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Kind of Blue: il vero impatto climatico dell'idrogeno blu e del gas-Ccs

Le emissioni di CO2 di Blue Hydrogen e Gas-CCS potrebbero essere da 2 a 3 volte superiori a quanto riportato
 |  Nuove energie

I sostenitori delle tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (Carbon Capture, Utilisation and Storage - CCUS), tra i quali c’è anche il governo italiano, promettono che l’idrogeno blu basato sul CCUS e le centrali a gas con CCS (gas-CCS) sono una soluzione low-carbon per decarbonizzare il settore industriale ed energetico. Nel rapporto “Kind of Blue”, Lorenzo Sani, analista del team power & utilities della Carbon Tracker Initiative, valuta se queste affermazioni e rivela che in realtà «Se si considerano le emissioni a monte derivanti dall'estrazione, dalla lavorazione e dal trasporto del gas, le emissioni di CO2 derivanti dai progetti Blue Hydrogen e Gas-CCS potrebbero essere da due a tre volte superiori a quanto riportato».

Il precedente rapporto, "Curb your Enthusiasm", di Carbon Tracker aveva rivelato difetti critici Carbon Capture, Utilisation, and Storage (CCUS) del Regno Unito che costerebbe nella strategia da 20 miliardi di sterline, scoprendo che «Si basa su ipotesi obsolete» e la Carbon Tracker Initiative ha esortato il governo conservatore britannico a «Rivedere la sua strategia riducendo gli investimenti CCUS in settori come l'energia e l'idrogeno».

Il nuovo rapporto Kind of Blue”, parte dal presupposto che la tecnologia CCUS funzioni come pubblicizzato e valuta se la produzione di idrogeno blu CCS (blue hydrogen) e le centrali elettriche gas-CCS" siano low-carbon come previsto dalla strategia del governo del Regno Unito.

Andrew Boswell, che ha citato il governo del Regno Unito di fronte all'Alta Corte per chiedere una valutazione delle emissioni a monte nella recente approvazione della pianificazione dei progetti Gas-CCS a Teesside, ha detto che «I ministri del Regno Unito hanno promosso e sovvenzionato questi nuovi sviluppi del gas naturale ignorando gli impatti climatici molto gravi. Con il progetto Net Zero Teesside, il ministro Claire Coutinho ha persino ammesso che le emissioni a monte avevano impatti climatici negativi significativi quando lo ha approvato. Questo rapporto mostra che la decisione è stata presa utilizzando ipotesi governative obsolete che non prevedono correttamente le emissioni future e il ministro stava vedendo solo circa la metà dell'impronta di carbonio reale. E’ necessaria una revisione urgente della politica CCUS e sull'idrogeno».

Per Carbon Tracker «Il problema è particolarmente grave per il Regno Unito e l'Unione europea che, a seguito della crisi energetica del 2022-23, dipendono sempre di più dal GNL importato, in particolare dagli Stati Uniti».

Il nuovo rapporto evidenzia che: «I progetti di idrogeno blu e di gas-CCS non sono intrinsecamente a basse emissioni di carbonio. La nuova domanda di gas derivante dalla CCUS aumenterà le emissioni. L'intensità di carbonio dell'idrogeno blu è sottostimata. Il risparmio di carbonio ottenuto con il CCS a gas è sovrastimato. I quadri di valutazione ambientale sono imperfetti. I progetti CCUS basati sul gas possono ostacolare le strategie di emissioni net zero».

Kind of Blue presenta un'analisi completa delle emissioni upstream provenienti da varie fonti e Paesi e include due casi di studio – H2Teesside and NZT Power – che evidenziano le ipotesi errate nelle loro Valutazioni di impatto ambientale (VIA) e sottolinea che «Questo è particolarmente critico in quanto è probabile che questi progetti utilizzino GNL importato da un nuovo terminal GNL recentemente annunciato nella zona. Gli stessi problemi sono stati riscontrati nella rendicontazione ambientale di altri progetti simili, come le centrali elettriche CCS di Peterhead di SSE».

Per Sani, «I progetti Blue Hydrogen e Gas-CCS non dovrebbero essere considerati low-carbon, a meno che, oltre a raggiungere alti tassi di cattura del carbonio, non possano garantire di utilizzare solo gas naturale con basse emissioni a monte. L'idrogeno verde, prodotto da elettricità rinnovabile, rimane l'unico percorso veramente a basse emissioni».

Allo stesso modo, i benefici climatici del gas-CCS rispetto alle centrali elettriche non abbattute spesso ignorano o sottostimano le emissioni a monte, le riduzioni effettive delle emissioni potrebbero essere inferiori del 30% al 60% rispetto a quanto dichiarato.
A Carbon Tracker fanno notare che «La nostra analisi evidenzia un significativo punto cieco normativo che rischia di consentire ai progetti "low-carbon" di avere emissioni molto più elevate di quelle segnalate. Le emissioni upstream sono la principale fonte di emissioni per i prossimi progetti di idrogeno blu e gas-CCS, ma la loro importanza è sottovalutata nelle attuali normative e nei quadri di rendicontazione. Contrariamente alle recenti decisioni del Segretario di Stato, i nostri risultati indicano che i progetti di idrogeno blu e gas-CCS potrebbero ostacolare la capacità del Regno Unito di soddisfare gli obiettivi nazionali e avere un impatto negativo sui bilanci del carbonio del Regno Unito a meno che non utilizzino gas naturale con basse emissioni a monte. Pertanto, se non è possibile soddisfare le condizioni per l'idrogeno blu e gas-CCS low-carbon, si dovrebbe porre maggiore attenzione all'idrogeno verde da fonti rinnovabili e alle tecnologie di flessibilità alternative, come l'accumulo di energia a lunga durata, le turbine a idrogeno verde e l'idroelettrico a pompaggio».

La Carbon Tracker Iniziative conclude con alcune raccomandazioni ai decisori politici dell’Unione europea e del Regno Unito: 1 Adottare rigorosi standard di monitoraggio e rendicontazione per i combustibili fossili importati. 2 Aggiornare il regime di approvazione dei progetti e gli standard low-carbon per riflettere adeguatamente i rischi delle future importazioni di gas associate a emissioni elevate. 3 Aggiornare la strategia di transizione energetica per ridurre la dipendenza dall'idrogeno blu e dal gas-CCS, a favore di più energie rinnovabili, idrogeno verde e stoccaggio di energia.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.