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La vita fiorisce nella scia dell’iceberg antartico A-84

Nel fondale marino appena esposto scoperte comunità di antiche spugne e coralli
 |  Natura e biodiversità

Un team internazionale a bordo della R/V Falkor (too) dello Schmidt Ocean Institute che lavora nel Mare di Bellingshausen ha rapidamente modificato i suoi piani di ricerca per studiare un'area che, fino al mese scorso, era ricoperta di ghiaccio.

Infatti, il 13 gennaio l’iceberg A-84, lungo circa 30 chilometri e largo 17 chilometri, si è staccato dalla banchisa George VI, uno degli enormi ghiacciai galleggianti attaccati alla calotta glaciale della Penisola Antartica. Il 25 gennaio il team scientifico aveva già raggiunto il fondale marino appena esposto ed è stato il primo a studiare un'area che non era mai stata accessibile agli esseri umani.

Allo Schmidt Ocean Institute sottolineano che «La spedizione è stata il primo studio dettagliato, completo e interdisciplinare della geologia, dell'oceanografia fisica e della biologia sotto un'area così vasta, un tempo coperta da una banchisa di ghiaccio galleggiante. Il ghiaccio che si è staccato era di circa 510 chilometri quadrati (209 miglia quadrate), rivelando un'area equivalente di fondale marino».

La co-scienziata capo della spedizione, La biologa portoghese Patricia Esquete del Centro de Estudos do Ambiente e do Mar (CESAM) dell’Universidade de Aveiro, racconta che «Abbiamo colto l'attimo, cambiato il nostro piano di spedizione e ci siamo lanciati in modo da poter osservare cosa stava accadendo nelle profondità sottostanti. Non ci aspettavamo di trovare un ecosistema così bello e fiorente. In base alle dimensioni degli animali, le comunità che abbiamo osservato sono lì da decenni, forse anche da centinaia di anni».

il team ha osservato per 8 giorni il fondale marino profondo grazie al remotely operated vehicle (ROV) SuBastian dello Schmidt Ocean Institute, scoprendo ecosistemi fiorenti a profondità fino a 1300 metri e che comprendono grandi coralli e spugne che sostengono una moltitudine di forme di vita animale, tra cui pesci ghiaccio, ragni marini giganti e polpi. Una scoperta che fornisce nuove intuizioni su come funzionano gli ecosistemi sotto le banchise galleggianti della calotta glaciale antartica e aulle quali si sa ancora molto poco.

Nel 2021, i ricercatori del British Antarctic Survey hanno segnalato per la prima volta segni di vita di fondale sotto la banchisa di ghiaccio Filchner-Ronne nel Mare di Weddell meridionale. La spedizione su Falkor (too) è stata la prima a utilizzare un ROV per esplorare estesi fondali marini che ospitano una vita abbondante in questo ambiente remoto. Il team è rimasto sorpreso dall'elevata biomassa e biodiversità degli ecosistemi e ritiene di aver scoperto diverse nuove specie.

I ricercatori fanno notare che «Gli ecosistemi di profondità solitamente dipendono dai nutrienti provenienti dalla superficie che piovono lentamente sul fondale marino. Tuttavia, questi ecosistemi antartici sono stati ricoperti per secoli da ghiaccio spesso 150 metri, tagliati completamente fuori dai nutrienti di superficie. Anche le correnti oceaniche spostano i nutrienti e il team ipotizza che «Le correnti siano un possibile meccanismo per sostenere la vita sotto la calotta glaciale. Il meccanismo preciso che alimenta questi ecosistemi non è ancora compreso».

Il fondale marino antartico appena esposto ha inoltre consentito al team internazionale, composto da scienziati provenienti da Portogallo, Regno Unito, Cile, Germania, Norvegia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, di raccogliere dati essenziali sul comportamento passato della più grande calotta glaciale antartica che negli ultimi decenni si è ridotta e ha perso massa a causa del cambiamento climatico.

Il co-capo scienziato della spedizione, Aleksandr Sasha Montelli, dell'University College London (UCL). Evidenzia che «La perdita di ghiaccio dalla calotta glaciale antartica è un fattore importante per l'innalzamento del livello del mare in tutto il mondo. Il nostro lavoro è fondamentale per fornire un contesto a lungo termine di questi recenti cambiamenti, migliorando la nostra capacità di fare proiezioni sui cambiamenti futuri, proiezioni che possono informare politiche attuabili. Mentre continuiamo ad analizzare questi dati vitali, faremo senza dubbio nuove scoperte».

Oltre a raccogliere campioni biologici e geologici, il team scientifico ha dispiegato alianti sottomarini autonomi per studiare gli impatti dell'acqua di disgelo glaciale sulle proprietà fisiche e chimiche della regione. I dati preliminari suggeriscono «Un'elevata produttività biologica e un forte flusso di acqua di disgelo dalla banchisa glaciale George IV.
La spedizione faceva parte del Challenger 150 , una ricerca cooperativa globale dedicata soprattutto alla ricerca biologica in acque profonde e sostenuta dalla Intergovernmental Oceanographic Commission dell’UNESCO (IOC/UNESCO) come Ocean Decade Action.

Jyotika Virmani, direttrice esecutiva dello Schmidt Ocean Institute, conclude: «Il team scientifico si trovava originariamente in questa remota regione per studiare il fondale marino e l'ecosistema all'interfaccia tra ghiaccio e mare. Essere lì quando questo iceberg si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio ha rappresentato una rara opportunità scientifica. I momenti fortuiti fanno parte del bello della ricerca in mare: forniscono la possibilità di essere i primi a testimoniare la bellezza incontaminata del nostro mondo».

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Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.