riferire sulle misure adottate dagli Stati membri per raggiungere gli obiettivi in ​​materia di energie rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni». Inoltre, l’Ufficio europeo dell’ambiente sostiene anche «la creazione di un’agenzia energetica dell’Ue, come recentemente proposto da economisti e ricercatori, per guidare la transizione verso la neutralità del carbonio con autorità, trasparenza e coerenza». 

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.