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Un altro pezzo di Confindustria si schiera contro i decreti Agricoltura e Aree idonee

Anie Rinnovabili, le bollette italiane sono tra le più alte in Europa per la dipendenza dal gas

Cristini: «Auspichiamo un intervento urgente per risolvere incoerenze normative e sostenere la filiera italiana delle rinnovabili»
 |  Nuove energie

Dopo Elettricità futura – che rappresenta il 70% del mercato elettrico nazionale – un’altra importante associazione confindustriale, Anie Rinnovabili, scende in campo contro i decreti Aree idonee e Agricoltura denunciandone il potente fattore di freno per lo sviluppo delle energie pulite.

Si tratta di un aspetto già denunciato con forza da tutte le principali associazioni ambientaliste nazionali (col Wwf a dare l’allarme per 80 mld di euro d’investimenti a rischio): «Il dl Agricoltura e il dm Aree idonee, oltre a vietare l’installazione a terra degli impianti sulla maggioranza del suolo agricolo, limiteranno l’applicazione della strategia per la decarbonizzazione, ma soprattutto l’opportunità di ridurre il costo dell’energia», aggiungono oggi da Anie Rinnovabili.

«I dati del primo semestre 2024 evidenziano che il prezzo dell’energia in Italia è superiore del 38% rispetto alla Germania, del 99% rispetto alla Francia e ben del 139% nel confronto con la Spagna, Paesi in cui l’apporto delle Fer nel mix energetico, ad eccezione della Francia, è molto più alto rispetto a quello del gas; nel 2023 in Germania e Spagna le rinnovabili hanno prodotto rispettivamente il 56% ed il 50% dell’energia elettrica, mentre il gas appena il 12% ed il 17%; di contro in Italia il 44% da rinnovabili ed il 51% da gas», spiega l’associazione confindustriale.

Le bollette italiane, dunque, restano alte perché ancora troppo dipendenti dal gas; non a caso istituzioni del calibro di Iea, Bce e Bei chiedono di accelerare il passaggio alla rinnovabili perché le opzioni più convenienti per famiglie e imprese, ma il Governo Meloni sembra fare di tutto per evitare di riconoscerlo.

I decreti Agricoltura e Aree idonee introducono infatti nuove aree di rischio normativo che amplificheranno in modo sostanziale l’incertezza del settore. La discrezionalità delle Regioni nell'applicazione dei criteri per le aree idonee comporterà la nascita di contenziosi legali e il rallentamento dei processi decisionali, rendendoli poco chiari e minandone la trasparenza.

Un antipasto del caos normativo è stato recentemente offerto dalla regione Sardegna, che ha approvato una moratoria lunga fino a 18 mesi per bloccare l’installazione di nuovi impianti rinnovabili, una norma che verrà probabilmente impugnata in Corte costituzionale, come già anticipato dal ministro Pichetto.

«Alla luce di queste criticità – conclude Andrea Cristini, presidente Anie Rinnovabili – auspichiamo un intervento urgente per risolvere queste incoerenze normative e sostenere la filiera italiana delle rinnovabili, strategica per la sicurezza energetica del Paese e per il raggiungimento degli obiettivi europei già recepiti nel Pniec e nel Net zero industry act. Chiediamo pertanto nel miglior spirito collaborativo, l’apertura di un dialogo costruttivo non solo con il Mase, ma anche con il Masaf, Mic e Mimit, in quanto ministeri competenti chiamati a collaborare per trovare soluzioni condivise che possano garantire un futuro energetico sostenibile e competitivo per l’Italia».

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Redazione Greenreport

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