Rapporto Draghi, Elettricità futura: «La transizione è la strada per ridurre i costi energetici»
Da una prima lettura, nel complesso esprimiamo apprezzamento sul Rapporto Draghi e su gran parte delle misure per il settore elettrico. In particolare, è un bene che Mario Draghi abbia spiegato come la transizione energetica offra all’Unione europea l’opportunità sia per assumere un ruolo di leader nelle tecnologie pulite e nelle soluzioni di circolarità, sia per spostare la produzione di energia verso fonti sostenibili, sicure e a basso costo, il più possibile europee.
Ed è positivo anche che Draghi abbia posto l’accento sull’elettrificazione come soluzione più efficace e meno costosa per la sostenibilità, anche come importante leva per ridurre le emissioni del settore trasporti, e sulla necessaria coerenza tra quadro normativo e obiettivi, specificando che la capacità dell’Europa di cogliere questa opportunità dipenderà dal fatto che tutte le politiche siano in sintonia con i target clima - energia. Sono messaggi importanti anche per l’Italia che Elettricità Futura comunica costantemente.
Da anni Elettricità Futura indica come soluzioni strutturali per rendere l’Italia più indipendente e competitiva molte delle raccomandazioni sulla transizione energetica contenute nel Rapporto Draghi. Come si legge nel Documento la transizione è la strada per ridurre i costi energetici e aumentare la sicurezza e l’indipendenza dell’Europa e dei suoi Stati Membri.
Tra le priorità indicate da Mario Draghi, c’è la necessità di semplificare e snellire la burocrazia amministrativa e gli iter autorizzativi per accelerare la realizzazione dei progetti della transizione energetica, come lo sviluppo di nuova capacità di generazione elettrica sostenibile e delle infrastrutture di rete, progetti oggi significativamente ostacolati da processi di autorizzazione lunghi e incerti.
Pone anche l’accento sulle notevoli differenze tra i Paesi europei in termini di tempistiche per il rilascio di un’autorizzazione. Lo sappiamo bene in Italia, dove le imprese affrontano i tempi più lunghi e i costi più alti d’Europa per ottenere un’autorizzazione, e il peso della burocrazia è un vero e proprio divario di competitività rispetto agli altri Paesi europei.