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Nella prima metà del 2024 la Cina ha approvato centrali a carbone per 10,34 GW

Greenpeace: un calo del -79,5% rispetto all'anno precedente. Ma i nuovi grandi impianti preoccupano
 |  Nuove energie

Secondo una nuova ricerca di Greenpeace East Asia e dello Shanghai Institutes for International Studies, nei primi 6 mesi del 2024, in tutta la Cina sono stati approvati almeno 10,34 gigawatt (GW) di nuova energia a carbone, segnando un potenziale punto di svolta nella transizione energetica della Cina, mentre la capacità di energia eolica e solare continua ad espandersi.

Gao Yuhe, la responsabile progetti di Greenpeace East Asia (con sede a Pechino), sottolinea che «Finora, nel 2024 la Cina ha frenato sul carbone. L'espansione dell'eolico e del solare continua a essere forte. Dal 2022, abbiamo assistito a una preoccupante tendenza all'aumento delle approvazioni del carbone nonostante la crescita delle energie rinnovabili che dovrebbero sostituire il carbone. Ora potremmo assistere a una svolta. Rimane una domanda. Le province cinesi stanno rallentando le approvazioni del carbone perché hanno già approvato così tanti progetti a carbone durante questo periodo di piano quinquennale? O sono questi gli ultimi sussulti dell'energia a carbone in una transizione energetica che ha visto il carbone diventare sempre più impraticabile? Solo il tempo potrà dirlo. Una ripresa rimane possibile. finché non saranno messe in atto misure ferme per impedire direttamente un'ulteriore espansione del carbone. E senza un supporto più proattivo per la connettività della rete eolica e solare, un plateau post-picco resta un rischio». 

Greenpeace East Asia ha esaminato i documenti di approvazione dei progetti per identificare «14 nuovi progetti di energia a carbone approvati nei primi 6 mesi del 2024, con una capacità combinata di 10,34 GW, un calo del 79,5% rispetto alle approvazioni totali nei primi sei mesi del 2023 da 50,4 GW».

Un trend  preoccupante è che il 71,4% delle nuove approvazioni del 2024 riguardava impianti di energia a carbone con capacità di generazione superiori a 660 megawatt (MW), continuando una tendenza che Greenpeace East Asia aveva identificato per la prima volta nel 2023. Il 70,73% dei nuovi progetti nel 2023 era superiore a 1 GW. 

La Gao fa notare che «Questi impianti sono piuttosto grandi. Gli impianti a carbone non si accendono e si spengono agilmente. E le grandi strutture sono particolarmente inefficienti nell'entrare in funzione in termini di tempo, denaro o emissioni totali. Questo contraddice in qualche modo lo scopo dichiarato di utilizzare queste strutture per supportare periodi di picco della domanda di energia. Stiamo assistendo a un trend positivo nella diminuzione delle nuove approvazioni. Ma le nuove approvazioni stesse sono piuttosto preoccupanti». 

La maggior parte delle nuove approvazioni di impianti a carbone del 2024 provenivano da poche province, tra cui 2 GW nell'Anhui, 2 GW nello Jiangxi e 1,32 GW nello Xinjiang. L'Anhui ha continuato per 3 anni consecutivi a concedere nuove licenze per il carbone, approvando 19,18 GW da gennaio 2022 a giugno 2024. 

Nella prima metà del 2024, la capacità totale di carbone della Cina di 11,7 terawatt (TW), ovvero 11.700 GW, è stata superata per la prima volta dalla capacità eolica e solare, che alla fine di giugno rappresentava 11,8 TW. La capacità combinata di eolico e solare alla fine della prima metà del 2024 rappresentava il 38,41% della capacità di generazione totale, mentre il carbone rappresentava il 38,08%. L'energia eolica e solare rappresentava l'84,2%Di tutta la nuova capacità connessa alla rete durante i primi 6 mesi del 2024.

Gao sottolinea che «In mezzo alla potente crescita di vento e sole, collegare queste nuove fonti di energia alla vecchia e obsoleta rete cinese rimane un ostacolo. Qualsiasi somma di denaro spesa per costruire nuove centrali elettriche a carbone dovrebbe essere spesa per migliorare la connettività della rete rinnovabile. Ci vogliono circa 20 mesi perché una centrale a carbone vada online e questo se la costruzione non viene ritardata. Sviluppare soluzioni di smart grid per mitigare l'onere della domanda di picco non è solo una via più rapida per la sicurezza energetica, ma apre anche la strada alla transizione energetica. E’ una soluzione più rapida ora che crea le condizioni per ridurre il rischio in seguito».

Il report conclude: «Ci sono alcune soluzioni chiave che potrebbero soddisfare i periodi di picco della domanda di energia più velocemente della costruzione di nuovo carbone, posizionando al contempo la Cina per una transizione verso l'energia rinnovabile più veloce e con una maggiore stabilità di mercato. Un percorso e una tempistica chiari per la Cina per raggiungere il picco delle emissioni di carbonio nel suo settore energetico impedirebbero il rimbalzo dell'approvazione del carbone e stabilirebbero controlli sull'espansione del carbone. La Cina rimane in grado di raggiungere il picco delle emissioni ben prima del 2030 e ogni +0,01° C che evitiamo  impedirà l'impatto aggravante delle condizioni meteorologiche estreme sulla vita delle persone, sulle comunità, sul benessere e sulle economie. Il supporto ai governi provinciali per sviluppare strutture dal lato dell'offerta e sistemi di garanzia delle risorse di carico affronterebbe il problema dei picchi a breve termine della domanda di energia durante le stagioni di punta e sarebbe più rapido da implementare e complessivamente più efficace della costruzione di centrali a carbone, che impiegano in media 20 mesi per entrare in funzione e continuano a non risolvere i problemi di fornitura di energia, ma presentano anche un onere finanziario ed economico per la Cina e la sua transizione energetica. Tra le strutture di fornitura che i governi provinciali devono sviluppare, dovrebbero dare priorità all'integrazione di "fonte, rete, carico e stoccaggio", che non solo migliorerà la fornitura di elettricità nel breve termine, ma darà anche il via al processo di sviluppo di una rete energetica che funzioni con nuove fonti di energia come l'energia eolica e solare».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.