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La costosa invasione delle specie aliene in Europa

Oltre 116 miliardi di euro di danni tra il 1960 e il 2020. E la cifra è sottostimata
 |  Natura e biodiversità

Un team internazionale di scienziati guidato dal Senckenberg Naturmuseum ha pubblicato su NeoBiota lo studio “Economic costs of invasive alien species across Europe”  che fa parte del colossale lavoro “The economic costs of biological invasions around the world“ che raccoglie 19 analisi specifiche per regione che esaminano il costo delle specie invasive in tutto il mondo.

Nell’abstract in italiano dello studio europeo si legge che «Le invasioni biologiche continuano a minacciare la stabilità degli ecosistemi e delle società dipendenti dai loro servizi. Mentre gli impatti ecologici delle specie aliene invasive (SAI) sono stati largamente riportati negli ultimi decenni, rimane una scarsità di informazioni riguardo agli impatti economici delle SAI. L’Europa ha forti rapporti di commercio e trasporto col resto del mondo, favorendo centinaia di incursioni di SAI. Questo studio è il primo sforzo comprensivo e dettagliato a quantificare collettivamente i costi delle SAI nei Paesi europei e ad esaminare le tendenze temporali di questi dati. Inoltre, sono esaminate le distribuzioni dei costi tra Paesi, settori socioeconomici e gruppi tassonomici, così come i correlati socioeconomici dei costi della gestione e dei danni».

Dallo studio vene fuori che, tra il 1960 e il 2020, i costi totali delle specie invasive in Europa ammontano a 116,61 miliardi di euro, il 60% dei quali sono legati ai danni e colpiscono più settori. I  ricercatori evidenziano che «I costi sono anche geograficamente diffusi, ma dominati dagli impatti nei grandi Paesi dell’Europa occidentale e centrale, ovvero Regno Unito, Spagna, Francia e Germania. La dimensione della popolazione umana, l’estensione dell’area, PIL e il turismo sono predittori significativi dei costi delle invasioni, con i costi gestionali predetti anche dal numero di specie introdotte, gli sforzi di ricerca e il commercio».

Con il passare del tempo, i costi delle invasioni sono aumentati esponenzialmente, con un picco estrapolato di impatti per 19,64 miliardi di euro nel 2013 e di 116, 24 miliardi di euro nel 2020.  I ricercatori sottolineano che «Sebbene questi costi siano notevoli, rimangono ancora delle lacune nella conoscenza di alcune scale geografiche e tassonomiche, il che indica che questi costi sono considerevolmente sottostimati. Pertanto, abbiamo bisogno di una maggiore e migliore rendicontazione dei costi per gli impatti economici delle SAI e di un’azione internazionale coordinata per prevenire ulteriori diffusioni e mitigare gli impatti delle SAI».

I ratti, l'ambrosia comune (Ambrosia artemisiifolia), il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), il minatore smeraldino del frassino (Agrilus planipennis) e i vermi piatti Gyrodactylus salaris sono le 5 specie invasive che causano più danni in Europa e il principale autore dello studio, Phillip Haubrock, dell’Außenstelle Gelnhausen am Senckenberg Forschungsinstitut e del Naturmuseum Frankfurt, evidenzia che «In 60 anni, i soli ratti hanno causato costi di circa 5,5 miliardi di euro nella regione europea».

I calcoli del team di ricercatori si basano sul database InvaCost che registra una valutazione globale del danno economico causato dalle specie aliene e Haubrock fa notare che «Per la prima volta, abbiamo quantificato in modo completo e dettagliato i costi sostenuti dalle specie invasive nei Paesi europei e osservato le loro tendenze in un periodo di 60 anni».

Il biologo tedesco ricorda che «Le ragioni dell'immigrazione e dell'introduzione di specie invasive sono molteplici: turismo, riscaldamento globale, commercio, traffico. La Germania, ad esempio, con la sua posizione centrale, intrattiene un intenso commercio con altri Paesi, che è sicuramente una delle principali cause della diffusione e dell'introduzione di specie aliene». Per esempio, per determinare i costi economici delle invasioni in Germania, i ricercatori hanno analizzato i dati disponibili e ne è emerso che, complessivamente i costi economici tra il 1960 e il 2020 sarebbero stati di 8,21 miliardi di euro. Il che include costi potenziali di 7,45 miliardi di euro che si basano su dati estrapolati per una manciata di specie invasive: la rana toro (Lithobates catesbeianus), il ciliegio tardivo (Prunus serotina), topo muschiato (Ondatra zibethicus) e il visone americano (Neovison vison).

Haubrock aggiunge: «Inoltre, siamo stati in grado di determinare un aumento lineare dei costi sia a livello europeo che in Germania: il danno economico è aumentato di un fattore 10 ogni decennio!». Ma secondo i ricercatori, questi costi sono probabilmente ancora sottostimati e Haubrock spiega ancora: «Secondo i dati attuali, delle quasi 200 specie elencate come invasive, solo 28 specie in Germania causano costi corrispondenti. Specie come il procione nordamericano, che ha già dimostrato di causare danni in Germania, non sono ancora incluse nel calcolo».

Nello studio, il team di scienziati sottolinea inoltre che alcune delle spese sostenute sono difficili da quantificare, e cita come esempi di costi indiretti i danni alla salute umana o lo spostamento delle specie autoctone.

Haubrock conclude: «Non tutte le specie invasive causano danni economici, ma è probabile che i costi sostenuti siano estremamente sottostimati e probabilmente molte volte superiori. I tassi di invasione continuano ad aumentare e dobbiamo presumere che anche i costi economici seguiranno questa tendenza. Per affrontare i crescenti problemi economici ed ecologici delle specie invasive a livello regionale o nazionale, sarà necessario migliorare notevolmente i rapporti di rilevamento e la valutazione dei danni. I budget di gestione e le contromisure sono spesso fissati a livello di governo; quindi, la quantificazione dei costi a livello nazionale è il primo passo decisivo. Ma nel nostro mondo globalizzato e sempre più interconnesso, prevenire e mitigare i danni avrà successo solo a livello internazionale».

Redazione Greenreport

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